«La situazione è quella che sapete tutti. Nella legge di bilancio hanno previsto L'abolizione del reddito di cittadinanza con solo altri 8 mesi a disposizione dei percettori. Mettono sul lastrico 660 mila cittadini italiani, quindi fanno una lotta non contro la povertà ma contro i poveri solo per questioni politiche. Il risultato sarà secondo me devastante, perché su queste 660 mila famiglie la presidente Meloni dovrà dire di cosa dovranno sopravvivere».

A dirlo è il deputato del Movimento 5 stelle Riccardo Tucci, impegnato nello scorso week end a Reggio Calabria per avviare la riorganizzazione sul territorio con la costituzione dei gruppi territoriali. Ma proprio sul Reddito di cittadinanza, Tucci insiste sulla pericolosità dell’intervento del Governo Meloni: «La cosa più grave non è solo l’abolizione del reddito, ma addirittura l’abolizione del reddito per quei percettori che hanno il reddito come integrazione al lavoro che già hanno. Quindi non sono i classici fannulloni di cui tutti parlano in modo ovviamente snaturato, ma sono persone che hanno un lavoro e sono semplicemente pagate poco. Dovranno dire a queste persone come dovranno sopravvivere, altrimenti dovranno prepararsi al peggio».

Tucci: «Fanno la lotta ai poveri e mantengono il doppio stipendio»

Il tema della lotta alla povertà richiama le dinamiche politiche, anche regionali, a volte incomprensibili ai più, soprattutto se si pensa alla rimodulazione della giunta Occhiuto e alla vicenda spinosa del consigliere supplente.

«Intanto dico che sarebbe ora che si cominciassero a dimettere coloro i quali attualmente usufruiscono del doppio incarico di parlamentare e di consigliere regionale, perché anche questo è un paradosso tutto calabrese. In un governo in cui abbiamo dei governanti che intendono abolire il reddito per chi non ce la fa, abbiamo persone che hanno il doppio stipendio. Questa è la cosa grave. Però l’assurdo è che tutto passa sotto il silenzio totale dei media nazionali. Alcune televisioni locali, alcuni giornali locali se ne sono occupati, ma poi è finito tutto lì».

 Tucci però non vuole dare valutazioni sul profilo dei nuovi assessori regionali (esterni), ma sul punto è chiaro: «È ovvio che sono tutte logiche interne. Ma la cosa che ci dovrebbe scandalizzare non è tanto gli esterni ma il fatto che invece di occuparsi dei problemi di cittadini si occupano dei problemi interni di partito, come salvaguardare le posizioni degli uni piuttosto che degli altri. È questo l'assurdo di questo governo, sia a livello nazionale che a livello locale. Sul Governo regionale poi, ancora stiamo assistendo a una serie di annunci ormai da un anno e mezzo ma di risultati ancora non ne abbiamo visti, vedremo quando e se arriveranno».

Tucci: «Opposizione? Obiettivi comuni ma metodi diversi»

Ma se l’annuncite e il decisionismo di Occhiuto hanno segnato questo primo anno di governo di centrodestra, certamente le opposizioni di Palazzo Campanella non hanno brillato per compattezza e unitarietà. La tesi di Tucci si rifà alla sensibilità di ogni consigliere: «Gli obiettivi sono sempre gli stessi. Diciamo che il metodo che ognuno degli eletti ha - questo vale per tutti i partiti rappresentati in Consiglio regionale - per arrivare all’obiettivo comune, è un pò diverso. C’è chi decide di farlo in maniera costruttiva col governo regionale e chi in maniera ostruzionistica. Non c’è un metodo giusto o sbagliato, c’è il raggiungimento degli obiettivi. Ma spesso questi obiettivi non si riescono a raggiungere a prescindere dalla compattezza delle opposizioni».

La riorganizzazione territoriale

Dopo la costituzione dei Comitati nazionali e tematici e dei coordinatori territoriali, il Movimento 5 Stelle si riorganizza sui territori. Da oltre un anno, i pentastellati guidati da Giuseppe Conte si sono infatti posti l’obiettivo di perseguire un forte rinnovamento e di dotarsi di una struttura organizzativa che possa consentire una sempre maggiore partecipazione degli iscritti ai processi democratici interni e a rafforzare la presenza dei cittadini nell’attività politica e sui territori.

Lo sa bene il parlamentare Riccardo Tucci: «Noi obiettivamente negli anni passati abbiamo avuto questa grande pecca, diciamo così, di un'assenza sui territori di gruppi ufficiali. E questo purtroppo negli anni non ci ha consentito di accedere ai consessi locali».

Ciascun gruppo avrà il compito di favorire la discussione, il confronto e lo scambio di idee politiche tra gli iscritti, sviluppando iniziative e progetti da proporre al Comitato nazionale progetti. Tra i suoi compiti anche quello di promuovere la diffusione dei programmi e delle attività del Movimento.

«L'obiettivo – ha proseguito Tucci - è quello di radicarsi partendo dalle persone che si occupano di temi locali, ma si vorrà arrivare ovviamente a sedi e strutture fisiche dove si avrà il luogo dove incontrare il Movimento 5 Stelle che oggi è iper compatto. Abbiamo un’unica linea e un’unica direzione sia a livello nazionale che a livello locale. Abbiamo già un coordinatore regionale, che è Massimo Misiti, che è stimato da tutti, e abbiamo i nostri gruppi a cui adesso daremo l’ufficialità».

Tucci sottolinea poi che per quanto riguarda i costi, il Movimento ha sempre vissuto di donazioni spontanee di simpatizzanti e iscritti e che anche per l’operazione di radicamento, le risorse si troveranno. I coordinatori territoriali arriveranno subito dopo la costituzione dei gruppi: «In questo modo avremo dei rappresentanti del Movimento 5 stelle sul territorio anche se non eletti. Questo è un grande passo avanti», aggiunge Tucci.

Auddino: «Non siamo più il Movimento di una volta»

All’incontro reggino era presente anche l’ex senatore Fabio Auddino che ha spiegato come i gruppi territoriali saranno gruppi territoriali comunali, per comuni grandi come Reggio e non solo, o intercomunali cioè che prenderanno e comprenderanno più comuni limitrofi perché ogni gruppo territoriale possa arrivare ad almeno 30 iscritti. Tutto l’iter dovrebbe completarsi tra fine gennaio e inizio febbraio, ma in realtà non esiste un cronoprogramma definito.

Auddino, che si dice disponibile a guidare il territorio della Piana, spiega anche cosa cambia, se cambia, rispetto al passato: «Noi eravamo quelli che tanti anni fa dicevano tutto il male possibile dei partiti. In verità io già tanti anni fa però ho sottolineato agli attivisti che si doveva prendere quello che di buono avevano i partiti. Noi siamo un caso a sé. In verità non siamo né un partito né, oggi, siamo più il Movimento di una volta. Stiamo avviando questa transizione importante per costituire la governance che faccia da fondamenta e che abbia delle gambe robuste su cui puoi poggiare il nuovo movimento. Ma ripeto di partito e di partitocrazia non abbiamo nulla, di organizzazione partitica abbiamo tanto e stiamo facendo tanto perché si abbia ancora di più».