Si chiude oggi la campagna elettorale, anche in cima ai Tre Colli. La seconda in appena tre mesi, dopo quelle per le Comunali del giugno scorso, per le Politiche 2022. Occhi puntati a domenica, quindi.  E soprattutto a Catanzaro, dove il vertice dell'Amministrazione Fiorita proprio a partire dal sindaco dovrà dimostrare di aver preso posizione. Netta. Altrimenti per lui saranno guai. In chiave squisitamente politica, naturalmente. E il perché è presto detto. Il Pd, quello locale in particolare, partito a cui lui deve in pratica l'essere diventato primo cittadino (al netto della fondamentale volontà popolare, come ovvio) non sembrerebbe infatti disposto a tollerare la sua freddezza. Quasi una forma di neutralità, palesata al pari di molti componenti del "cerchio magico" fioritiano. Dentro e fuori la Giunta. Eppure, i Dem schierano nella competizione per un seggio parlamentare Giusy Iemma.

La vice di Nicola Fiorita a Palazzo De Nobili, addirittura. Ecco allora che, a prescindere se Iemma approderà o meno a Montecitorio, essendo in lizza per un seggio alla Camera dei Deputati, i voti del capoluogo e dintorni saranno contati. Ma anche pesati. Nel senso che si cercherà di valutare, con estrema attenzione e precisione, quali e quanti saranno frutto di uno sforzo collettivo dei maggiorenti di un centrosinistra allargato in salsa catanzarese atteso a una prova di compattezza e unità.

Necessità ancor più avvertita in un civico consesso, quello del capoluogo appunto, in cui di fatto Fiorita parte da una "base personale", formata dagli appartenenti allo zoccolo duro cambiaventista (Cambiavento è il movimento civico che ha fondato nel 2017), di appena 9 unità (lui compreso). Nove fedelissimi, pertanto. Ma su un totale di 33, vale a dire il novero dei consiglieri comunali a Catanzaro (sempre sindaco incluso). Numeri con cui non si potrebbe dunque di certo governare la città senza il determinante appoggio dei due esponenti Democrat, di uno dell'M5S, di cinque del gruppo facente capo ad Antonello Talerico (uomo dichiaratamente di centrodestra) e di altrettanti eletti nelle file di Rinascita (anche loro di centrodestra, almeno come estrazione). Ergo, se il Pd non supportasse più in maniera convinta e dichiarata Fiorita, il sindaco pur riuscendo a trovare altre "stampelle" in Aula, mission tutt’altro che impossible, sarebbe quasi formalmente un primo cittadino di centrodestra. Un dato non certo marginale.

Considerato che quest’ultimo schieramento diverrebbe decisivo per le sorti del contingente cambiaventista e dell'unico rappresentante pentastellato. Non scordando inoltre come lo stesso sindaco, solo un paio di giorni dopo la chiusura delle urne per le "elezioni generali", sarà alle prese con la sua candidatura alla presidenza della Provincia. Una nuova, ennesima, “corsa” per lui. In una consultazione peraltro cosiddetta di secondo livello, ovvero rimessa non già al gradimento degli elettori comuni bensì di altri pubblici amministratori. Fra cui parecchi Dem. I quali verosimilmente non gradirebbero la freddezza di Fiorita nei confronti del loro partito da cui è stato indicato per rappresentarlo di fatto a due importanti elezioni. Oltreché difeso a spada tratta quando qualcuno si è proposto come suo antagonista interno. Un sostegno incondizionato che, però, il diretto interessato, almeno a livello cittadino, non è parso finora ricambiare con analogo impegno.