La rimodulazione dei fondi europei ha determinato un taglio di quasi il 50% delle risorse. Situazione che mette in grande difficoltà gli enti locali e imbarazza il governatore Occhiuto e la presidente Succurro che condividono con il Governo la stessa matrice politica
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Che il Governo italiano fosse in grandi difficoltà nella gestione delle risorse del Pnrr era abbastanza risaputo. Fa lo stesso impressione, però, vedere le cifre nero su bianco che sono state definanziate per la Calabria e che abbiamo riportato nell’articolo di stamane (Pnrr, il governo Meloni cancella un miliardo alla Calabria). Sono un mucchio di soldi per la nostra regione, con percentuali che variano dal 45 ad oltre il 50%. E pensare che il Pnrr è stato descritto per mesi come una sorta di ultima spiaggia per una delle regioni più povere d’Europa. Una vera e propria rivoluzione oltre che economica anche culturale con Bruxelles che abbandonava le politiche economiche di rigoriste, di pareggio di bilancio, per adottare pratiche keneysiane di massicci investimenti pubblici. Solo così, era l’assunto, si sarebbe potuta rivitalizzare un’economia, quella italiana, fiaccata non solo dalla pandemia, ma anche da decenni di crescita del Pil poco distante dallo zero.
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In questo quadro la Calabria è stata completamente tagliata fuori dai grandi progetti nazionali. Sono rimasti solo i progetti portati avanti dagli enti locali che tutti sanno le condizioni organizzative in cui versano, fra blocchi nelle assunzioni, personale anagraficamente in età avanzata e due terzi dei comuni in situazioni di dissesto o predissesto finanziario.
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Il taglio dei fondi del ministro Fitto, o la sua rimodulazione se vogliamo utilizzare un termine più dolce, rischia di lasciare in braghe di tela i comuni che si erano visti approvati i progetti, alcuni dei quali sono già in fase di realizzazione con i Municipi quindi che hanno contratto obbligazioni. Il Ministro Fitto ha rassicurato che le risorse in qualche modo si troveranno, magari attraverso l’utilizzo dei fondi Coesione. Ammesso e non concesso che l’operazione finanziaria riuscirà (ma come abbiamo scritto visto l’ìmporto della cifra si dovrebbero completamente rimodulare alcuni assi del Por) sono comunque risorse che la Calabria avrà in meno. Invece di contare su Pnrr, fondi Por e finanziamenti statali, i comuni dovranno utilizzare gli uni per coprire i buchi lasciati dai tagli agli altri.
Mentre il braccio di ferro fra Roma e Bruxelles continua, in Calabria ci sarebbe bisogno di un momento di riflessione e di mettere la questione al centro del dibattito politico. Le cronache dicono che l’Anci nazionale è in fermento. Cosa dice invece quello regionale guidato da Rosaria Succurro, che incidentalmente è anche presidente della più grande provincia della Calabria? Si farà condizionare dall’appartenenza politica o, come richiede il ruolo, porterà avanti le istanze dei primi cittadini calabresi in un contradditorio, anche serrato, con Governo e Regione?
Anche quest'ultima che finora ha offerto “copertura” al Ministro Fitto dicendo che i ritardi erano fisiologici così come il contraddittorio con Bruxelles deve ora prendere delle decisioni. Adesso che il Re è nudo, come reagirà a questi ulteriori tagli? È vero che i tagli hanno riguardato solo i comuni, ma seguire quanto dice il Ministro significa ripensare o quasi tutto il Por, tenendo magari conto di quanto programmato dai sindaci. Avevamo già raccontato dei tagli nel settore sanitario e in particolare sulle case di comunità. Il presidente Roberto Occhiuto al progetto di una sanità di prossimità credeva molto, al punto da aver finanziato oltre il Pnrr nuove strutture con fondi europei. Adesso cosa farà? Deciderà quali comunità dovranno essere prive di un punto di riferimento sanitario o attingerà ad altri fondi Por? E questi fondi è giusto toglierli al mondo delle imprese calabresi per realizzare interventi che si pensava finanziasse lo Stato? Sarebbe opportuno che seguisse dibattito