Dopo l'abbandono dell'aula, i dem calabresi vanno all'attacco del centrodestra. Sotto la lente anche il "blitz" sulla fusione Cosenza-Rende-Castrolibero
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«Nel corso del Consiglio regionale di ieri, come minoranza, abbiamo deciso di abbandonare l’aula non appena si è materializzato l'ennesimo ricorso al voto per il cosiddetto (e rituale ormai) decreto “Omnibus”, l'insalatona mista dentro la quale la maggioranza ci rifila di tutto, dalle frivolezze alle cose estremamente serie. Se la nostra è una fuga dalla responsabilità, come sostengono i capigruppo di maggioranza, la loro invece si configura come una mortificazione della stessa responsabilità che il ruolo richiederebbe, verso sé stessi ed i colleghi tutti».
Così, in una nota, Mimmo Bevacqua, capogruppo Pd in seno al consiglio regionale a conclusione di una seduta (quella di lunedì) che è stata nuovamente contrassegnata da frizioni e polemiche.
«Per la sesta volta nella legislatura corrente - continua nella nota il capogruppo - la maggioranza di governo porta in aula questi provvedimenti “minestrone” contenenti misure disparate ed eterogenee senza un quadro di insieme. Durante la legislatura, per fare qualche esempio, basta guardare al terzo decreto Omnibus del luglio scorso che, attraverso 10 articoli, interviene su temi vari quali la partecipazione della Regione a una società consortile e l’esenzione della tassa automobilistica per i veicoli storici. O, ancora, il quarto decreto di febbraio con dentro norme in tema di dirigenza sanitaria e Azienda Zero, regole di ingaggio per i medici passando anche per la riforma della Protezione Civile senza tralasciare demanio e vincolo idrogeologico. Ancora più gravi le norme sul sistema idrico integrato e Sorical quale gestore unico. Per continuare con il passaggio degli impianti sciistici da Arsac a Ferrovie della Calabria. Di tutto di più, dentro i decreti Omnibus. Come se l'impianto Regione fosse componibile e scomponibile ad incastri, senza visione né priorità né scala di valori a proposito di interventi e modifiche».
«Nell’ultimo decreto presentato lunedì si disciplina, tra le altre cose, in un testo di ben 22 articoli - prosegue Bevacqua - la fusione tra Cosenza, Rende e Castrolibero attraverso un vero e proprio "blitz" con la modifica della legge regionale n. 15/2006 che mira ad imporre dall’alto questa fusione, privando i Comuni della possibilità di indire un referendum. In breve, una proposta che non si può non rifiutare. Noi non condividiamo questo metodo perché non segue quel processo democratico e partecipativo per come sarebbe auspicabile che fosse e che, anzi, manifesta la volontà di "ammazzare" il dibattito, di esautorare il Consiglio e le sue Commissioni delle prerogative minando la qualità della produzione normativa».
«Questo modo di procedere – conclude Bevacqua - ci consegna anche il sospetto che qualcuno, di volta in volta, inserisca misure "clamorose" con la speranza che possano passare a fari spenti. Hai visto mai che non se ne accorge nessuno. Se questo governo regionale intende approvare le sue leggi a colpi di maggioranza noi non solo saliremo sempre sull’Aventino ma coinvolgeremo in iniziative tutte quelle parti sociali e civili che si aspettano, appunto, coinvolgimento e discussione piuttosto che "agguati" legislativi. Non staremo a guardare, insomma. La Calabria è anche nostra, non solo di chi vince le elezioni».