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“Se fosse vero quanto trapelato dovremmo allora dire che l’Italia è quel paese in cui dalle prefetture e dai ministeri le notizie arrivano prima agli organi di stampa che ai sindaci o le persone interessate. Non posso credere che si siano consumati tanti vergognosi abusi ai danni di un’intera comunità”.
E’ visibilmente amareggiato il sindaco Paolo Mascaro quando lo raggiungiamo nel suo ufficio di via Perugini. E’ come sempre solo. Non ha uno staff. La voce che lo contemplava è stata tagliata poco prima delle elezioni che lo hanno portato ad indossare la fascia tricolore. Seduto alla sua scrivania, circondato da carte e faldoni, ha l’espressione tirata e sofferente di chi ha preso un calcio nello stomaco all’improvviso.
La notizia che dalla Prefettura sia partita per il ministero dell’Interno la relazione in cui verrebbe dato parere favorevole allo scioglimento del consiglio comunale di Lamezia Terme viaggia come una saetta impazzita. Il suo telefono è impazzito, continua a vibrare. Tutti chiedono a lui se sia vero che il Prefetto abbia dato parere favorevole allo scioglimento per infiltrazioni mafiose. Ma lui, spiega, non sa nulla. “Non mi è stato comunicato nulla e non voglio credere che la commissione d’accesso abbia già finito di esaminare la documentazione, abbia prodotto una relazione e su questa si sia già espresso il Prefetto”.
Quella relazione dovrebbe essere un atto secretato, questo significa che qualcuno ha violato il segreto. Eppure, sottolinea il primo cittadino, soltanto poche settimane fa il tre ottobre membri della commissione avevano chiesto ulteriori documenti da esaminare e pochi giorni fa lo stesso sindaco aveva inviato una seconda memoria difensiva. Tempi che mal si incastrerebbero, insomma, con la rapidità di stesura della relazione da parte della commissione e il parere espresso dal Prefetto.
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Ma non solo. “Avevo espressamente chiesto sia a settembre che ad ottobre di essere sentito”, si sfoga con laCNews24.it il primo cittadino che spiega di non essere mai stato convocato. La commissione di accesso aveva chiesto di potere continuare il suo lavoro di disamina per altri tre mesi. Avrebbe dovuto, insomma, concludere i lavori entro il 9 dicembre. Stenta ora a credere Mascaro che siano già state depositate le conclusioni e che il prefetto abbia, secondo quanto previsto dalla norma, integrato la relazione e sentito il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, il procuratore e tutte le altre figure indicate dalla legge.
Tiziana Bagnato