Capita spesso ai politici di inchiodarsi con le proprie parole ad una croce dalla quale difficilmente riusciranno a scendere. È successo, ad esempio, a Matteo Renzi all’epoca del referendum sulla sua riforma costituzionale: «Se vince il No finisce la mia storia politica, cambio mestiere e non mi vedrete più». Come è andata si sa: invece di mantenere la parola, uscì dal Pd e fondò un altro partito, Italia Viva, che adesso vale meno di un buono sconto da volantino del supermercato.
È successo a Matteo Salvini, quando al Papeete beach di Milano Marittima, nell’agosto del 2019, disse: «Voglio pieni poteri». Da allora non ne ha fatta una giusta e la curva della sua parabola politica ha cominciato a precipitare.
E che dire del «mai col Pd» dei mitici Cinquestelle? Inutile pure ricordare come sia andata a finire.


È successo, anzi sta succedendo, pure a Jole Santelli. Per la governatrice della Calabria «No-Covid», come lei stessa definì la regione alla fine di maggio, «l’unico rischio che si corre da queste parti è quello di ingrassare». Era un messaggio diretto ai turisti, al fine di spingerli a scegliere la Calabria come meta delle proprie vacanze. Ma quelle parole erano anche chiodi che ora minacciano la credibilità politica delle sue ordinanze. L’ultima in ordine di tempo è quella di questa sera, con la quale è stato previsto l’uso obbligatorio della mascherina anche all'aperto. Per tutti, esclusi i bambini al di sotto dei 6 anni e le persone con disabilità non compatibile con l'uso del dispositivo di protezione.

 

Perché?, si sono chiesti i calabresi sui social, dove hanno cominciato a commentare compulsivamente la notizia del provvedimento. In tantissimi le rimproverano di voler chiudere la stalla quando i buoi sono scappati e quasi tutti ricordano, e ripropongono, le sue parole in vista della stagione turistica: l’unico rischio che si corre in Calabria è quello d’ingrassare. A quanto pare non è così, se oggi, in una Regione che fortunatamente può ostentare ancora un tasso di contagio molto basso, si decide di imporre la mascherina sempre e in ogni luogo, anche quando si cammina per strada.

 

Cosa è davvero cambiato da quando si promettevano cene gratis ai turisti che avessero scelto la Calabria? Nulla. La pandemia non è mai finita e i rischi sono rimasti gli stessi, ma ora che la stagione turistica è alle spalle, pare che si possa passare senza alcun imbarazzo dal “tana libera tutti” a “tutti nella tana”. Con quale credibilità non si sa. Con quale precisione nel dettare le norme anti-covid neppure si capisce. E quelli che fanno sport? Chi va a correre una mezz’ora per scaricare lo stress e aiutare il cuore? Le partite di calcetto sono nuovamente vietate?

 

Come se non bastasse, la nuova ordinanza prevede “per tutte le attività economiche, produttive e ricreative e per gli uffici pubblici ed aperti al pubblico, l’obbligo di rilevazione della temperatura corporea per dipendenti ed utenti, impedendo l’accesso nei casi in cui venga rilevata una temperatura superiore a 37,5 C° e comunicando la circostanza al Dipartimento di prevenzione dell’Asp territorialmente competente per gli adempimenti di consequenziali”. Quindi cinema, teatri, festival culturali, qualunque manifestazione. Il tutto deciso e (presumibilmente) reso immediatamente obbligatorio, con sanzioni dai 400 ai 1000 euro per i trasgressori. Insomma, siamo passati in un attimo dal solo “rischio di ingrassare” al rischio di essere sanzionati se non indossiamo la mascherina anche all’aperto.

 

Ed a imporla è un presidente di Regione che a memoria d’uomo non si ricorda mai con la mascherina calata sul viso. Anzi. La sua filosofia, sino ad oggi, è sempre stata squisitamente “salviniana”: dobbiamo stare vicini vicini, e chi se ne frega della mascherina. Nei comizi, nelle foto (in)opportunity con i candidati dell’ultima tornata elettorale e in tutti gli altri contesti, l’unico riferimento comportamentale è stata l’arroganza del Capitano. L’unica volta che la si ricordi con la mascherina è stato nel pieno dell’emergenza coronavirus, quando a marzo visitò il reparto di terapia intensiva del Mater Domini di Catanzaro. E la indossava col naso di fuori.


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