Il Consiglio comunale del capoluogo si appresta ad approvare una proposta legislativa che obbligherà l’Assemblea regionale a votarla entro 3 mesi a norma di Statuto. Si spera così di aggirare la melina sulla doppia preferenza di genere
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Una “mandrakata” per far rientrare dalla finestra ciò che il Consiglio regionale ha messo alla porta, anzi, nel sottoscala: la nuova legge elettorale con l’introduzione della preferenza di genere per assicurare una maggiore presenza femminile nell’assemblea legislativa della Calabria.
L’approvazione della nuova norma può contare, in teoria sull’unanimità, ma nei fatti è stata nuovamente messa in stand by dopo che è saltata la sua approvazione prevista nel corso del Consiglio regionale del 28 settembre scorso, con la motivazione che bisognasse attendere il presidente della Regione Mario Oliverio, quei giorni in Canada per un viaggio istituzionale (cosa che ovviamente si sapeva sin dalla convocazione dell’assemblea), il quale ci teneva a partecipare ai lavori della storica seduta. Delusione cocente per i promotori che hanno definitivamente mangiato la foglia e preso coscienza che, nonostante le roboanti dichiarazioni di circostanza, la parità di genere, a un anno dalle elezioni, non la vuole quasi nessuno.
Da qui l’idea che ha portato l’esponente Pd di Catanzaro Alessia Bausone ad escogitare un trappolone per portare allo scoperto le reali intenzioni della maggioranza consiliare. Affiancata dalle donne di Fimmina Tv, ha coinvolto nell’operazione i consiglieri comunali di centrodestra di Catanzaro, Demetrio Battaglia e Manuela Costanzo. I due rappresentanti della maggioranza di centrodestra che sostiene il sindaco Sergio Abramo, hanno condiviso il progetto e accettato di farsi portavoce in Consiglio comunale, di una proposta di legge regionale che ricalca e migliora quella che dorme sonni tranquilli nei cassetti di Palazzo Campanella.
In pratica si punta a far approvare dal consesso cittadino di Catanzaro la nuova proposta di legge che poi, a norma dell’articolo 39 dello Statuto della Regione Calabria, il Consiglio regionale avrebbe l’obbligo di discutere e votare entro tre mesi. Un termine perentorio, dunque, che farebbe saltare la melina e costringerebbe i consiglieri regionali, a cominciare dalla maggioranza di centrosinistra, a pronunciarsi in un senso o nell’altro.
«È nostra ferma intenzione – hanno dichiarato Battaglia e Costanzo - sposare e condividere l’iniziativa portata avanti dalla Casa delle donne di Fimmina Tv, per l’occasione presenti in aula, e da molte donne calabresi, mirata ad adeguare il sistema elettorale regionale calabrese ai principi di parità di genere posti dall’articolo 3, 51 e 117 settimo comma della Costituzione e dalla legge nazionale 20/2016, cui la Regione Calabria si deve obbligatoriamente adeguare, anche ai sensi dello Statuto Regionale».
L’obiettivo è ora arrivare all’approvazione della proposta catanzarese all’unanimità, per poi servire il “pacco” al Consiglio regionale, che sarebbe suo malgrado costretto a pronunciarsi in 90 giorni.
«Con la nostra proposta di legge - concludono i consiglieri comunali - il presidente Oliverio non potrà più “nicchiare” e dovrà finalmente fare i conti (anche) con le donne calabresi».