Rapporti gelidi tra i presidenti di giunta e Consiglio regionale: il governatore non ha digerito la discesa in campo dell’alleato che voleva traghettare in Fi. Schermaglie a Palazzo Campanella: il gruppo del Carroccio abbandona l’aula durante la discussione sulle agenzie funebri
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Mentre fuori dal palazzo i rappresentanti delle agenzie funebri proseguivano nell’ennesimo sit-in di protesta, la sirena per la maggioranza di centrodestra è suonata in aula soltanto alla fine dei lavori del Consiglio, quando la truppa di consiglieri regionali della Lega ha abbandonato l’aula non permettendo alla maggioranza di mettere la parola fine alla querelle scoppiata tra il centrodestra e le agenzie funebri.
D’altra parte proprio i rappresentanti di FunerCalabria hanno scritto una lettera indirizzata a tutto il Consiglio regionale in cui si chiede, al fine di dare ulteriore tempo alle aziende del settore per adeguarsi alla legge regionale vigente, di prevedere una proroga di 4 mesi.
Il capogruppo di Fratelli d’Italia Giuseppe Neri ha quindi approntato un provvedimento che va in questa direzione facendo comunque intendere che al termine di questo arco temporale la legge produrrà tutti gli effetti previsti e non sarà suscettibile di ulteriori modifiche. Alcuni analisti hanno legato l’uscita dei consiglieri della Lega a questo provvedimento, ma dal Carroccio al momento non è arrivata alcuna precisazione.
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La verità è che quello che è successo ieri in Consiglio rientra nella guerra ormai non più fredda tra il Carroccio e Forza Italia. E lo si capisce in primis dai rapporti freddissimi tra i due presidenti Filippo Mancuso e Roberto Occhiuto. Sullo sfondo ci sarebbe l’accordo che ha permesso proprio a Mancuso di cristallizzare la sua posizione di presidente. Accordo che ovviamente non prevedeva la candidatura europea dello stesso, arrivata quando ormai Mancuso era data in uscita dalla Lega e in direzione di Forza Italia. Proprio la candidatura, è stata considerata da Occhiuto alla stregua di un tradimento politico.
In realtà Mancuso è stato in un certo senso costretto a candidarsi dal suo partito, forse anche per smascherare in qualche modo quell’accordo con Forza Italia. La contropartita a fronte di un risultato positivo da parametrare con la deputata Simona Loizzo, è proprio la consegna al presidente del Consiglio regionale del partito calabrese.
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Ed è qui che entra in scena Simona Loizzo, che si gioca una partita importantissima con Mancuso per sottrargli la leadership. Una competizione interna, affermano fonti qualificate, che spesso la Lega ripropone anche per aumentare la cifra elettorale del Carroccio che in queste europee si gioca tantissimo.
Certo, la posizione di Mancuso è probabilmente quella più in bilico, perché il presidente del Consiglio a questo punto si trova tra l’incudine e il martello: se perde le elezioni (e quindi la competizione interna contro la Loizzo) perde il partito, ma ha già perso Forza Italia, con un Occhiuto che ha giurato vendetta politica.
Ecco perché l’abbandono dell’aula da parte dei consiglieri del Carroccio, avvenuta quando già il presidente aveva lasciato la conduzione dei lavori al vicepresidente Caputo, va letto alla stregua di un messaggio, neanche tanto criptico, nei confronti di Occhiuto: il gruppo consiliare sta con Mancuso.