Con il nuovo parlamento che verrà fuori dalle urne, per governare l’Italia basterà avere poco più che 300 parlamentari, 101 al senato e 201 alla camera. La maggioranza di 600, è 301. Secondo i sondaggi, il centrodestra sarebbe il favorito di questa competizione. La tendenza viene fuori da tutti gli istituti, sia quelli funzionali ai partiti che, quelli indipendenti. Mai come in questa campagna elettorale, si può tranquillamente affermare che ormai i sondaggi servono più a orientare l’elettorato, piuttosto che saggiarne gli orientamenti, ma questo è un altro discorso.

In questa stranissima e, per certi aspetti, inedita consultazione, spesso i commentatori si abbandonano a previsioni abbastanza ardite, non tenendo conto del fatto che, questa volta, i seggi da assegnare sono poco più della metà di quelli assegnati alle precedenti consultazioni. Inoltre, spesso, alcuni commentatori disconoscono il meccanismo elettorale del cosiddetto Rosatellum. Un meccanismo molto complesso, nel quale ci si deve districare tra quozienti, resti, decimali, soglie di sbarramento, rielaborazione e ripartizione dei voti nelle coalizioni, il tutto, per avere cognizione dove e, a quale forza politica scatteranno i seggi su i vari territori. Ciò, significa che le sicurezze non esistono per nessun partito nelle singole circoscrizioni, soprattutto, quando ci si posiziona al di sotto del 20%.

Tutto ciò, significa che ad esclusione delle forze politiche maggiori, uniche che possono ritenere quasi certa l’elezione dei loro capolista al proporzionale, per le forze minori è tutto incerto, al netto delle dovute eccezioni. Le maggiori difficoltà si registrano al Senato, anche perché ci sono meno seggi da attribuire.

In Calabria nessuna certezza per Mario Occhiuto

Proviamo a fare qualche esempio concreto per tentare di comprendere la complessità del sistema, il quale potrebbe riservare non poche sorprese ad alcuni protagonisti della dinamica politica.

Restiamo alle nostre latitudini: la Calabria. Nella nostra regione, al proporzionale Senato si assegnano 4 seggi. Il calcolo dei resti sarà espletato su collegio unico regionale, così come prescrive la costituzione, a differenza della Camera, in cui invece, i resti, si calcolano su collegio unico nazionale. Se i seggi da assegnare sono quattro, la certezza di un quoziente pieno potrebbe averla solo il partito che si attesta intorno al 25%. Una percentuale che, se la partecipazione al voto sarà intorno al 50%, (più o meno quella delle regionali) significa all’incirca 200 mila voti. Al di sotto di questo dato, il quoziente si fraziona in resti. Concorre il resto più alto. Ne consegue che, attribuiti tutti i quozienti pieni, si passa al calcolo dei resti. Più alto è il resto, più alta è la probabilità di vedersi assegnato il seggio, una corsa al cardiopalma, nella quale si può essere dentro o fuori per un decimale.

Dalle segreterie politiche dei vari partiti, chiaramente, si auto attribuiscono la conquista del seggio con assoluta certezza. La realtà ci consegna un’altra verità. E cioè che tale sicurezza, se i numeri dei sondaggi dovessero trovare riscontro nelle urne, non ha nessun fondamento. Le forze politiche che sul piano nazionale, secondo i sondaggi, si attesterebbero tra il 5 e il 10%, sono chiaramente quelle che, concorrono meno delle altre. La probabilità di conquistare un seggio, per queste forze, al senato proporzionale, si attestano intorno al   50%. E, d’altronde, un partito del 10%, al senato potrà eleggere al massimo 12/13 senatori. All’incirca 13 seggi su 20 regioni. Ovvero poco più della metà delle circoscrizioni complessive.

