Quando mancano ancora circa due mesi e mezzo all'atteso appuntamento elettorale il centrosinistra pur lentamente procede. Arranca invece in maniera preoccupante lo schieramento opposto, in netto ritardo anche nei confronti dei poli civici donatiani e tallerichiani
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In vista delle Comunali di Catanzaro, al momento c'è un'unica certezza: il centrosinistra si è messo in moto, i principali competitor (aggregazione di Valerio Donato a parte) no! Come d'altronde si evince dalla posizione assunta dal coordinatore provinciale di Forza Italia Mimmo Tallini che ieri ha ammonito i dirigenti locali del centrodestra su un ritardo che rischia di nuocere, e parecchio, alla coalizione. Sì, d'accordo, è pur vero che gli altri malgrado procedano, camminano un po' come le vecchie locomotive a vapore che in salita “sbuffavano”.
Ma resta il fatto che si muovono con un candidato a sindaco e una compagine più o meno configurata. La riprova nell'incontro - in queste ore - di Nicola Fiorita con il leader del Pd Enrico Letta. Confronto che disvela un percorso ormai tracciato. Assai diversa invece, come premesso, è la parabola che ha preso lo schieramento opposto. Una dinamica che ha determinato una paralisi con il veto opposto dal leader calabrese di Fi all’accordo con un altro aspirante successore di Sergio Abramo, Antonello Talerico, accreditato da un sondaggio recente dell'11%.
Una quota rilevante in un quadro frammentato, di più se si considera la mancanza di alleanze con partiti nazionali, a eccezione di Azione di Carlo Calenda. Ecco perché la galassia politica che si era ritrovata intorno al centrodestra può anche decidere di dividersi, pure considerati i malumori ingenerati dalla gestione Abramo e la non condivisione delle varie ipotesi di candidature messe in campo finora. Si può dire, insomma, che il veto di Mangialavori su Talerico inneschi immancabili contro-veti, favorendo una situazione precaria per cui azzardare previsioni diventa un “giochino” complicato. Talerico, del resto, ha già chiarito di voler restare in campo, magari persino ragionando con i Dem su un eventuale accordo per il secondo turno. Ballottaggio che allo stato appare certo alla luce dei tanti poli in lizza.
Ecco perché il rischio di un'implosione, o di un'esplosione, è molto alto nel centrodestra che potrebbe spaccarsi in due, se non addirittura in tre, tronconi con la componente tradizionale, formata da Fratelli d'Italia, Lega e Fi, decisa a puntare su Marco Polimeni su indicazione di Mangialavori. Un pallino di quest’ultimo, che da abile uomo politico con la carta polimeniana asseconderebbe la strategia da lui pensata per Catanzaro e non solo. Se così andassero le cose, resterebbero però fuori l’ala talliniana (per ora legata all’ipotesi di Valerio Zimatore primo cittadino) e anche altri: Claudio Parente.
Senza contare movimenti civici quali Alleanza per Catanzaro, che pur richiamandosi apertamente alle posizioni del presidente leghista del consiglio regionale Filippo Mancuso, di restare pure stavolta nel centrodestra, e magari in corsa con Polimeni, non vuol proprio saperne. La riprova nel dialogo aperto con il prof Donato, che però partirebbe in salita. Motivo? Quelli di Apc sarebbero del tutto contrari a una serie di figure date per vicine allo stesso Donato. Il riferimento è fra gli altri a Sergio Costanzo, Jonny Corsi, Andrea Amendola e pure a Giampaolo Mungo (che però in realtà non appare ancora schierato).
Un’opposizione netta, che sarebbe anche addebitabile al principio della discontinuità rispetto alla lunga esperienza Abramo - oltretutto invocato dal prof in persona, il quale ha chiuso le porte a tanti sostenitori del sindaco in carica - di cui sì Costanzo, Corsi e Mungo, sono attualmente fieri avversari ma che in passato, in alcuni casi remoto per la verità, furono al suo fianco. Non dimenticando, infine, come Amendola non sia ancora formalmente fuori dall’area di riferimento abramiana.