«Sembra di vivere un film comico ma è, invece, l’amara e triste realtà che sta vivendo Lamezia: ciò che per Mascaro è stato motivo di scioglimento viene in maniera pedissequa e legittima reiterato dai commissari». Seppur da sindaco decaduto Paolo Mascaro non molla la presa e in attesa del ricorso al Tar continua la sua “difesa a capitoli”, entrando nel merito delle più importanti questioni evidenziate dalla commissione di accesso agli atti, dal prefetto e dal ministro dell’Interno.

 

In questo caso Mascaro sviscera la questione relativa all’ «asserito sistema di aggiudicazione degli appalti dei lavori pubblici alle medesime ditte con illegittimi affidamenti diretti». A partire, «dal contratto manutenzione stradali 2016 di euro 270.000,00 con successiva assegnazione alla stessa ditta di lavori per oltre euro 40.000,00 e quindi superiore al tetto previsto dalla normativa comunitaria per gli affidamenti diretti» e «tre gare di appalto svoltesi nell’anno 2016 e relative rispettivamente agli accordi quadro inerenti i lavori di manutenzione periodica stradale, i lavori di manutenzione periodica della segnaletica stradale ed i lavori di manutenzione periodica degli immobili di proprietà comunale; in particolare, si contesta che per le 3 gare di appalto inerenti i detti accordi quadro, a seguito della legittima aggiudicazione, vi sarebbero state successive determine di affidamento diretto alle medesime ditte aggiudicatarie utilizzando i ribassi d’asta e violando la normativa sugli affidamenti diretti».

 


La prima smentita dell’ex sindaco riguarda proprio l’assegnazione dei lavori sempre alle stesse ditte. Mascaro va dritto al punto, fa nomi e riferimenti: «Impresa Costruzioni Torchia Pietro, sia la Istral Impianti Stradali e sia la Luigi Alfieri Costruzioni s.r.l. non hanno avuto alcun altro rapporto oltre ai lavori di detti accordi quadro inerenti le manutenzioni per l’anno 2016 avendo invece vinto altre ditte le gare sia dell’anno 2015 che dell’anno 2017». Ditte, sottolinea, con certificazione antimafia.

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Essendo appalti di manutenzione annuali inerenti accordi quadro questi, spiega ancora l’avvocato, sottostanno a specifiche discipline. Dopo una dettagliata ricostruzione delle tre procedure di affidamento, l’ex primo cittadino ribadisce: «la Commissione di Accesso ha errato non avendo considerato che trattavasi di lavori di manutenzione rientranti in accordo quadro disciplinato al momento dell’indizione della gara dall’art. 59 del D.Lgs. 163/06, correlato per la definizione dell’istituto all’art. 3 comma 13, poi abrogato con decorrenza 19/04/16 e sostituito dall’art. 54 D. Lgs. 50/2016. Orbene, nell’ipotesi di accordo quadro, il limite è costituito dall’importo a base d’asta originariamente previsto (non superato nel caso di specie) e dal periodo temporale che non può oggi essere, ai sensi del richiamato art. 54, superiore ai 4 anni (e nel nostro caso un solo anno). Pertanto, rientrando nell’ambito dell’accordo quadro, non vi può neanche astrattamente esservi violazione dei limiti di cui all’affidamento diretto purchè non si superi complessivamente l’importo originariamente previsto». Insomma, in questo caso non c’era un tetto da rispettare per l’affidamento diretto.

 

«Non essendovi alcun altro appalto di lavori pubblici contestato, risulta chiaro che quanto affermato in ordine all’aggiudicazione di appalti sempre alle stese ditte costituisce clamorosa e grave inesattezza nella quale sono incorse le autorità preposte e ciò di certo per l’incomprensibile ostinazione a rifiutare ogni apporto collaborativo offerto ripetutamente ma invano dal Sindaco durante l’espletamento dell’attività di indagine». Per Mascaro il quadro delineato raggiunge però tratti «grotteschi» nel momento in cui gli stessi commissari prefettizi sarebbero ricorsi alla stessa procedura con l’accordo quadro manutenzione strade 2018-2019». Mascaro chiosa con quello diventato ormai uno slogan: «Giustizia subito, la fascia torni al rappresentante del popolo» .

 

Tiziana Bagnato