I dubbi maggiori sul riaffidamento della realizzazione dell'opera al consorzio Eurolink senza un nuovo bando nonostante i costi siano passati da 4 a 14 miliardi di euro. E poi i rapporti fra Salvini, l’ex ministro Lunardi e il costruttore Piero Salini
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Dalla polemica politica alle carte bollate. Lo scontro sul futuro Ponte di Messina è finito in tribunale in seguito all’esposto presentato dai leader delle opposizioni Angelo Bonelli (Verdi), Elly Schlein (Pd) e Nicola Fratoianni (Si). Qualcuno potrebbe dire che non è consueto adire i tribunali su vicende politiche, ma Bonelli che fa largo uso di questo strumento nella sua attività politica, dice che il filo conduttore delle manovre prodromiche alla realizzazione del Ponte è la scarsa trasparenza.
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Un concetto che introduce immediatamente quelli che sono i contenuti dell’esposto. I firmatari, infatti, partono dal fatto che la Società Stretto di Messina S.p.A. ha ritenuto di non rendere pubblici documenti fondamentali per valutare il progetto e le procedure. In particolare resta un vero e proprio giallo la revisione del progetto presentata da Webuild, in aggiornamento al vecchio che ormai è datato 12 anni. Ma non solo. I tre leader delle opposizioni sono insospettiti anche dalla tempistica. La Stretto di Messina, infatti, ha sottoscritto l’atto negoziale con Webuild il 29 settembre, mentre l’annuncio della presentazione della rimodulazione del progetto, con tanto di comunicati stampa, è del 30 settembre. Come è stato possibile, si chiede nell’esposto, che in una manciata di ore la Webuild sia riuscita a presentare una revisione articolata di un progetto così complesso?
Altro mistero riguarda i rapporti fra il Governo e la stessa Webuild. Dopo la revoca dell’opera da parte del Governo Monti il contraente generale Eurolink, (Ati capeggiata da Webuild) aveva avviato un contenzioso con il Governo chiedendo un risarcimento di 700 milioni. In primo grado la richiesta è stata rigettata. Ma l’altro giallo è che il Governo ha riaffidato la realizzazione alla stessa Ati senza chiedere la rinuncia al contenzioso. Difatti il ricorso è ancora in piedi e la prima udienza d’appello è fissata per il 14 ottobre 2024.
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Nell’esposto poi si chiede di chiarire i rapporti fra Matteo Salvini, l’ex ministro Pietro Lunardi e il costruttore Piero Salini. Lunardi era ministro del Governo Berlusconi che aveva seguito la gara per l’affidamento del progetto dell’opera, vinta dal consorzio Eurolink; Salini è l’amministratore delegato dell’azienda, oggi Webuild prima Impregilo, che detiene il 40% delle quote del consorzio Eurolink. Gli incontri sono avvenuti prima dell’approvazione del decreto che rimette in vita prima la Stretto di Messina Spa e poi i contratti che aveva in mano Eurolink. I contorni di questi incontri, che Salvini conferma mentre Lunardi smentisce, non sono ancora chiariti.
Nell’esposto poi si cita un'intervista a Lunardi in cui l’ex Ministro dice di aver convinto lui Salvini a riprendere in mano il progetto del Ponte, opera contro cui il leader della Lega in passato si era sempre mostrato contrario. Invece durante la trasmissione “Quarta Repubblica” del 17 ottobre 2022 Salvini annunciava che il Ponte si sarebbe fatto. Nell’esposto sono descritti gli effetti sul mercato azionario di questo annuncio con le azioni Webuild che hanno avuto un notevole incremento sia in termini di scambio sia di quotazioni. Infine, rispetto a questo aspetto, nell’esposto si fa riferimento ad alcune intercettazioni contenute nell’inchiesta sugli appalti Anas che ha visto coinvolto il figlio di Denis Verdini in cui si parla in più occasioni della vicenda del Ponte.
Gli ultimi dubbi dei denuncianti riguardano la gara. Nell’esposto si riporta il parere del Presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione Busia che ha definito un regalo che lo Stato ha fatto al privato assegnandogli i lavori senza prima averlo costretto a chiudere il contenzioso precedente. Non solo. Ma Busia dice anche che se si voleva evitare la gara occorreva rispettare quanto previsto dall'articolo 72 della direttiva europea, e cioè che l'aumento dei costi non superasse il 50% del vecchio importo che invece, nel 2006 era stato pattuito in 3,9 miliardi, a fronte del nuovo Decreto che stanzia per l’opera oltre 14 miliardi. Questo incremento avrebbe dovuto indurre ad una nuova gara per realizzare economie grazie ai ribassi ed invece si è rimessa in vita quella vecchia, senza peraltro far decadere il contenzioso in corso.
Questa la sintesi dei contenuti dell’esposto. Vedremo se produrrà qualche effetto giuridico. La Procura di Roma ha aperto un fascicolo, per ora senza ipotesi di reato e indagati.