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La tensione ha lasciato spazio all’amarezza e alla commozione a via Perugini. La notizia ufficiale dello scioglimento del Comune di Lamezia Terme Paolo Mascaro l’ha appresa tramite stampa da poche ore. Anche questa volta, rimarca, non glie è stato comunicato o notificato prima che ai mezzi di comunicazione. Nel suo ufficio parte della giunta e della sua maggioranza. C’è chi non riesce a trattenere le lacrime, chi è ancora incredulo. E poi ci sono ci sono gli scatoloni. Consiglieri e collaboratori si danno da fare, li riempiono, li sigillano, li portano via.
“Da domani torno ad essere solo un avvocato – dice Mascaro – ma non smetterò mai di essere vicino a questa città, di essere presente, di seguirla. Anche perché non è finita qui. Farò ricorso al Tar. Non è possibile che il destino di Lamezia città sia stato deciso nelle stanze dorate senza dare la possibilità a chi avrebbe potuto evitare uno scioglimento di essere ascoltato”.
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L’ormai ex sindaco è convinto di avere dimostrato con la sua amministrazione che la ‘ndrangheta si può ostacolare, lottare, arginare, di avere messo in atto atti concreti per dimostrarlo. Ed è anche sicuro che Lamezia non meritava tanto. Il terzo scioglimento alla vigilia del cinquantenario dalla fondazione della città. Evento che molto probabilmente non verrà più celebrato.
Tiziana Bagnato