La compagna dispone e il governatore esegue. Almeno questo è quello che appare dalle carte dell’inchiesta. Un uomo in balia delle indicazioni della first lady. E sullo sfondo una lotta di potere senza esclusioni di colpi. Sospetti su presunti delatori della stampa. Antonio Viscomi mal digerito dal cerchio magico in rosa del presidente della Regione
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L’inchiesta della legge sui Teatri che vede indagata Adriana Toman, compagna del Presidente della Regione e altri, al di là dei presunti aspetti penali della vicenda, fa emergere uno spaccato preoccupante del “dietro le quinte” della giunta regionale: la presenza estremamente invadente di colei che è la compagna di vita del Governatore. Una presenza e un condizionamento che vanno ben al di là del rapporto tra una moglie e un marito, soprattutto in considerazione del fatto che si tratta di vicende dove la signora ha un pesante conflitto d’interesse. Dalle intercettazioni poi emerge un clima di pesante diffidenza e sospetto con gli uomini che compongono la struttura istituzionale del decimo piano della Cittadella. La Toman e Oliverio temono soprattutto il vice presidente della Giunta regionale, all’epoca dell’indagine il prof. Antonio Viscomi.
Il testo in giunta
Il sospetto si palesa, secondo quanto emerge nelle carte dell’inchiesta, quando la Toman, dopo aver redatto e concordato il testo della legge sui teatri, apprende che all’albo del Consiglio regionale il testo approvato non conteneva le modifiche da lei predisposte con i suoi amici co-indagati e individuano in Salvatore Bullotta, capo struttura di Viscomi, il responsabile delle mancate modifiche. Adriana Toman chiama Carmela de Rose, storica segretaria particolare del Presidente Oliverio e la informa che in giunta è passato un testo diverso della legge sui teatri di quello che il Presidente aveva approvato, dando la responsabilità di tutto ciò a Salvatore Bullotta, il quale avrebbe cambiato le carte in tavola: «Non ci posso credere che sia stata fatta una porcheria del genere», afferma irritata la Toman. Subito dopo chiama Mario Oliverio, per comunicargli quello che lei ritiene un misfatto: «Vedi che sul sito del Consiglio regionale è pubblicato un testo della legge sui teatri che non è quello che tu avevi predisposto ma è quello vecchio che evidentemente Bullotta non ha provveduto a fare le correzioni, poi ci sono altri risvolti poco piacevoli che ti devo dire a proposito di questo». Oliverio chiede alla Toman chi abbia pubblicato sul sito queste cose, la Toman prosegue rivolgendosi al presidente della Regione e quasi dandogli un ordine: «Devi fare immediatamente che venga cambiato il testo, perché Bullotta è stato avvicinato e ha fatto quello che voleva venisse fatto la vecchia guardia… ti posso dare altri dettagli, ma non te li do al telefono».
Bullotta uomo di Viscomi
La Toman, dunque picchia duro contro Salvatore Bullotta, una presenza che nelle dinamiche della discussione sulla legge dei teatri aveva mal digerito. Già un mese prima si era lamentata con il presidente della Regione per aver indicato Bullotta quale uomo con cui discutere per la definizione del testo. L’indigestione tuttavia era determinata dal fatto che il Bullotta fosse uomo di fiducia di Antonio Viscomi, vice presidente della Giunta regionale, attualmente parlamentare del Pd.
Bova, capostruttura della neo dirigente generale del dipartimento cultura Tallarico, sostenuta dalla Toman alla successione di Pasquale Anastasi, conferma in qualche modo i sospetti della Toman, sul comportamento ambiguo di Bullotta, e confida un retroscena alla Toman, sostenendo che tale comportamento fosse legato alla messa in quiescenza di Anastasi, voluta proprio da Viscomi.
Intanto la Toman e il gruppo di co-indagati si riorganizza coinvolgendo anche Anastasi sulle modifiche da apportare al testo “sbagliato” approvato in giunta. De Rose, uno dei co-indagati con la signora Toman, comunica alla stessa che le cose stanno procedendo bene e che dovranno essere discussi gli ultimi dettagli. La stessa Tallarico comunica alla Toman che è stato individuato anche il consigliere regionale che formalmente dovrebbe proporre le modifiche nella persona di Michele Mirabello incaricato da Oliverio.
