Tra le novità previste in questa tornata elettorale per le politiche, oltre alla riduzione del numero dei parlamentari c’è anche il voto, allargato, per il Senato, ai diciottenni. Ciò significa da una parte che l’elettorato per la Camera e per il Senato sarà coincidente, dall’altra che varierà da regione a regione con una incidenza sul corpo elettorale, in alcuni casi molto differente.

L’analisi sviluppata dal quotidiano economico “IlSole24Ore” si intreccia in qualche modo con il fenomeno dell’astensionismo che ormai da parecchi anni sta contraddistinguendo il voto italiano. Basti pensare alle ultime elezioni amministrative di giugno scorso, quando a votare ci andò poco più della metà degli aventi diritto al voto che, al secondo turno, sono diminuiti ancora sfiorando punte del 60%, senza parlare della scarsissima partecipazione ai quesiti referendari. Se si guarda invece alle regionali dell’ottobre 2021, i calabresi che hanno deciso di esprimere il proprio voto sono stati soltanto il 44,3% (e si è votato in due giorni), mentre alle ultime politiche del 2018 ha votato circa il 63% degli aventi diritto.

Da qui l’appello dell’altro ieri di Mario Draghi affinché si scelga di andare a votare. Un tema caro al premier dimissionario che ha commissionato e fatto pubblicare anche un Libro bianco sull’astensionismo su cui ha lavorato una Commissione di esperti istituita dal Ministero per i rapporti con il Parlamento, teso ad individuare eventuali misure per favorire la partecipazione dei cittadini al voto.

Astensione… da lontananza

Secondo il Libro bianco, sono quasi 5 milioni gli elettori che si trovano lontano da casa e quindi studiano o lavorano in luoghi diversi dalla zona di residenza. Secondo lo studio 1,9 milioni di questi per rientrare al luogo di residenza attraverso la rete stradale impiegherebbero oltre 4 ore (tra andata e ritorno). Ma per il 14% circa del totale (quasi 700 mila elettori), il viaggio complessivo (andata e ritorno) è superiore alle 12 ore. Già questo la dice lunga sul perché tanti nostri corregionali rinunciano al diritto di voto per evitare di sobbarcarsi non solo il viaggio, ma anche i costi dello stesso, che spesso sono proibitivi. Certo, la normativa vigente prevede un rimborso (parziale) del costo del biglietto, ma rimane un handicap per gli “emigrati” dover sborsare una certa cifra per votare, diritto riconosciuto dalla Costituzione, spesso senza tanta convinzione. Anche perché lo studio cura anche questo aspetto, legato alla fiducia che la politica è in grado di infondere negli elettori. E i numeri delle competizioni elettorali degli ultimi anni suonano più di un semplice campanello d’allarme.    

Insomma, il Libro bianco prova a trasformare l’assunto che tutti questi elettori dovrebbero poter votare in un seggio diverso da quello di residenza, in realtà. Offre quindi alcune proposte – dalla digitalizzazione del voto alla individuazione di determinati “election day” – ma la politica è ben lungi dall’occuparsi di questo problema già nell’imminente, visto che nessuno ne fa cenno.

Senato, 18enni al voto: in Calabria sono l’8,7%

Il Sole 24 Ore ha calcolato l’effetto delle nuove regole – voto ai diciottenni per il Senato - partendo dai dati Istat sulla popolazione residente al 1° gennaio scorso ed escludendo i cittadini stranieri (che non votano). “Stimando coloro che avranno compiuto 18 anni il giorno delle elezioni – e che potranno perciò recarsi ai seggi – si può misurare l’allargamento della platea su base territoriale. In termini relativi, l’impatto maggiore si avrà in Campania, dove i ragazzi tra 18 e 25 anni rappresenteranno il 10% degli aventi diritto al voto. Si tratta di circa 445mila elettori su 4,5 milioni, che prima della legge costituzionale 1/2021 non avrebbero votato per il Senato, ma solo per la Camera. A livello nazionale, si può stimare che il numero dei “nuovi” elettori del Senato sia poco al di sotto dei 3,8 milioni, con una incidenza dell’8,2% sul totale degli aventi diritto”.

Per quanto riguarda la Calabria l’incidenza dei diciottenni pesa l’8,7% sul totale degli aventi diritto al voto, contando quasi 129 mila elettori in più. Un trend, con percentuali al di sopra delle media nazionale, che si registra comunque in tutte le regioni del sud.

La misura è stata studiata per contrastare l’astensionismo e per svecchiare il corpo elettorale del Senato, con l’idea di aumentare la partecipazione. Ma spesso una buona percentuale di quelli che sono stati ammessi al voto di Palazzo Madama, studiano o lavorano fuori.

Insomma, un cane che continua a mordersi la coda. A cui la politica, nonostante sia sempre più social, e quindi a sempre più stretto contatto con giovani e giovanissimi, non sembra riuscire a dare risposte e ad infondere fiducia.