Era lo scorso 10 luglio quando Sinistra Italiana ha chiamato a raccolta le forze politiche e sociali che si richiamano al centrosinistra in un albergo di Lamezia. L’obiettivo dichiarato era quello di condurre ad unità il centrosinistra contro quelli che il segretario regionale Ferdinando Pignataro definì “i pieni poteri” di Occhiuto.

Alla convention c’era Anna Laura Orrico, coordinatrice regionale del M5s, Nicola Irto, segretario regionale Pd, il consigliere Antonino Lo Schiavo, i sindacati. La parola più utilizzata nell’occasione fu “campo largo”, la necessità di costruire sin da subito un’alternativa al centrodestra per evitare di finire come nelle due ultime elezioni regionali ovvero con casting disperati a sei mesi dal voto per individuare un esponente della società civile e perdere nel modo migliore possibile.

Non è passato nemmeno un mese che queste buone intenzioni sono andate a farsi friggere. La riforma dei Consorzi di Bonifica sembrava una bomba ad orologeria per Roberto Occhiuto ed invece è esplosa in faccia al centrosinistra che ha votato a briglie sciolte con Ferdinando Laghi e Francesco Afflitto che si sono accodati alla maggioranza portandola a 23 unità.

Al di là del voto che dimostra uno sfilacciamento quello che è mancata è stata la proposta alternativa, visto che difficilmente c’era qualcuno disposto a difendere la bontà dei Consorzi. Il Pd, però, si è limitato a dire no senza emendare il testo, senza proporre soluzioni alternative, finendo per apparire ai calabresi come forza di conservazione più che progressista. Nel M5s è andata peggio con il “processino” avviato nei confronti di Afflitto, mentre Laghi resta isolato nello scacchiere visto che Lo Schiavo è transitato nel gruppo Misto. Il notaio vibonese sta provando a creare il famoso campo largo ma il suo problema è che non ha un partito alle spalle nonostante i corteggiamenti di Sinistra Italiana,

Il quadro quindi non è dei migliori perché quello che non si intravede è una linea politica comune, come dimostrano anche le vicende di Catanzaro, città capoluogo di regione.

Qui il sindaco Nicola Fiorita ha dovuto procedere ad un rimpasto spericolato sotto il profilo politico. Ha inserito in squadra ben tre assessori, certo espressione di liste civiche, ma ispirate dal consigliere regionale Antonello Talerico, organico al centrodestra, che adesso ha la golden share sul consiglio comunale e sulla giunta. Si dirà che Fiorita è stato costretto a farlo per il pessimo risultato avuto al primo turno che gli ha consegnato un consiglio in cui è minoranza. La famosa anatra zoppa insomma. Allora meglio l’accordo con Talerico che con uomini vicini a Mancuso o Montuoro.

Si potrebbe però dire anche il contrario: meglio niente piuttosto che annacquare il programma visto che difficilmente gli uomini di Talerico alimenteranno il progetto politico del centrosinistra che si era presentato agli elettori per scardinare il grumo di interessi del centrodestra catanzarese. Se questo è il quadro governare ad ogni costo non è sempre la soluzione ideale, a volte sarebbe meglio ridare la parola agli elettori. O comunque sarebbe auspicabile un dibattito. Che invece nel Pd non c’è stato. Fa eccezione una polemica fra Jasmine Cristallo, della direzione nazionale del Pd, e il consigliere regionale Ernesto Alecci sulle sorti del segretario del circolo cittadino di Catanzaro, Celia che si è dimesso. Questione davvero minima rispetto a quella generale sopratutto per chi si pone come dura e pura custode dell’ortodossia di sinistra.

Insomma all’orizzonte del centrosinistra non si intravede né un leader né una piattaforma politica chiara. In questa situazione Occhiuto davvero può passare alla storia come il primo presidente a centrare il doppio mandato, mentre gli elettori del centrosinistra possono già preparare i pop corn per assistere all’ennesimo casting last minutes