Tra prudenza estrema e conservatorismo travestito da progresso, il Partito democratico oscilla tra il culto di Mattarella, il femminismo frainteso e il fantasma di Prodi
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Enrico (nel senso di Letta) non ha mai avuto i tempi sinfonici. Men che meno, quelli comici. Riesce da sempre, e con rara perizia, a non stare sul pezzo. Si è sempre ben guardato persino dal lambirlo. Il pezzo. Vive di agoniche asincronìe. Il suo inutile "fighettare" lungo i sentieri del Bene resta ineguagliato.
L’ultima sua prodezza risale al 2022, quando, nel solenne frangente dell'elezione del Presidente della Repubblica, sguainò la più spericolata delle prudenze : "Occorre preservare Draghi e Mattarella”- disse. Una botta di vita che non ti dico. Un azzardo da brivido, ragazzi! La tumulazione di ogni ardimento.
Il tripudio del “mammismo alLettato" volto a tutelare la “matria sindone” di Mario e di Sergio. Roba per sagrestani. Per timorati di Dio. Del mondo. Della vita. Purtuttavia, gli andò di lusso, stanti i risultati. Talvolta, il gioco di rimessa paga. Così come il “rigor mortis” della politica non intrapresa. Quella che ha ragion d'essere solo nel suo collasso.
E se Edipo si segnalò al mondo come erotico mammone parricida, Enrico sarà tramandato ai posteri come "mammone" e basta. Ineludibilmente preservato, a sua volta, dentro il ventre sacro del mattarellismo più pudico. Dario Franceschini, lirico senatore del Pd, nel tentativo di emulare le gesta di Letta senza sembrare troppo d’acCattocomunista, qualche giorno fa si è lasciato irretire da uno spettacolare fervore kamikazico autoinfliggendosi il castigo per eccellenza: la reputazione di una Boldrini che non ce l’ha fatta.
Infatti, se tu mi cali l’idea che sia giusto dare ai figli solo il cognome della madre affinché le donne vengano risarcite da secolari ingiustizie, è chiaro che sei al cannone del gas. Non è che mi puoi svirilizzare il mondo o evirare le parole cosicché il Maschio, notoriamente brutto, porco e cattivo, sia raso al suolo, ancorché corredato del coltellino svizzero e della torcia di cui consta il kit antinucleare della von der Leyen!
Attento, Dario, perché dentro la triangolazione edipica, che nel tuo caso regge, ti toccherebbe un parricidio impietoso: quello di Prodi, già inguaiato di suo da Del Debbio, Porro e dal mirtamerlinismo in Tardelli, dopo l’affaire Belli capelli. E poi, come se non bastasse, il Norman Bates di Hitchcock potrebbe chiederti di sborsargli i diritti d’autore.
Lui, per risarcire le donne, la mamma se l’era chiusa in cantina, già bella e mummificata. Occhio pure a Mario Merola che, quando si tratta delle mammarelle di Caivano, non tollera emuli. Insomma la “reductio ad matrem" di franceschiniana fattura, in verità propugnata anche da altri, è il trionfo del peggior conservatorismo similbiologico.
Se accordi ad un genere, in quanto tale, il talento di avanguardia della svolta epocale, vuol dire che non capisci una mazza di femminismo. Peggio: confondi Rosa Luxemburg con un gamete. L'unica botta di vita sovversiva che passa il convento, a questo punto, è Gentiloni. E ho detto tutto.