La missiva, indirizzata al presidente della Giunta regionale, reca la firma del giornalista Emiliano Morrone: «I tempi sono cambiati: la politica ha altri spazi, strumenti e linguaggi»
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«Turisti a volontà, reparti ospedalieri nuovi, elettrificazioni ferroviarie, montagne di investimenti, inedita promozione del brand "Calabria", migliaia di opportunità per i giovani e tanto altro ancora. Allora perché 200 sindaci, e magari con la cabala 720 case, chiedono al governatore Oliverio l'immane sforzo di ricandidarsi?
Mio caro Mario, il santo ha l'aura: non ha bisogno di toccare nessuno. Ti ho sempre invitato a leggere un po' di più, non tanto le pagine di Agostino, Gioacchino o Bufalino, quanto i fatti. Ma tu hai nella ghiandola pineale il flusso dei numeri, delle aggregazioni, del computo elettorale. Fossi al tuo posto, mi fermerei un momento a pensare, cercherei di raccogliere le idee e farei mente locale. Dopo il 4 marzo scorso dissi a Ernesto Magorno, durante un confronto condotto da Pasquale Motta, che i tempi sono cambiati: la politica ha altri spazi, strumenti e linguaggi.
Confessa, non te ne sei accorto. E come te non ne hanno colto le rapide evoluzioni i più digitali Giuseppe Giudiceandrea e Luigi Guglielmelli. Dare l'immagine della corazzata Potëmkin poteva funzionare sino a qualche anno addietro. Accadde, ricordo con clarità, quando sfidasti Pino Gentile per la presidenza della Provincia di Cosenza. Oggi è tutto in fieri. E la partecipazione al voto scema, anche per la tempesta di notizie nella rete. Di là dall'entusiasmo posticcio di chi ti sostiene, questo tuo ultimo concilio ecumenico, giusto a Feroleto Antico, è segno, manifesto, di debolezza. Non già di un nuovo ingresso a Gerusalemme, pardon, a Catanzaro».
Emiliano Morrone, giornalista
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