Volge al termine un anno che Lamezia non dimenticherà. Il 2017 ha risbattuto la città nel limbo del commissariamento, nell’onta di non riuscire a sfuggire al marchio di ‘città mafiosa’ nemmeno ora che le cosche storiche sono state soffocate, che le ultime operazioni di polizia hanno rastrellato e portato in carcere decine di esponenti della criminalità organizzata locale, pesci piccoli e grandi. 


Un filo rosso terrebbe collegati i tre scioglimenti che hanno riguardato la città. Dal 1991 ad oggi, tramite un ricambio generazionale, sarebbero sempre gli stessi personaggi a sedere tra gli scranni, a cercare di incidere sulla realtà cittadina. E poi, quella frase del ministro Minniti che ha gelato la Lamezia onesta: «sussistenza di cointeressenze, frequentazioni, rapporti a vario titolo tra numerosi componenti sia dell'organo esecutivo che di quello consiliare con soggetti appartenenti alla criminalità organizzata».

 

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Undici i consiglieri contro cui la commissione di accesso agli atti punta il dito, due gli assessori. E la città piomba ora nel buio, quello plasticamente rappresentato dalla mancanza delle luminarie nel periodo natalizio o della possibile chiusura a tappetto di tutte le strutture sportive. Ma Lamezia è fatta anche di tanta gente onesta, pronta a rimboccarsi le maniche, a mettersi in gioco, a denunciare, a non cedere compromessi. E, allora, è ancora in tempo per riporre fiducia nell’anno che verrà.

 

Tiziana Bagnato