Il Carroccio aveva presentato un emendamento (poi bocciato) per allargarla a Piemonte e Veneto. Il Governo investe per il 2024 solo 1,8 ma solo lo scorso anno le 8 Zone economiche speciali hanno prodotto crediti d'imposta per 2,2 miliardi
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L’iter parlamentare per la conversione in legge del Decreto Sud, licenziato dal Governo il 19 settembre scorso, si sta dimostrando più accidentato del previsto. Colpa della Lega che vede come fumo negli occhi agevolazioni riservate solo al Meridione. Il Decreto Sud contiene al suo interno la riforma delle vecchie otto Zes, abolite in favore di una Zes unica, che abbraccia tutte le otto regioni del Mezzogiorno, senza particolari perimetrazioni. La necessità di questo cambio di rotta è stata spiegata nei giorni scorsi dallo stesso ministro per il Sud e il Pnrr, Raffaele Fitto, nell’audizione in commissione Bilancio della Camera. Il Ministro ha definito deludenti i risultati delle vecchie Zes che tutte insieme hanno rilasciato 121 autorizzazioni uniche dal 2018 ad oggi. Stendiamo un velo su quella calabrese che ha prodotto solo due nuovi insediamenti, fra l’altro nell’area di Lamezia Terme. Da qui l’idea di creare un’unica grande area, pari a tutto il Sud, dove le imprese potranno godere di decontribuzione, credito d’imposta e snellimento delle procedure burocratiche.
Un'idea sulla quale Fratelli d’Italia punta moltissimo, non così la Lega. Ai paladini dell’autonomia differenziata non va molto giù l’idea di una governance centralizzata della Zes e che scavalca i territori. Un dubbio legittimo che ha posto anche il presidente della giunta regionale della Calabria, Roberto Occhiuto sempre in audizione in commissione Bilancio alla Camera. Ma se Occhiuto ne fa un problema pratico, la Lega ci mette l’ingrediente politico della sua visione federalista dello Stato.
Così il Carroccio aveva tentato un blitz in commissione Bilancio chiedendo eguali misure anche per le regioni del Nord. Lo ha fatto attraverso un emendamento, a prima firma dell’ex sottosegretario salviniano Stefano Candiani, che chiede di estendere la Zes anche alle Regioni del Nord, Lombardia e Piemonte. Quindi non sarà più “Zes unica del Mezzogiorno”.
L’emendamento voleva anche modificare la governance pensata da Fitto: il ministro non dovrà più avere il controllo unico della Zes ma servirà il coinvolgimento anche del ministro degli Affari Regionali, Roberto Calderoli. Quest’ultimo, con un proprio decreto, sentito il ministero dell’Economia e delle Imprese, dovrà stabilire il perimetro anche della Zes delle Regioni del Nord.
L’emendamento della Lega è stato bocciato in commissione ieri notte senza che la Lega facesse in realtà le barricate. Forse perché viene considerato un provvedimento minore rispetto agli obiettivi politici del Carroccio. Si tratta però di capire fino a che punto il Governo, invece, punta su questa misura.
A leggere i numeri non sembra tantissimo. Basta guardare un dato. In un anno le vecchie otto Zes hanno prodotto crediti d’imposta per 2 miliardi e 200 milioni. Nella bozza di Bilancio per la Zes unica, che è praticamente l’esplosione delle zone ad incentivi, sono stati stanziati solo 1,8 miliardi per il 2024 rimandando a leggi successive gli ulteriori finanziamenti. Una dotazione decisamente insufficiente. Carolina Varchi, responsabile per il Mezzogiorno di Fratelli d’Italia, ha recentemente dichiarato che «il nodo delle coperture sarà sciolto a tempo debito. Intanto è stato garantito il finanziamento per il 2024. Il futuro passerà per il dialogo con l’Europa». ma anche questo potrebbe essere un problema alla luce delle norme sulla libera concorrenza.