Continuare a buttare fango sulle Istituzioni e calpestare il rispetto per chi le rappresenta, che abbia o meno il nostro gradimento, sta diventando una routine assai pericolosa. Su internet poi i leoni da tastiera ci danno dentro mattina e sera, quasi senza soluzione di continuità. Aggredendo, diffamando con toni sempre più violenti ed inquietanti. “Legioni di imbecilli” a cui i social hanno dato diritto di parola, per dirla con Umberto Eco, che avvelenano il clima e i pozzi di un Paese che sta conoscendo una della crisi peggiore della sua storia e che, purtroppo, non è solo economica, ma prima di tutto culturale e politica.

 

E se può anche sembrare “normale” che movimenti politici cavalchino e provino a catalizzare populismi e rabbia diffusi, lascia sgomenti che siano le stesse Istituzioni a lasciarsi andare a condotte davvero fuori dal limite della decenza e del vivere civile.

 

Le esternazioni su facebook della deputata grillina Dalila Nesci, riportate sulla pagina ufficiale del sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà, lasciano di stucco. “Abbiamo impedito che Falcomatà nominasse l’imputato per bancarotta fraudolente Scuglia a segretario generale” scrive la deputata riferendosi alle recenti polemiche in seno alla Città Metropolitana”. E fin qui nulla da ridire, legittima critica politica, seppure il sindaco ha fornito una versione radicalmente opposta della vicenda e bolla come “fake news” la notizia riportata dalla Nesci.

 

Fa scalpore, invece, la foto o meglio il fotomontaggio che la Nesci mette a corredo della notizia. Un Falcomatà con un occhio nero, colpito evidentemente dagli avversari politici che gli avrebbero impedito la nomina.

 

Prescindendo, ovviamente, dal merito della vicenda, lascia sgomenti che al giochino si presti una parlamentare della Repubblica. Sfugge il senso di dover immortalare il sindaco di una Città, eletto democraticamente e che rappresenta dunque una comunità, con un fotomontaggio di questo tipo. “La mia educazione familiare e la mia formazione culturale mi hanno insegnato che la politica è un’altra cosa. Ognuno, come è evidente, ha il suo stile”. La replica del primo cittadino.

 

Naturalmente si proverà a sminuire il gesto come un simpatico esempio di goliardia, ma la realtà parla chiaro: il livello del dibattito e del confronto politico sta scendendo sempre più in basso. E alcuni atteggiamenti istigano alla violenza e confondono la dialettica e la critica con l’attacco volto a buttare giù l’avversario. Nel senso fisico del termine. Non c’è da sdrammatizzare purtroppo, ma soltanto da preoccuparsi.

 

Riccardo Tripepi