L’analisi

Il tafazzismo del Pd di Cosenza: festeggia la vittoria alle comunali espellendo tre consiglieri comunali

Dopo la decisione della commissione di garanzia scatta subito la rissa interna: per Bevacqua e Iacucci una scelta inconcepibile e chiedono a Irto di intervenire. Pecoraro alza bandiera bianca

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di Massimo Clausi
25 giugno 2024
21:05
Da sinistra: Iacucci, Pecoraro e Bevacqua
Da sinistra: Iacucci, Pecoraro e Bevacqua

Il turno di ballottaggio di domenica e lunedì scorsi ci ha consegnato un’immagine plastica dell’attuale geografia politica italiana: il centrodestra governa, il centrosinistra amministra. La coalizione guidata da Giorgia Meloni alle amministrative ha fatto decisamente flop e questo ha ridato smalto al suo alter ego politico, ovvero Elly Schlein, che adesso sente aria di remuntada che nemmeno Zaccagni al 98’ (il copyright della battuta è della stessa segretaria dem). La Schlein dice che il risultato è stato frutto di un lavoro di squadra, di un lavoro portato avanti da tutti, in maniera unitaria. Ha anche dato un valore politico alle amministrative come segnale che le destre si possono battere visto che il voto ha ridato smalto al campo progressista, come viene definito oggi abbandonando definitivamente l’espressione no sense “largo”.

Concetti questi ripresi anche dal segretario regionale Pd, Nicola Irto, che ieri ha commentato la vittoria di Vibo Valentia, capoluogo di provincia strappato dopo decenni al centrodestra. Anche lui ha detto che dietro la vittoria di Enzo Romeo c'è il lavoro di squadra, il coinvolgimento. Anche lui fra le righe dice che la vittoria nei comuni, ovviamente in quelli dove il centrosinistra calabrese ha partecipato, sono un buon viatico per le future regionali.


Ma nel Pd calabrese la sindrome del tafazzismo è sempre in agguato. Così appena messo a posto lo champagne, qualcuno è andato a prendere subito la mazza. È stato il presidente della commissione di garanzia della Federazione di Cosenza, Salvatore Perugini, che questa mattina ha pensato bene di espellere dal partito ben tre consiglieri comunali dem. Così, de botto, direbbero nella fortunata serie Boris. Non stiamo parlando di consiglieri comunali di qualche piccolo paesino delle aree interne del cosentino, bensì proprio di Cosenza, di una della città capoluogo dove il campo progressista si vanta giustamente di amministrare. Una città simbolo, da sempre governata dal centrosinistra tranne nei dieci anni di sindacatura di Mario Occhiuto. La città il cui sindaco, Franz Caruso, è stato più volte sui palchi di Vibo a dare sostegno ad Enzo Romeo.

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Inoltrarci nelle ragioni per cui Perugini ha deciso di farlo così a ridosso dell’esito elettorale è complicato. Ufficialmente pare che i tre (Graziadio, Trecroci e Tinto) si siano macchiati del reato di essersi iscritti ad un gruppo consiliare diverso da quello targato Pd. Cosa che lo statuto non consente. Il problema però è che ci sono almeno altri due dem (Ciacco e Turco) che sono iscritti ad altro gruppo consiliare, ma nel loro caso nessuno ha sollevato obiezioni. Lasciando da parte codici, postille e regolamenti, fatto sta che la cosa ha mandato su tutte le furie i due consiglieri regionali cosentini, Mimmo Bevacqua e Franco Iacucci, che hanno definito semplicemente inconcepibile la decisione. I due si attardano nell’accusare di scarsa rappresentatività politica la commissione di garanzia, decimata da una serie di dimissioni, ma non è questo evidentemente il punto.

Lo è piuttosto la continua faida interna fra maggiorenti nella Federazione cosentina del Pd che il segretario Vittorio Pecoraro, per sua stessa ammissione, non riesce a debellare. C’entra anche l’effetto nell’immaginario collettivo che restituisce questo nuovo scontro tutto interno al partito proprio in questo momento. Altro che unità, altro che forza dei territori.

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I due consiglieri regionali si appellano ora al segretario regionale Nicola Irto per dirimere la questione. Proprio il senatore nel commentare il risultato delle Europee, in cui il Pd calabrese si attesta quasi 9 punti sotto la media nazionale con il dato più basso (14%) proprio in provincia di Cosenza, aveva apertamente parlato di territori in cui «bisogna cambiare e rilanciare un impegno, anche in merito alla capacità di attrarre consenso e condivisione verso un progetto politico complessivo e non personalistico». Irto concludeva la sua nota annunciando che a breve avrebbe convocato gli organismi provinciali e regionali «per un’analisi del voto in grado di valorizzare le positività e individuare le debolezze su cui lavorare e migliorare». Forse sarebbe davvero il caso di partire subito da Cosenza.

Giornalista
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