Intanto in una successiva telefonata intercettata dagli inquirenti Oliverio tranquillizza la Toman sulla legge, comunicandogli di aver parlato con Anastasi e invitandola a far chiamare il De Rose allo stesso Anastasi, il quale gli ha comunicato che diverse cose si potranno risolvere durante la stesura del regolamento connesso alla Legge.
L’incontro a “Foresta”
La Toman, che intende dare la “botta finale” alla legge, organizza un punto da tenersi a “Foresta”. Contrada Foresta di Dipignano è la residenza della compagna del Presidente che a giudicare da quante volte è citata almeno nelle carte di questa inchiesta sembra essere più centrale della stessa Cittadella Regionale. Predispone dunque un pranzo da tenersi a casa sua tra alcuni dei co-indagati e lo stesso Anastasi. Anastasi fa sapere di essere con Salvatore Bullotta e che si sarebbe recato all’appuntamento con lui. E qui casca l’asino. La presenza di Bullotta mette in qualche modo in crisi la Toman. Infatti in una conversazione telefonica con un altro dei co-indagati la Toman dichiara: «L’unico problema è che con Anastasi c’è anche Salvatore Bullotta, per cui se avremo fughe di notizie sapremo da dove vengono!». Il suo interlocutore risponde: «Sicuro perché lui col… Vice (Viscomi)… figurati!». La Toman chiaramente concorda e aggiunge: “…Salvatore Bullotta…, proprio, è un casino! Provo a chiamare Mario».
In questa conversazione con la Toman, Oliverio comprende che la stessa ha combinato un pasticcio, dal quale bisogna assolutamente tirarsi fuori. Il problema è la presenza di Bullotta, le eventuali soffiate al Corriere della Calabria, ma anche una sottile diffidenza verso Pasquale Anastasi, storico dirigente generale del dipartimento Turismo della regione Calabria, ora in quiescenza. La Toman, dunque, comunica a Oliverio di aver organizzato questo pranzo a contrada Foresta, ma gli comunica anche la sua preoccupazione per la presenza di Salvatore Bullotta. Ma glielo espone come se la cosa fosse motivo d’imbarazzo per Anastasi.
«Ahahaha, imbarazzato lui?» chiede Oliverio; e soggiunge: «Falla fare a loro, lassa futtiri tu!» continua preoccupato e imprecando… la Toman altrettanto preoccupata aggiunge: «Con Salvatore Bullotta si ha il collegamento diretto con il Corriere della Calabria, magari puoi suggerire ad Anastasi di far continuare Bullotta con l’auto verso Catanzaro con l’altra macchina». Una ipotesi che non trova d’accordo Oliverio e che si incarica di far saltare la riunione presso contrada Foresta. Imprecando suggerisce alla Toman che la riunione si faccia presso la fondazione e lei di tenersi lontana. Ma la Toman risponde che comunque dovrebbe andare ad aprire lei la fondazione e dunque Salvatore Bullotta la vedrebbe comunque. Allora Oliverio ancor più infastidito le risponde di farla in un bar o in qualche altra parte, ma la Toman obietta ancora: «Ma come facciamo noi a far fare una legge in un bar Amore?! Parliamoci chiaro!».
Un quadro surreale
Da queste intercettazioni esce fuori un quadro surreale. La politica culturale della nostra regione affidata ai conflitti d’interesse di una sorta di first lady che mette il naso in affari dai quali si dovrebbe astenere, che trasforma la sua casa in un crocevia di incontri dove si decide il destino della cultura calabrese, almeno sul piano finanziario. Ma anche il luogo nel quale si alimentano sospetti. Dove si decide chi è buono e chi è cattivo. Sarà per questo che la politica da questa Giunta regionale è completamente scomparsa?
Pa.Mo.
Fine seconda parte
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