Nel corso del Consiglio regionale svoltosi ieri a Palazzo Campanella per l’individuazione dei grandi elettori Calabresi, scelti poi in Roberto Occhiuto, Filippo Mancuso e Nicola Irto, il presidente dell’assemblea Legislativa ha anche comunicato come sia stata ufficialmente definita la composizione delle Commissioni del Consiglio regionale. I componenti delle commissioni - sei permanenti e due speciali - sono stati indicati dai presidenti dei gruppi presenti a Palazzo Campanella a completamento di un iter cominciato lo scorso 23 dicembre con l’elezione degli uffici di presidenza.

Ora, insomma il Consiglio potrà lavorare a pieno regime, anche se soprattutto sugli scranni delle minoranze i rapporti continuano ad essere tesi.

Laghi: «Non c’è omogeneità nella minoranza»

A testimoniarlo è la presa di posizione del gruppo de Magistris presidente che a differenza di tutti gli altri gruppi entra a far parte di tutte le Commissioni permanenti e speciali. Da quel che si apprende la nuova impostazione che avrebbe voluto dare il presidente Mancuso agli organismi di Palazzo Campanelle era tesa a razionalizzare il numero dei partecipanti alle Commissioni anche per snellire il lavoro delle stesse, riservando due o tre Commissioni al Polo civico. È stata Amalia Bruni a chiedere di determinarsi in questo modo a Ferdinando Laghi cercando un accordo che non è poi arrivato. E a nulla sono servite le sottolineature di chi ha evidenziato ai due esponenti del Polo civico che non ce la faranno a reggere l’agenda delle Commissioni. Così il Gruppo ha deciso di determinarsi diversamente mettendo in atto una sorta di ritorsione politica. Il perché lo spiega il capogruppo Ferdinando Laghi, intercettato ieri in Consiglio: «Noi siamo il gruppo “de Magistris presidente”, che ha delle caratteristiche peculiari sue. Il nostro è un polo civico e quindi diverso dall'altra minoranza che fa riferimento al PD e al Movimento 5 Stelle. Per questo recentemente avevamo richiesto una individuazione istituzionale del nostro ruolo perché noi siamo per la prima volta in Consiglio regionale. Ed è anche la prima volta che c’è una minoranza fatta da due poli differenti, da due gruppi differenti, ognuno dei quali porta avanti una sua linea politica. Non c'è una omologazione e una omogeneità. Per ogni singolo problema, e per ogni iniziativa abbiamo una nostra identità e abbiamo delle nostre idee».

Lo Schiavo: «Confido in un clima politico diverso»

Sul punto anche il consigliere Antonio Lo Schiavo che è stato eletto vicepresidente della Commissione di Vigilanza, contattato telefonicamente, non le manda a dire: «Noi di fronte ad un irrigidimento delle opposizioni e anche in relazione al mancato riconoscimento del Polo civico all’interno dell’opposizione, abbiamo deciso di recitare fino in fondo il nostro ruolo di controllo nelle Commissioni, decidendo di entrare in tutte».

Una presa di posizione che arriva come risposta a quel “bullismo istituzionale, di cui è stato accusato il centrosinistra per essersi accaparrato praticamente tutte le postazioni disponibili in Consiglio, dall’Ufficio di presidenza alla Commissione di Vigilanza, dove si è materializzato l’asse tra Amalia Bruni e i pentastellati che ha favorito l’elezione di Francesco Afflitto alla presidenza della Commissione di Vigilanza.

Proprio oggi il consigliere Lo Schiavo ha ribadito il concetto – spiegando i motivi della scelta - sui suoi social: «La presenza del gruppo de Magistris presidente nel Consiglio regionale della Calabria non è (e mai sarà) di pura rappresentanza o solo di facciata. Il nostro gruppo, rispondendo ad una precisa scelta politica e nel rispetto del mandato che oltre 130mila elettori calabresi gli hanno assegnato, entra a far parte di tutte le Commissioni permanenti e speciali in seno alla massima assemblea regionale».

E nonostante tutto, pur proseguendo sulla propria strada, Lo Schiavo non sbatte la porta. Già ieri il primo segnale politico è stato lanciato con un voto dato a Nicola Irto, neo segretario del Partito democratico calabrese, nella votazione per i grandi elettori.

«Confido in un cambio di clima politico – chiosa Lo Schiavo – che noi saremo pronti a recepire, eventualmente anche sulla composizione delle Commissioni».

Insomma, nel giro di tre o al massimo quattro mesi, solo se questa guerra fredda tutta interna alla minoranza finirà, si potrebbero ripensare nuovi assetti dell’opposizione.