Il Pd non è  mai stato così vicino alla scissione. La spaccatura su congresso e data delle elezioni è assai profonda e nasconde divisioni antiche e mai superate. Anche il segretario Matteo Renzi, di solito iper decisionista, è stato così costretto a rallentare e prendere una settimana di tempo fino alla riunione della direzione nazionale, fissata per il 13 febbraio.

 

E’ proprio al Sud, poi, che si stanno registrando i movimenti maggiori, con i leader delle varie correnti assai attenti alle posizioni che assumono i vari governatori. Nel Meridione è stato registrato il maggiore tonfo al referendum costituzionale, nonostante i presidenti di Regione siano tutti del Sud. E se Renzi, al quale il tonfo alle urne è costato le dimissioni, inizialmente voleva procedere a rimuovere il Pd dei notabili, adesso è più cauto.

 

La Consulta si pronuncia sulla legge elettorale e Renzi “pensiona” la segreteria nazionale

 

I suoi avversari hanno fiutato l’aria e guardano con attenzione a quel che succede nel Mezzogiorno. Emiliano dalla Puglia già si candida al congresso come sfidante dell’ex premier, mentre Crocetta dalla Sicilia e De Luca dalla Campania sarebbero pronti ad annunciare l’avvio di nuovi movimenti autonomi. In Calabria per il momento tutto tace anche se la posizione di De Luca, dopo lo scontro frontale con il governo sulla gestione della sanità, ricorda assai da vicino quella di Oliverio che aspetta, per il momento invano, la rimozione di Scura e Urbani.

 

Oliverio dopo un inizio di anno dai toni alti anche nei confronti della Lorenzin, li ha improvvisamente abbassati e pare essersi messo in posizione di attesa. Certo i rapporti con Bersani non sono più quelli di una volta, ma un eventuale movimento dei presidenti del Sud o una rinascita della sinistra Pd potrebbero interessare e non poco gli uomini del governatore che renzisti veri non lo sono mai stati. Nell’attesa le bocche sono cucite ed ogni operazione rinviata, compresa quella della rimodulazione della giunta.



Riccardo Tripepi