Ovviamente ragioniamo su ipotesi che vengono fuori da simulazioni in base ai sondaggi. E, spesso, i sondaggi, sono fatti per essere smentiti. E, tuttavia, oggi disponiamo solo di numeri aleatori e, con questi, cerchiamo di formulare qualche ipotesi.  Paradossalmente, se ormai appare consolidata la tendenza verso una vittoria della coalizione del centrodestra, i dati delle singole liste, invece, appaiono piuttosto ballerini. Tutto dipende dal vero risultato della Meloni. Sono in molti, tra gli osservatori, a ritenere che il partito della Meloni, possa essere sottostimato di 4 o 5 punti. La crescita di FdI, dunque, almeno sul piano della logica politica, potrebbe avvenire prevalentemente a danno della Lega e della stessa FI, quest’ultima, negli ultimi sondaggi su scala nazionale in caduta libera. È proprio questa precarietà del dato degli azzurri che rende incerta l’elezione del capolista al senato proporzionale del partito di Berlusconi anche in Calabria. La complessità del meccanismo elettorale, dunque, soprattutto al senato, potrebbe regalare sorprese in tutta Italia. Paradossalmente, la consistenza dei numeri della coalizione di centrodestra, rendono blindate e più sicure le candidature dei collegi uninominali rispetto a quelle dei listini proporzionali.

Il ragionamento è abbastanza semplice: in Calabria, se FdI si attesta intorno al 25% si attribuirebbe un quoziente intero. Ciò significa che, i seggi da assegnare rimarrebbero 3. Con quel dato elettorale, il partito della Meloni, nella nostra regione, potrebbe concorrere anche all’attribuzione di un resto abbastanza elevato, tanto da consentirgli la possibilità di attribuirsi un secondo seggio. In uno scenario di questo tipo, l’assessore regionale Fausto Orsomarso, capolista al senato proporzionale, potrebbe già considerarsi acquartierato su gli scranni di velluto rosso di palazzo Madama ma, potrebbe cominciare a sperare anche la reggina Giovanna Cusumano.

Ma torniamo al punto. Con FdI che si attribuisce il quoziente intero, come potrebbero essere ripartiti i 3 seggi rimanenti?  Le previsioni degli istituti di sondaggi nelle ultime ore in Calabria, ci consegnano due diversi scenari. Il primo scenario prevede un Pd al 21%, un M5S tra il 13 e il 15%, FI tra il 12 e il 15, la Lega al di sotto del 10. Con un dato del genere, il Pd conquisterebbe il seggio al Senato.

Una lotta a colpi di decimali tra FI,  M5S e FdI, molto probabilmente stabilirebbe, invece, chi conquisterebbe i due seggi rimanenti.

Il secondo scenario prevede un Pd che in Calabria non va oltre il 15%, il M5S che si attesterebbe intorno al 20, FI intorno al 15%. Se le urne dovessero confermare questa previsione, a conquistare il seggio al senato, sarebbe il partito di Conte, mentre la lotta a colpi di decimali si consumerebbe tra PD, FI e FdI per la conquista del viatico verso Palazzo Madama.

Mario Occhiuto, candidato azzurro, capolista al senato proporzionale e fratello di Roberto, governatore della Regione, se tali dati dovessero trovare conferma nelle urne, non avrebbe nessuna certezza di essere eletto. A differenza di Giuseppe Mangialavori che, invece, transitando dalla lista del senato a quella della camera, si è messo al sicuro. E, tuttavia, seppur tra gli occhiutiani si consolida l’opinione che qualcuno abbia tirato un tiro mancino all’ex sindaco di Cosenza e, quindi, di riflesso allo stesso governatore, nonostante la difficoltà, i sostenitori degli Occhiuto, sono fiduciosi e confidano molto sul fatto che, la Calabria, rimane l’ultima roccaforte azzurra del paese, e sarà proprio la guida della regione di Roberto Occhiuto a fare la differenza.

Problemi anche per il Pd

Anche dalle parti del PD temono scenari elettorali che potrebbero rendere complicata la conquista del seggio al senato proporzionale e, dunque, l’elezione di Nicola Irto a palazzo Madama. Un’eventuale tracollo elettorale dei democrat, infatti, potrebbe aprire uno scenario che fino a qualche tempo fa appariva abbastanza remoto. A ciò, si aggiunga che la vicenda delle candidature ha lasciato morti e feriti sul campo nei democrat, che potrebbero pesare proprio sul senato per far pagare al segretario il prezzo di alcune scelte sulle candidature.
La sfida all’ultimo voto e all’ultimo decimale tra Occhiuto, Irto, Scarpinato e Cusumano potrebbe essere dietro l’angolo.