Il senatore e segretario regionale del Pd attacca il governatore: «Dopo tre anni e mezzo di pieni poteri per la sanità ha prodotto solo Azienda zero che nessuno ha ancora capito cosa sia». La battaglia del Pd per le aree interne con una proposta di legge che verrà presentata a Tiriolo
Tutti gli articoli di Politica
PHOTO
«È un errore politico rompere il fronte progressista a Rende». Parola di Nicola Irto, segretario regionale del Pd e senatore, ospite della trasmissione “Buongiorno in Calabria” condotta dalla suite aeroportuale di Lamezia da Massimo Clausi e Jennifer Stella. Alla domanda se il Pd sosterrà o meno Sandro Principe come candidato sindaco, il senatore ha risposto che «A Rende il Pd si sta caricando la responsabilità di tenere unito un fronte progressista di centrosinistra. Una città importante come Rende non può non avere una coalizione di progressisti, di persone che si sono messe assieme a Vibo, Lamezia, Catanzaro, Corigliano-Rossano, dove abbiamo vinto tutte le amministrative. Pensare che a Rende questo fronte si possa rompere credo sia un errore politico. Quindi il Pd si sta caricando questa responsabilità di mettere tutti attorno al tavolo. L'assemblea degli iscritti ieri cambia anche il passo perché il Pd si apre pubblicamente non solo ai suoi iscritti ma anche alle altre forze politiche. Lo fa pubblicamente, non al chiuso di una stanza. Ora io spero che la sintesi politica, la discussione che a livello territoriale tutti i partiti stanno facendo, compreso il mio, possa arrivare ad una sintesi a stretto giro».
Insomma per il Pd la scelta di Principe ancora non è definitiva. Situazione diversa a Lamezia Terme. «Abbiamo candidato una personalità come Doris Lo Moro, ma lì abbiamo una coalizione dove c'è il Pd, c'è Sinistra italiana, c'è AvS, c'è il Movimento 5 Stelle, c'è anche Italia Viva ed Azione. Ci sono delle forze civiche e di sinistra, penso al Bene Comune, che è entrato a pieno titolo nella coalizione Insomma, si è creata un’alleanza evitando le spaccature del passato, storicamente presenti a Lamezia Terme, almeno nella sinistra. Quindi c'è un fatto politico nuovo, una coalizione larghissima che mette dentro anche forze che in altri tempi sono state nel centrodestra. C'è un'evoluzione politica, di un progetto politico che su Lamezia può diventare anche un laboratorio per il futuro. Per noi quella assume una battaglia di rilevanza non solo regionale ma anche nazionale, così come abbiamo detto prima di individuare la candidata e di individuare la coalizione».
E a proposito di municipalità, altro tema affrontato dal senatore è stato quello delle aree interne, prendendo spunto dall’intervista al sindaco di Roghudi realizzata dai colleghi dalle nostre testate. «Domani faremo una conferenza stampa a Tiriolo, presentando anche una proposta di legge regionale targata Pd. E' un tema che riguarda il futuro di questa regione. Se il 65, quasi il 70% del territorio calabrese è rappresentato da aree interne, se quello muore morirà la Calabria. La denuncia del sindaco di Roghudi potrebbe unirsi ad altri sindaci della nostra regione.
C’è il rischio che da qui a 10 anni avremo un raddoppio dei cosiddetti paesi fantasma, luoghi di fatto bellissimi, centri storici incantevoli che però di fatto diventeranno totalmente spopolati perché gli uffici postali chiudono, perché con questo dimensionamento scellerato, scolastico, che tiene conto di fredde, linee guida ministeriali, si stanno chiudendo le scuole, le piccole attività commerciali non resistono allo spopolamento, non c'è un'attività politica in cui si danno anche risorse per creare nuove start-up nelle aree interne come hanno fatto altre regioni. Questo tema non riguarda, infatti, solo la Calabria, ma tutto il Paese. Purtroppo anche in questo, dopo cinque anni di regione a guida centrodestra, dico cinque anni non perché la voglio buttare sul piano politico, ma perché il ciclo dei finanziamenti europei non si conclude in un giorno, e dopo cinque anni, purtroppo sulle aree interne, non si vede una visione».
