«Ovviamente ho trascorso una notte insonne, fortemente preoccupato per le sorti della mia comunità già tanto e tanto ingiustamente vessata». Così Paolo Mascaro dalla sua pagina facebook raccontava quel groviglio di sentimenti e di patemi che lo stavano attanagliando da quando gli era stato notificato il ricorso avanzato al Consiglio di Stato contro la decisione del Tar del Lazio che lo ha riportato a via Perugini.

 

«Ho letto e riletto l’atto di appello attraverso il quale si vorrebbe annullare il mandato democraticamente conferitomi dai cittadini – scriveva il sindaco poche ore prima che la sospensiva venisse accolta - Il detto atto di appello, che chiunque può leggere, non contesta la legittimità di un solo atto amministrativo: vi è quindi la definitiva consacrazione che cinque mesi di studio approfondito da parte della Commissione di Accesso hanno acclarato che nessun atto, neanche il più banale, fosse caratterizzato da illegittimità e men che meno da condizionamenti ed infiltrazioni».

 

«È evidente che si tratta di un incomprensibile attacco, pur sotto forme astrattamente legittime, ad una intera comunità – scriveva ancora Mascaro - È evidente che si tratta di un attacco alle più elementari regole di legalità e democrazia. Non accetterò che, in una Italia nella quale moltitudine di Comuni sono quotidianamente afflitti da corruttela e malaffare, venga ad essere penalizzata, senza motivo alcuno, una comunità per la quale è oggi definitivamente acclarata dal medesimo Ministero dell’Interno la piena legittimità dell’agire amministrativo. Non lo accetterò mai».

 


I toni si fanno più accesi quando viene notificato che la richiesta di sospensiva è stata accolta, decretando il rientro dei commissari: «Vergognatevi tutti – “urla” Mascaro da Facebook - farisei, ipocriti e mestieranti, finti assertori di legalità che violate ogni giorno, vergognatevi tutti, finti servitori di uno Stato che quotidianamente massacrate, potete anche denunciarmi, ma vi condannerà la vostra coscienza».

 

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