La governatrice non commenta nulla di quello che succede dal Pollino allo Stretto, ma soprattutto non esprime una guida politica. Intanto però conquista una parodia a Striscia la notizia e non fa mai mancare la sua presenza nei talk nazionali (ASCOLTA L'AUDIO)
Tutti gli articoli di Politica
PHOTO
È il silenzio la vera cifra di questa Legislatura. Un silenzio capace di sovrastare anche la solita caciara di un Consiglio che non consiglia, non decide, non cambia di un grado la rotta di una regione sempre più alla deriva in un mare di problemi. Un silenzio colpevole e imbarazzante che sembra la classica didascalia di alcune vignette della storica Settimana enigmistica: “Senza parole”.
Giunta silente
Così, senza parole, è rimasta la governatrice Jole Santelli dinanzi a molti, troppi fatti che negli ultimi mesi avrebbero meritato invece una presa di posizione decisa e inequivocabile. Ma non è l’unica. Il silenzio del decimo piano della Cittadella ha contagiato l’intera giunta regionale, se non fosse per le gaffe iniziali del vicepresidente Nino Spirlì, che dopo l’ultima cantonata sulla promozione fai-da-te dei prodotti calabresi (con foto di un supermercato finlandese), è stato ricondotto giocoforza nella regola del “parla poco, che è meglio”.
Consiglio regionale imbarazzante, meglio stare zitti
Un silenzio, quello di chi sta al timone della sgangherata nave calabrese, che ha dominato anche le vicende che coinvolgono il Consiglio regionale, che continua a riunirsi a porte chiuse come in pieno lockdown.
Silenzio di tomba da parte della governatrice ci fu alla fine di maggio sulla scandalosa legge che consentiva l’accumulo del vitalizio anche in caso di decadenza dalla carica di consigliere, come per lo scioglimento anticipato dell’Assemblea. Legge «che si illustra da sé», dichiarò un laconico Giuseppe Graziano (Udc), relatore della legge regionale passata alla storia (quella con la S minuscola) come la più veloce di sempre: appena 90 secondi per approvarla e una settimana per abrogarla all’unanimità, così come era stata varata, a causa delle polemiche feroci che rimbalzarono anche sulla stampa nazionale. Una figuraccia epocale per Palazzo Campanella, tanto che quel «Si illustra da sé» è diventato proverbiale e ora in Calabria è sinonimo di “Senza parole”. Come una barzelletta, appunto. Intanto Santelli, come al solito, zitta e muta.
Il capo dell'opposizione va via... Pippo chi?
Ma non è la sola. Senza parole è rimasto anche il Pd, quando Pippo Callipo, illusoriamente definito dai media “capo dell’opposizione”, ha prima votato la legge scandalo («Mi hanno ingannato, ho firmato senza leggere», si è giustificato) e poi ha mollato tutto e tutti con dimissioni irrevocabili. Arrivederci e grazie dei voti (inutili) che mi avete dato. Troppo stretta per lui la veste di numero uno della minoranza consiliare, troppo poco appagante continuare a guardare gli altri governare mentre si è costretti a tirare la carretta dell’opposizione. Con buona pace di chi l’aveva votato, il re del tonno è tornato a fare l’imprenditore di successo a tempo pieno. Alla vigilia delle elezioni regionali di gennaio, Nicola Zingaretti aveva fatto un salto a Maierato, dove c’è lo stabilimento della Tonno Callipo, e bardato di tutto punto per le foto con l’imprenditore, lo aveva definito “un’opportunità per la Calabria”. Un’opportunità persa, a quanto pare, visto che nel giro di qualche settimana dall’elezione Callipo se n’è andato. Dal Pd neppure una parola, da Zingaretti neppure un fiato. “Callipo chi?”.