Un altro passaggio Irto lo ha dedicato alle infrastrutture, in particolare sull’incontro al Mit del presidente Roberto Occhiuto con il Ministro Salvini. «Le risorse, dagli approfondimenti che abbiamo fatto, sono sempre le solite che il ministro Salvini aveva previsto per la Calabria spalmate in 15 anni. Oggi riattualizzano con un incontro al Ministero dicendo che ci sono quelle risorse che già c’erano. Tra l'altro si parla di due tratti che erano già ampiamente discussi, approfonditi e su cui già c'era un finanziamento. Poi dire in pompa magna che riparte il tema della 106 e citare solamente due tratti, due cantieri di cui già se n'è parlato a lungo e non prevedere un ragionamento complessivo sulla cosiddetta strada della morte che come è noto, collega Taranto a Reggio Calabria, mi sembra più che altro una non notizia fatta passare per un grande evento. E su questo devo dire che l'influencer che vive nella Regione Calabria colpisce ancora».
«Stiamo facendo un giro come Pd della Calabria, nei presidi in tutti gli ospedali, Spoke, Hub della nostra regione. L’altro giorno ho incontrato un signore di 87 anni che mi ha raccontato che, avendo chiamato questo famoso Cup unico in tutta la regione, è stato rimbalzato per un esame diagnostico a 18 mesi. Mi diceva non so se vivrò per altri 18 mesi, quindi ho dovuto farmi aiutare da mio figlio per fare quell'esame diagnostico in un istituto privato. Questo è il dramma della nostra regione, la migrazione sanitaria aumenta, oggi chi ha la carta di credito può fare le mammografie, può fare le Tac, può fare le Pet, può fare gli esami diagnostici o di controllo oncologico, chi purtroppo quella carta di credito non ce l’ha rischia di dover aspettare mesi o anni. Tutto questo è inaccettabile e trovo inaccettabile soprattutto che si parli di altro per buttare la palla fuori e non si mettano in campo delle soluzioni strutturali che risolvano il problema.
Poi mi rendo conto che non è una cosa che si fa in un giorno, però il Commissario della Sanità e il Presidente della Regione è nella doppia funzione da tre anni e mezzo. Dopo tre anni e mezzo, vedere quello che avviene ogni giorno in Calabria, c'è un chiaro enorme, evidente fallimento da parte di chi ha gestito la nostra sanità, in cui l'unica riforma è stata quella di costruire azienda zero. Se qualcuno chiedesse ma cos'è azienda zero, cosa fa azienda zero, cos'è questa cosa qui spacciata come grande riforma, dubito che qualcuno possa dirlo, anche degli operatori sanitari, perché non c'è stata una sterzata nel dipartimento sanità della regione Calabria, non c'è stata una riorganizzazione sanitaria tra la grande ambiguità che abbiamo tra le Asp e gli ospedali, tra la rete ospedaliera e la rete territoriale che dovrebbe filtrare e non filtra.
La grande immagine social è la fotografia del piazzale della Regione di non so quante innumerevoli ambulanze nuove. Allora, va benissimo le ambulanze nuove, però se poi devono stare ferme o non ci sono i medici o il sistema dell'emergenza urgenza non funziona perché spesso va in tilt, allora voi comprendete che siamo davanti alla narrazione di una doppia realtà, ma non su fatti banali, ma su fatti centrali che è il diritto a potersi curare. Io penso che tutto questo sia molto grave, il collasso dell'emergenza-urgenza, il collasso di alcuni reparti soprattutto negli ospedali periferici della nostra regione, con casi di mala sanità evidenti dovrebbero imporre un cambiamento radicale».