La tornata elettorale del 26 maggio avrebbe dovuto rappresentare il giro di boa della politica nazionale e calabrese. Invece per ora le questioni principali restano sul tavolo. Il centrodestra non ha scelto il candidato alle regionali, il Pd subisce l’autonomia di Oliverio e Palazzo Chigi è lacerato dalle contraddizioni
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Vediamo, facciamo, cambiamo… dopo le Europee. Per mesi è stato il mantra politico, in Calabria come nel resto d’Italia. Ogni cosa veniva rimandata a dopo le elezioni Europee, ogni domanda veniva dribblata in vista di questa boa elettorale. Ora che le Europee ci sono state e hanno confermato quello che si sapeva anche prima, niente sembra cambiare davvero. Che la Lega fosse ormai il primo partito d’Italia si avvertiva chiaramente prima del 26 maggio, così come si intravedeva nitidamente la profonda crisi del Movimento cinquestelle. Il ribaltamento dei rapporti di forza è stato certificato dagli elettori, ma nulla è cambiato davvero. Il governo gialloverde è ancora in sella, sebbene viva una profonda contraddizione quotidiana tra maggioranza parlamentare (M5s) e maggioranza nel Paese (Lega). Il risultato è un immobilismo vestito di decisionismo fasullo, come nel caso dei minibot, che sembra solo perpetrare all’infinito la campagna elettorale, con l’Europa che ci sta col fiato sul collo pronta ad esibire il cartellino giallo e a decretare un’infrazione che costerebbe lacrime e sangue.
Tutto come prima anche in Calabria
Allo stesso modo, in Calabria, la scarsa spendibilità politica della ricandidatura alla Regione del presidente Mario Oliverio era lapalissiana già da mesi, eppure il Pd nazionale ha rimandato tutto a “dopo le Europee”, decidendo di non decidere nella vana speranza che il governatore si allineasse alle indicazioni del partito che in Calabria ha puntato su Franco Roberti. «Vediamo come Oliverio si comporta alle Europee e poi ne parliamo», fu questo in estrema sintesi il messaggio del vicesegretario nazionale dei democrat, Andrea Orlando, quando venne giù per chiudere la campagna elettorale. Il presidente della giunta si è comportato come ha sempre fatto nei confronti del suo partito: infischiandosene altamente. E facendo votare ai suoi l’amico Andrea Cozzolino, uno dei pochissimi dirigenti democrat, che ha sempre difeso a spada tratta il governatore, tanto da affermare, dopo l’avviso di garanzia che lo colpì nel dicembre scorso per l’inchiesta Lande desolate, che «la vita di Mario è sempre stata improntata alla lotta alla ‘ndrangheta e alla cattiva politica, con una serietà e una costanza lunga 40 anni». «All’amico Oliverio - continuò Cozzolino - auguro che il 2019 sia ricco di vittorie. Al Governatore, che il suo impegno e le sue opere possano continuare, per il bene di tutta la Regione». Insomma, futtitindi.
Nel centrodestra stesso copione
Ma anche nel campo opposto, quello del centrodestra, il “dopo le Europee” avrebbe dovuto consentire di sciogliere le riserve sul candidato presidente. E invece è rimasto tutto più o meno come prima, con il tiramolla infinito sul nome di Mario Occhiuto, sia all’interno del suo stesso partito, Forza Italia, sia nella coalizione che dovrebbe esprimere il candidato, con Fratelli d’Italia che, nonostante l’ottimo risultato della tornata elettorale di fine maggio, non è ancora passata all’incasso. E mentre Occhiuto va avanti per la sua strada (giovedì a Lamezia presenterà i suoi comitati elettorali e le modalità di adesione), il partito di Giorgia Meloni, che da tempo rivendica il candidato a presidente, rimandando la resa dei conti - manco a dirlo - “a dopo le Europee”, è adesso molto silente. Forse anche a causa delle vicende tutt’altro che politiche che coinvolgono la candidata in pectore, la parlamentare catanzarese Wanda Ferro, rimasta invischiata suo malgrado nella telenovela di Mark Caltagirone, l’inesistente promesso sposo di Pamela Prati, creato a tavolino delle sue agenti Pamela Perriciolo e Eliana Michelazzo, che anni fa aveva messo gli occhi (virtuali) anche sulla Ferro. Una storia venuta a galla dopo gli ultimi sviluppi nazionalpopolari del finto gossip, che ora crea comprensibili imbarazzi e induce al silenzio, nonostante – è bene ribadirlo – la deputata calabrese di FdI sia solo una vittima di questa assurda vicenda giocata sulla pelle di persone inconsapevoli di avere a che fare con personaggi inventati con scopi che ancora sfuggono nella loro pienezza.
La bella stagione è arrivata e ora il “dopo le Europee” verrà sostituito probabilmente con il “dopo l’estate”. Nel frattempo continueremo a immaginare un cambiamento che sembra non prendere mai forma, continueremo a sperare svogliatamente in un futuro migliore che non riusciamo neppure più a immaginare, costretti come siamo ad essere continuamente rimandati a settembre.