Saranno i membri del consiglio e il presidente Domenico Tallini a scegliere i nomi del nuovo Comitato regionale per le comunicazioni. Carica di politici in arrivo?
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Come ha affermato lo scorso 3 maggio, in occasione della giornata mondiale sulla libertà di stampa, la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati: “La libertà di stampa è e sarà sempre sinonimo di democrazia e di progresso”. Difatti, l’esistenza di un reale pluralismo informativo e di una sua indipendenza sono condizioni necessarie per avere una democrazia compiuta.
Non in Calabria, dove la democrazia, a volte, è percepita come incompiuta per una serie di motivi che vanno dal voto di scambio politico-mafioso, al voto clientelare, al marcato astensionismo. Ci sono, però, anche motivi culturali che attengono alla persona del politico, spesso di professione, che maldigerisce l’informazione, il pungolo che viene dalla stampa, soprattutto quella di inchiesta che “sgama” malefatte, inettitudine, incoerenza o, semplicemente, figuracce dalle quali ben pochi sono esenti.
Ecco che nella nostra regione, ancor più che altrove, istituti di garanzia, di vigilanza e di controllo sulla libertà dell’informazione hanno un’importanza e svolgono (o dovrebbero svolgere) un ruolo primario.
È il caso del Comitato regionale per le comunicazioni (detto Co.re.com.), organo funzionale dell’Autorità garante per le comunicazioni (Agcom), istituiti entrambi con legge 249 del 1997. I compiti svolti sono vari e includono il monitoraggio dell’utilizzo dei fondi destinati per la pubblicità alle emittenti private locali, il monitoraggio e l’analisi delle programmazioni radio e tv trasmesse in Calabria e la verifica del rispetto della normativa in materia di campagne elettorali.
Queste funzioni “delicate”, per loro stessa natura, necessitano di una terzietà da parte di chi le esercita. Come ben prevede la delibera dell’Agcom 52/99 che impone ai componenti dei comitati regionali una “garanzia di assoluta terzietà dal sistema politico”, vietando a rappresenta partiti politici di svolgere quel ruolo.
In Calabria, però, non è sempre stato così. Con decreto dell’allora presidente del consiglio regionale Nicola Irto numero 9 del 2016 sono stati nominati 3 membri Corecom tra cui il presidente Pino Rotta in quota Sel (lo si ricorderà fare campagna elettorale nel 2014 per il non rieletto Giovanni Nucera) e Frank Mario Santacroce in quota Forza Italia.
A differenza di Rotta, che è un saggista con numerose pubblicazioni alle spalle, giornalista ed esperto di sociologia della comunicazione, l’avvocato Santacroce, dall’esame del suo pubblico curriculum aggiornato al 2019, pare non avesse quei “necessari requisiti di competenza ed esperienza nel settore della comunicazione nei suoi aspetti culturali, giuridici, economici e tecnologici” previsti dalla normativa, avendo una specializzazione in diritto fallimentare e societario, diritto penale minorile, diritto degli enti locali e diritto del lavoro, ma non grande esperienza a livello di diritto della comunicazione.
Nonostante questo è stato nominato segretario del Corecom e in quel ruolo si è preparato la campagna elettorale per le elezioni regionali a cui ha partecipato concorrendo nella lista di Forza Italia (con un ottimo risultato, arrivando secondo solo a Domenico Tallini). Inoltre, in questi mesi di lockdown e anche più recentemente, fioccano le dichiarazioni stampa di Santacroce quale “esponente di Forza Italia”.
Noncurante di ciò, in sfregio alla normativa che vieta a rappresentanti di partiti politici di ricoprire il ruolo di componente del Corecom, Santacroce ha deciso di riproporsi come componente di quell’organismo. Il suo nome compare nella lista allegata alla deliberazione 30 del 23 luglio 2020.
Insieme a lui una stuola di esponenti politici che si vogliono reinventare vigilantes dell’informazione calabrese, nonostante la normativa non lo consenta.
Lo “sgarbo” legislativo (e culturale) riguarda tutti i partiti. Con Santacroce bramano un posto al Corecom Rosario Aversa, già candidato alle europee e vicecoordinatore regionale di Fratelli D’Italia, la “cannizzariana” esponente di Forza Italia Giovanna Cusumano, l’occhiutiano Tonino Daffinà, già candidato alle ultime elezioni regionali e recentemente condannato dalla Corte dei Conti a risarcire 500mila euro per la compravendita della sede Aterp di cui era commissario e l’ex candidata alle politiche del 2018 e assessore della Lega a Villa Sangiovanni Anastasia Porpiglia.
A sinistra concorrono l’ex consigliere regionale del Partito democratico Domenico Battaglia; la vicesindaca di Curinga ed esponente del Pd Enza De Nisi (che è anche parente dell’ex presidente della provincia di Vibo Valentia Francesco De Nisi); il segretario del Pd di Belvedere Marittimo Ugo Massimilla, l’assessora alle politiche sociali della giunta Falcomatà ed ex candidata alle elezioni europee con il Pd Lucia Anita Nucera.
Saranno i politici del consiglio regionale e il presidente Domenico Tallini a scegliere tra la lista di nomi chi dovrà far parte del nuovo Corecom che si prospetta inondato di politici sulla via del riciclo e a pagarne sarà, purtroppo, la nostra libertà.