«Le cose vanno fatte perché si devono fare». Ancora una volta Mario Draghi spiazza con parole comprensibili e chiare, senza cerchiobottismi, senza preoccuparsi di scontentare qualcuno, ma solo impegnato a dire quello che va detto. Certo, non ha elettori da blandire, né granai di consensi da riempire. Ma fa comunque un certo effetto percepire la differenza abissale tra il linguaggio contorto della politica politicante, capace di dire tutto e il contrario di tutto a seconda della convenienza del momento, e la geniale banalità del fare quello che va fatto.

La distanza in termini di autorevolezza e credibilità tra i protagonisti della scena politica italiana e il presidente del Consiglio appare incolmabile. I giri di parole di chi si vaccina ma allo stesso tempo ammicca ai no vax, di chi si schiera contro l’obbligatorietà del green pass ma in Parlamento vota a favore per conservare la poltrona, rivelano tutta la miseria di una politica che ormai coincide esclusivamente con la ricerca del massimo consenso possibile, a prescindere dalle conseguenze sulla carne viva del Paese. E non è solo una questione di massimi sistemi.

La stessa pochezza si avverte nelle segreterie di partito, nei circoli e nei meet up quando a parole si sbandierano con veemenza principi e obiettivi, smentiti poi nel primo capannello a margine della discussione pubblica, dove aritmetica e candidature prendono il sopravvento su bene comune, interesse collettivo e tutto l’armamentario di bla bla bla buono per ogni stagione

E invece Draghi dice quello che deve dire e fa quello che deve fare senza ricamarci su arabeschi di ipocrisia politica.
Nel luglio del 2012, quando l’Euro scricchiolava sotto i colpi della crisi finanziaria che minacciava di spazzare via la moneta unica, Draghi, che allora era governatore della Banca centrale europea, pronunciò una frase anche questa semplice semplice: «Whatever it takes», costi quel che costi, cioè la Bce avrebbe fatto tutto il necessario per salvare i Paesi a rischio default e proteggere l’Euro da attacchi ai fondi sovrani. E così fu. Gli speculatori stranieri capirono l’antifona, compresero che quelle parole non erano un bluff e smisero di speculare sui titoli di Stato di quei membri della Ue, tra cui l’Italia, minacciati dallo spread in costante crescita.

Il “whatever it takes” torna ora in chiave Covid, con Draghi che cita Beniamino Andreatta: «Le cose vanno fatte perché si devono fare, anche quando sono impopolari. Dire molti no e pochi sì per evitare che tutto sia travolto dall’irresponsabilità». In altre parole, il green pass diventerà obbligatorio per lavoratori pubblici e privati, perché è una di quelle di cose che vanno fatte. Punto. E tanti saluti ai campioni di arrampicata sugli specchi.