Si infrange contro l’assenza del numero legale la volontà della maggioranza di centrodestra di approvare le modifiche all’articolo 16 della legge per la prevenzione e il contrasto del fenomeno della 'ndrangheta e per la promozione della legalità, che in altre parole riguarda la disciplina delle sale da gioco in Calabria.

Le opposizioni hanno fiutato la possibilità di compiere il blitz ai danni del centrodestra che senza i suoi soliti numeri nulla può rispetto al dettato statutario. E così costatata la mancanza del numero legale il presidente Filippo Mancuso, in grande imbarazzo, non ha potuto fare altro che dichiarare conclusa la seduta.

Non è la prima volta che l’opposizione mette in seria difficoltà la maggioranza. Ma neanche l’ennesima. Anzi l’ultima volta – che è anche l’unica volta - che si è assistito ad un compattamento della minoranza fu in occasione del varo di ArriCal, l’Autority per i rifiuti e le risorse idriche, che costrinse la maggioranza a riconvocare il Consiglio e riportare in aula il provvedimento solo dopo gli approfondimenti giuridici del caso.

Copertina per le opposizioni

Da parte loro le opposizioni, con gli interventi di Davide Tavernise (M5S), Ferdinando Laghi (dMp), Amalia Bruni (Misto) e Antonio Lo Schiavo (dMp) avevano contestato l'assenza di disposizioni per la lotta alla ludopatia, e quindi il mancato passaggio in Commissione Sanità, accusando la maggioranza di fare gli interessi economici di una ristretta minoranza, al secolo la lobby delle sale da gioco.

Ma fra i protagonisti della battaglia politica vinta, per ora, dalle opposizioni, c’è sicuramente Amalia Bruni rimasta in aula per chiedere la verifica dei numeri, mentre il resto dei consiglieri guadagnava l’uscita.

Anche in questo caso i due maggiori partiti – cinquestelle e Pd – hanno lasciato l’iniziativa ad altri.  E se quella di Tavernise può essere considerata una scelta strategica visto che c’era un suo emendamento in bilico, così non può dirsi del Partito democratico, orfano in aula del dimissionario Nicola Irto e di Ernesto Alecci. Così, mentre per dirla con Giacomo Crinò, «il capogruppo dem Bevacqua giocava a nascondino» dietro il vetro della porta di uscita dall’aula, un deciso Antonio Lo Schiavo, forte del suo bagaglio professionale, col piglio del notaio, metteva con le spalle al muro la maggioranza e il presidente Mancuso.

Bruni: «Diamo un segnale della nostra esistenza»

La scienziata lametina a margine della seduta ha promosso lo schieramento “allargato” del centrosinistra. «Intanto – ha esordito ai microfoni di LaC - con i colleghi di tutte le opposizioni noi stiamo comunque lavorando. Ogni tanto si assiste chiaramente ad espressioni diverse di voto, ma perché poi, diverse sono le sensibilità. Ma su tematiche così forti noi abbiamo sempre espresso delle voci unitarie e, tra l'altro, è chiaro che più passa il tempo più noi riusciamo a rendere questa opposizione, anche se di varie anime, un'opposizione armonica e soprattutto che si esprime a diritto di quelli che sono i cittadini calabresi. E che spera soprattutto di continuare a dare un segnale, non solo dell'esistenza, perché di questo si tratta, ovviamente loro hanno una maggioranza bulgara quindi possono fare quello che vogliono, ma è chiaro che noi cerchiamo di raddrizzarli su quello che è il senso anche dell'onestà intellettuale, e di una serie di proposte legislative che spesso e volentieri non convincono assolutamente ma passano uguale».

Bruni ricorda che comunque, «poi c'è la Corte che li boccia» ricordando che su 50 provvedimenti legislativi che sono passati in questo ultimo anno, «praticamente 45 sono stati dichiarati incostituzionali».

Insomma, per la leader dell’opposizione del centrosinistra tradizionale, anche la produzione legislativa «è veramente di bassa qualità che non tiene conto evidentemente di tutta una serie di specifiche. È chiaro che loro fanno passare quello che vogliono, e noi sottolineamo spesso e volentieri, ma stasera c’è stata sicuramente una sottolineatura piuttosto cospicua a all'unisono. Questo fuor di dubbio».

Che succede al centrodestra?

Eppure fino a quel momento era filato tutto liscio per la maggioranza di centrodestra che nel Consiglio regionale di ieri, cominciato con due ore di ritardo e apertosi con un minuto di silenzio per le vittime del maltempo sull’isola d’Ischia, aveva portato a casa alcuni provvedimenti all’ordine del giorno: dalle disposizioni in materia funeraria, all’istituzione contestata dell’Osservatorio regionale contro le discriminazioni sul luogo di lavoro, fino al “Riordino del sistema dei controlli interni” proposto dalla giunta. E grande soddisfazione si è registrata anche per l’approvazione dell’Assestamento al Bilancio di previsione 2022/2024.

Poi, il cortocircuito. Che rischia di mettere se non “in ridicolo” quantomeno in cattiva luce l’Ufficio di presidenza di Mancuso, incapace di leggere la situazione politica in aula, e procurando dei grattacapi enormi al Presidente che ha provato a metterci una pezza rinunciando, di fronte alle evidenze, di proseguire in un’agonia – quella della maggioranza - ormai tangibile.

Al momento del voto in aula di consiglieri presenti ce n’erano una dozzina. Non c’era il presidente Occhiuto, evidentemente impegnato con Matteo Salvini nel perfezionamento della sua giunta, ma questo, caso mai, rende la vicenda ancora più nebulosa.