Non conosce sosta, ormai, l’attività di accerchiamento da parte del Consiglio regionale nei confronti della giunta e del governatore Mario Oliverio. Lo scontro in atto sulla legge introduttiva della doppia differenza di genere la dice lunga sullo stato di agitazione interno alla maggioranza. La decisione della Conferenza dei capigruppo (fortemente voluta dal presidente Irto e dal capogruppo Romeo) di inserire all’ordine del giorno la legge firmata da Flora Sculco ha innescato uno scontro senza quartiere dentro il Pd e dentro la maggioranza. Mimmo Bevacqua e Nicola Irto sono arrivati ai ferri corti, ma sul tavolo della presidenza sono arrivate le perplessità e i distinguo di tanti big del centrosinistra, a partire da quelle dei reggini Mimmetto Battaglia e Giuseppe Neri.


Non solo. I dissidenti più oltranzisti, quelli già passati con il centrodestra o in procinto di farlo, hanno presentato ulteriori proposte di legge sullo stesso tema verosimilmente per arrivare ad un rinvio dell’esame. Così può leggersi il testo firmato da Orlandino Greco e Giovanni Arruzzolo che inseriscono la doppia preferenza di genere in un testo modificativo della legge elettorale regionale. Ma la legge che potrebbe mettere in difficoltà l’Assemblea è quella firmata da Vincenzo Pasqua e Antonio Scalzo che inserisce la tripla preferenza di genere, sulla scorta di quanto previsto dalle disposizioni comunitarie.

Confermato il 50% dei posti in lista per genere, la normativa introduce la possibilità di esprimere fino a tre preferenze, almeno una delle quali deve essere di genere diverso dalle altre. In buona sostanza due possono essere dello stesso genere (anche due donne) e l’altra deve essere diversa. Ma le due preferenze possono anche essere su due uomini. In buona sostanza con questa normativa potrebbe non cambiare nulla.


Riforma dello Statuto, arrivano le clausole valutative

Nel frattempo sempre Vincenzo Pasqua, stavolta con il supporto di Baldo Esposito, ha approntato un altro testo di legge, già approvato in Commissione “Riforme”, che prevede una modifica allo Statuto regionale.

La proposta si compone di due articoli. Il primo introduce nello Statuto, dopo l'articolo 43 dedicato alla potestà regolamentare regionale e prima dell'articolo 44 sui Testi unici, l’art. 43 bis rubricato "Qualità della normazione e semplificazione", dove vengono richiamati i principi di chiarezza normativa nella redazione dei testi, tentando di coniugare qualità formale e qualita? sostanziale degli atti.

In particolar modo, il comma 3 prevede espressamente l'introduzione nei testi legislativi regionali delle c.d. clausole valutative, quali strumenti atti a consentire al Consiglio regionale di espletare le proprie funzioni di controllo sullo stato di attuazione delle leggi regionali e di adottare eventuali misure correttive o migliorative.

 

Il secondo articolo, invece, interviene a modificare l’art. 44 dello Statuto, riformulando la precedente disposizione sui testi unici. Tra le innovazioni introdotte, occorre evidenziare la possibilità – contemplata a fini acceleratori – che il testo unico sia redatto direttamente dalle strutture competenti del Consiglio regionale, opzione che si aggiunge ed affianca alla precedente previsione di approvazione di apposita legge di delega alla Giunta da parte dell'organo legislativo per la predisposizione del testo unico.

Le dichiarazioni di Vincenzo Pasqua sulla riforma

«Si tratta di una grande occasione per questa legislatura – ha detto Vincenzo Pasqua - un momento sicuramente importante. La riforma statutaria ha dato i suoi frutti quando è stata approvata questa proposta in Commissione. Una proposta che riguarda tanto le clausole valutative che i testi unici che potranno essere elaborati anche dalle strutture del Consiglio. Una modifica che si innesta esclusivamente sul piano della qualità della legislazione».

Ma anche un modo per ridurre le distanze tra Giunta e Consiglio. «Le clausole valtutative consentono di introdurre nei testi di legge l’opportunità di un costante monitoraggio e valutazione sulla loro attuazione. Spesso si approva un grande numero di leggi, ma le stesse poi sul piano attuativo possono restare lettera morta. Con le clausole la giunta dovrebbe dare sempre il contro della propria azione al Consiglio regionale».

Non ci sono i numeri

Praticamente il Consiglio regionale cerca di riprendersi tutte le prerogative che sono state sottratte durante una legislatura che si è caratterizzata per l’accentramento dei poteri e delle deleghe nella persona del governatore. Senza alcun bilanciamento. Anzi la decisione del presidente di blindarsi dietro una giunta di soli tecnici ha ulteriormente allargato lo scollamento tra potere legislativo ed esecutivo. Con i risultati che sono davanti agli occhi di tutti: i consiglieri di centrosinistra hanno da tempo abbandonato la nave che affonda e dopo Vincenzo Pasqua, Franco Sergio, Antonio Scalzo e Giuseppe Neri, si ipotizzano altri passaggi verso destra, compreso quello di Orlandino Greco e di Enzo Ciconte. Ma anche tra chi rimarrà a sinistra le critiche alla gestione attuale sono pesanti, basti pensare alle ultime uscite di Carlo Guccione e Mimmo Bevacqua.

 

A rischio anche l'integrazione Pugliese Ciaccio-Mater Domini

I numeri, insomma, non confortano più la maggioranza che si prepara ad un complicatissimo finale di legislatura. Il presidente Irto prima dell’inizio dei lavori presiederà una Conferenza dei capigruppo per valutare il da farsi ed evitare il peggio e cioè il rinvio della seduta per assenza del numero legale. Il che sarebbe una vera iattura in considerazione che per la seduta è prevista anche la presenza del governatore Oliverio e, all’ultimo punto all’ordine del giorno, è stata inserita anche l’integrazione tra le aziende ospedaliere Pugliese Ciaccio e Mater Domini di Catanzaro.

Riccardo Tripepi

 

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