Il gruppo dem in una nota rivendica il risultato raggiunto con lo slittamento al 2027 dell'unificazione dei tre comuni, ma le regole del gioco restano quelle del centrodestra
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Il gruppo del Pd in consiglio regionale si ritiene soddisfatto dell’esito della seduta di ieri in riferimento alla fusione dei comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero. Alla fine il consiglio ha dato mandato al presidente Roberto Occhiuto di indire il referendum propedeutico all’approvazione alla legge di fusione sulla città unica. I tre centri di governo verranno sciolti il primo febbraio 2027 e non più il primo febbraio 2025 come previsto nella proposta di legge presentata dal centrodestra. Nel frattempo verrà istituito un comitato tecnico per affrontare i delicati temi dell’armonizzazione di bilanci, servizi e quant’altro.
La data del febbraio 2027 è contenuta in un documento firmato dai capigruppo di maggioranza e da Mimmo Bevacqua (non si sono detti d’accordo quello del M5s, Tavernise, di DeMa, Laghi e Misto, Lo Schiavo) di cui si è fatto garante il presidente del consiglio regionale Filippo Mancuso, anche se nel 2027 ci sarà un’altra legislatura. Questo significa che dopo il referendum, non essendo il documento giuridicamente vincolante, si tornerà in aula a modificare la legge con la nuova data.
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In una nota il Pd regionale dice che l’accordo è stato raggiunto per evitare battaglie che lo stesso Bevacqua in aula ha definito di "retroguardia", nel senso che i cittadini sembrano favorevoli all’unificazione dei tre comuni. Il punto, però è che il dibattito è stato troppo condizionato dalla fusione in questione. Come ha detto in aula Lo Schiavo in realtà i legislatori regionali dovrebbero andare oltre le contingenze e stabilire regole generali. Sotto questo aspetto la riforma introdotta dal centrodestra in un provvedimento omnibus, approvato dal Consiglio regionale, della modifica dell’art. 4 della legge 15 del 2006 che elimina il ruolo dei Consigli comunali nei processi di fusione resta molto discutibile. Spostare la data dell’unificazione dei tre municipi se da un lato migliora il processo di fusione, dall’altro non modifica le discutibili regole del gioco introdotte dal centrodestra. Senza una programmazione a monte, qualsiasi maggioranza regionale potrebbe modificare i confini dei singoli comuni, magari anche per puro calcolo politico.
Nel dibattito, poi, c’è da registrare l'atteggiamento del centrodestra che anziché riconoscere l’apertura del Pd su un tema così importante, si è divertito a “sfruculiare” i dem. C’è chi come Talarico si è chiesto quale fosse la reale posizione del partito dopo la nota inviata dai capigruppo Pd del Comune e della Provincia di Cosenza; c’è chi ha parlato di atteggiamento schizofrenico visto che in Prima Commissione il Pd aveva espresso voto contrario alla proposta di legge.
“Il gruppo del Pd è pronto ad accettare le sfide del cambiamento – spiegano i consiglieri regionali del gruppo del Pd – ma nel modo corretto e senza scorciatoie, confermando la contrarietà al metodo seguito dal centrodestra cosentino. Pur rimanendo ferme tutte le nostre critiche e la nostra contrarietà rispetto a tale metodo, abbiamo utilizzato quest’anno per avviare una campagna sul territorio di ascolto e confronto i cui contenuti costituiscono la base del documento oggi proposto e approvato. Un documento pienamente condiviso con il segretario regionale del Pd Nicola Irto, con la segreteria provinciale di Cosenza e con il presidente del Consiglio comunale di Cosenza, espressione del Pd, Mazzuca”.
Insomma la posizione del partito è questa. Evidentemente, allora, quella dei due capigruppo al Comune e alla Provincia, è di natura personale. C’è però da registrare la posizione del sindaco di Cosenza, Franz Caruso, assolutamente contrario alla soluzione adottata ieri perchè, a suo avviso, il problema non è quando fare la città unica, ma superare la legge sulle fusioni approvata dal centrodestra. Questo aspetto, però, non sembra interessare al Pd regionale che scrive “Il Pd cosentino raggiunge così il suo obiettivo della Città Unica di Cosenza lanciata già molti anni fa da autorevoli esponenti del partito. Ricordiamo, altresì, che in aula ieri è stata approvata soltanto l’indizione del referendum consultivo da parte del presidente della giunta regionale, mentre il documento politico approvato ieri non fa altro che vincolare politicamente un eventuale esito positivo della consultazione popolare per evitare la non governabilità dei processi necessari per realizzare una fusione e gestirla, invece, con tempi congrui e con buon senso”. La parola adesso passa, finalmente, ai cosentini. Anche qui però resta il vulnus del referendum che non solo con la omnibus è stato trasformato in consultivo, ma non prevede nemmeno un peso specifico delle singole popolazioni per cui i centri più piccoli avranno difficoltà a far emergere la volontà dei loro residenti. Come dire il Pd ha vinto la battaglia su Cosenza, ma ha perso la guerra sulle fusioni.