Il centrodestra catanzarese - come ovvio quantomeno in sinergia con quello calabrese, se non addirittura eterodiretto da quest’ultimo - dopo un weekend di riflessione e soprattutto di riunioni, più ufficiose che ufficiali per la verità, tira dritto per la sua strada rispetto alle Comunali del capoluogo in programma a giugno venturo. E lo fa, consapevole di non poter accontentare tutte le componenti della coalizione con una scelta ampiamente (o, meglio ancora, unanimemente) condivisa sull’aspirante sindaco. Adesso, quindi, dovrà cercare di far accettare a quanta più gente possibile (leggasi capicorrente e maggiorenti locali del gruppo) la decisione di puntare sull’avvocato Valerio Zimatore.

Una scelta che sarà spiegata, e magari “imposta” agli alleati, da Mimmo Tallini tornato a essere la figura di riferimento di Forza Italia a livello provinciale dopo la recente assoluzione rispetto all’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.

I capi del centrodestra sanno infatti che in cima ai Tre Colli possono continuare a raccogliere forti simpatie, forse persino di nuovo della maggior parte dell’elettorato a patto però di non perdere troppi… pezzi. Perché è risaputo come il voto d’opinione, arrivato dopo quello ideologico in un’epoca in cui le ideologie sono ormai ai margini da almeno un paio di decenni, in una tornata come le Amministrative rischia di passare in secondo, se non in terzo, piano rispetto al numero e in particolare al peso delle liste e di conseguenza dei candidati. Ecco allora come una coalizione frammentata con un segmento non più allineato potrebbe perdere tutto il vantaggio che storicamente ha avuto e pare seguitare ad avere. Certo, il nome di Zimatore (professionista stimatissimo in campo lavorativo, sia chiaro) non ha almeno per il momento scaldato i cuori di tutti. E il motivo è presto detto. Si tratta di un neofita, politicamente parlando s’intende, che non si è mai misurato con le urne. Ma qual è allora la ragione per cui, dopo un’affannosa e lunga ricerca del profilo migliore, si è arrivati a lui?

Semplice. Non è passata l’opzione Antonello Talerico, peraltro presidente dell’ordine professionale al quale lo stesso Zimatore appartiene, che sembrava a un passo dal ricevere il sì definitivo delle “alte sfere” del fronte guidato dal partito del Cav. E del resto erano tanti gli elementi utili a lasciar presagire che avesse le carte in regola per ottenere il disco verde: ottimo risultato alle Regionali dello scorso inizio ottobre nelle file forziste, anche se non sufficiente a ottenere un seggio a Palazzo Campanella; più di qualche lista pronta per le imminenti Comunali e perfino l’endorsement di leader nazionali o, quantomeno, big della politica e non solo quali Carlo Calenda e Vittorio Sgarbi. Ma niente da fare di fronte al niet del numero uno degli Azzurri di Calabria. Il Giuseppe Mangialavori che, forse per il ricorso di Talerico avverso l’eleggibilità di Michele Comito e Valeria Fedele da cui è stato preceduto alle Regionali, o può darsi anche per altro ha posto sul quotato penalista un veto insuperabile. Uno sbarramento che nessuno è riuscito a superare, portando al definitivo abbandono di questa “pista”.