Nubi giudiziarie all'orizzonte
Eppure le dimissioni di un consigliere regionale, così come di un parlamentare, sono cosa rarissima nel panorama politico italiano, e solo per questo avrebbero meritato una riflessione approfondita. Invece, anche allora c’è stato solo silenzio da parte dei colleghi di Callipo, forse terrorizzati dagli ipotetici motivi che potrebbero aver indotto il re del tonno a farsi da parte: una tempesta giudiziaria in arrivo. Eh sì, perché già prima dello scoppio della pandemia, in Calabria si vocifera di un imminente repulisti della magistratura inquirente che potrebbe colpire duro proprio il Consiglio regionale. È forse a questo fantasma giudiziario che si riferiva la stessa Santelli, quando sempre nel maggio scorso, durante la trasmissione di Peter Gomez, Sono le Venti, disse: «Non escludo problemi giudiziari alla Regione. La possibilità di avvicinamento anche da parte delle forze criminali è forte. Io, comunque, in tutta la campagna elettorale non ho mai partecipato ad una cena e non sono mai andata a casa di nessuno, ho fatto solo incontri pubblici, però questo l’ho fatto io da candidata presidente. La possibilità di inchieste su situazioni criminali in Calabria è sempre dietro l’angolo».
Un campanello d’allarme che è risuonato più forte con la “fuga” di Callipo e con il sospetto che abbia voluto mettere quanta più distanza possibile tra lui e quel posto dall’aria malsana.
Le commissioni come poltronifici
Silenzio da parte di Santelli anche sul caos Commissioni, che viene a noia pure riassumere. Basti ricordare che la maggioranza ha fatto tutto da sola: ha creato una nuova super commissione (dall’agricoltura allo sport, passando per il turismo) che costerà ai calabresi mezzo milione di euro, con il solo scopo di trovare una poltrona a chi non era entrato in giunta e si è intestata tutte le presidenze, pure quella della Vigilanza che per ovvi motivi dovrebbe andare all’opposizione.
Denuncia a metà
L’unica volta che la governatrice ha detto qualcosa di veramente interessante, denunciando alla fine di aprile che in Regione «ci sono 800 persone non si sa a quale titolo e per fare cosa», ha fatto le cose a metà, lanciando la pietra nello stagno e lasciando che le onde concentriche si spegnessero sulle rive del clientelismo regionale senza alcuna conseguenza. Chi siano queste persone e perché non faccia nulla per risolvere la questione non è dato sapere. Tutto è restato come prima che aprisse bocca sulla questione. Il che equivale a non aver detto nulla.
Rifiuti e belle parole
Parca di dichiarazioni pubbliche per tutta l’estate, la presidente della Regione non ha trovato niente da dire neppure sull’emergenza rifiuti che ha dominato anche la stagione turistica più asfittica degli ultimi anni. Mentre intere province finivano seppellite dalla monnezza, con angoli di paradiso come Capo Vaticano, nel Vibonese, venivano trasformati in inferni putrescenti, né lei, né l’assessore all’ambiente, Capitano Ultimo, hanno trovato qualcosa da proferire che non fossero le solite buone intenzioni. Faremo, vedremo, cambieremo. Intanto tutto va a ramengo.
Barbara è sempre Barbara
L’impressione è che Jole guidi la Regione prendendo le distanze politiche dalla Calabria stessa, come se non fosse lei, volente o nolente, il leader della coalizione di centrodestra che ha vinto le elezioni.
Eppure non ha avuto difficoltà a ritagliarsi un ruolo da protagonista sui media nazionali, saltando da un talk all’altro, quando la pandemia dilagava e la Calabria poteva ostentare pochi contagi. Non ha lesinato parole quando si è trattato di incrociare il fioretto con il Governo in materia di lockdown, fino allo scontro più aspro con il ministro Boccia per l’ordinanza regionale riapri-bar, poi impugnata da Palazzo Chigi dinnanzi al Tar. Braccio di ferro che le ha dato grande visibilità mediatica, facendo diventare il suo un volto noto al grande pubblico e conquistandosi pure una parodia su Striscia la notizia, vero marchio di popolarità.
Quando invece si tratta di battere un colpo per dare ai calabresi un segno di vita politica indicando la rotta, quando si tratta di mettere in riga i suoi e dire basta a un andazzo che sta bollando questa come una delle peggiori Legislature di sempre, della governatrice non c’è traccia.
Ma ora che è tornata in tv Barbara D’Urso dopo la pausa estiva, tornerà pure la Santelli, che a Pomeriggio 5 è di casa. C’è da scommetterci.
degirolamo@lactv.it