Imbarazzante post di Pietro Molinaro che celebra la calabresità marchiando con l’immagine di Alberto da Giussano un post sul premio Tenco assegnato al cantautore cosentino
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Deve essere proprio un vizietto della Lega quello di intestarsi la calabresità migliore. Dopo il vicepresidente della giunta regionale Nino Spirlì, che in piena autonomia lanciò una disastrosa campagna social con il logo del Carroccio a dominare sui prodotti dell’ortofrutta calabra, questa volta è il consigliere regionale Pietro Molinaro a scivolare sulla buccia di banana dell’autocelebrazione leghista. Uno scivolone anche più comico di quello di Spirlì, visto che Molinaro ha pensato bene di “rivendicare” su Facebook, sempre a nome della Lega, nientedimeno che la vittoria del premio Tenco da parte del cantautore calabrese Dario Brunori, astro sempre più luminoso della musica italiana.
«Nell'edizione di quest'anno, nella categoria miglior album in assoluto - scrive l’esponente della lega nel suo post - ha la meglio su altri artisti molto apprezzati. Aprendo con felicità del risultato di Dario e di tutta la Brunori Sas un esempio di come la Calabria e i calabresi non hanno bisogno di polemiche per vincere abbiamo capacità e competenze per vincere nei settori produttivi e nelle professioni».
Poi, il tocco di genio: una foto formato poster di Brunori con il logo ufficiale della Lega-Salvini, con tanto di Alberto da Giussano spadone in pugno. Insomma una cosa che a vederla sembra l’invito al prossimo raduno di Pontida, con il cantautore cosentino come special guest ad esibirsi sul pratone che sino a non molto tempo fa vedeva l’ostensione della sacra ampolla con le acque del Po.
Dall’entourage di Brunori si rifiutano di commentare, limitandosi a riferire che Dario è in vacanza in questo periodo. Il post di Molinaro nel frattempo è stato cancellato, ma c’è chi è convinto che invece sia stato bannato direttamente da quelli di Facebook, subissati da richieste di rimozione.
Ciò che è certa, è l’imbarazzante superficialità con cui politici calabresi vecchi e nuovi continuano ad usare la rete come se fosse il diario di scuola, incapaci di contare almeno fino a dieci prima di cliccare su “pubblica”.