L'esponente pentastellata ha promosso ricorso per entrare in Assemblea al posto del collega presidente della Commissione vigilanza. Ora denuncia quello che a suo dire è un incarico affidato in maniera inopportuna
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«È gravissimo che il presidente della commissione regionale di vigilanza Francesco Afflitto utilizzi la stessa come uno stipendificio». A puntare il dito contro il consigliere regionale cinquestelle è Alessia Bausone, già candidata alle scorse elezioni dell'ottobre 2021 e sua compagna di partito.
«Ad essere assunto con decorrenza dal primo febbraio (come da determina delle risorse umane del consiglio regionale numero 75 del 31 gennaio) e con un compenso da 40.772,64 euro annui - denuncia Bausone - è, difatti, Eugenio Vitale, il suo avvocato difensore nel giudizio pendente dinanzi al Tribunale di Catanzaro in cui, per motivi di ineleggibilità, ne chiedo la decadenza da una carica per la quale Afflitto ha dimostrato una palese inadeguatezza suscitando imbarazzo ad un M5s regionale già di per sè (e a sua volta) sempre più “afflitto” rispetto alle prove e alle tentazioni di Palazzo Campanella».
«Quindi, se a poco più di una settimana dall’udienza di discussione sulla sua (da me asserita) ineleggibilità, Afflitto assume il suo avvocato, è lecito chiedersi: i calabresi devono pagare, di fatto, le spese legali per la difesa in giudizio di un consigliere regionale?», domanda Bausone, che annuncia un esposto al competente consiglio di disciplina forense «affinchè valuti la compatibilità di tale curiosa circostanza con la deontologia a cui ogni avvocato ligiamente si deve attenere».
Ma non solo, l'esponente pentastellata si rivolge anche al M5s regionale e ai componenti della commissione di vigilanza. «Rimane il dato politico - dice -: il M5s regionale, dopo aver elemosinato a Roberto Occhiuto la commissione di vigilanza, le cui prima seduta è durata quanto un soffio di vento, deve far fronte ad un primo atto che è decisamente imbarazzante. Ho sempre sostenuto che offrire la presidenza della vigilanza ad un vigilante che non è riuscito a vigilare su se stesso (non andando in aspettativa durante la campagna elettorale e, perciò, esponendosi a ricorsi elettorali) sia stata una scelta frutto di un’operazione di bandierina all’insegna dell’antimeritocrazia. Oggi, però, di fronte a scelte (e assunzioni) indifendibili, occorre una valutazione da parte del vicepresidente della vigilanza Lo Schiavo, che con i colleghi Loizzo, Caputo, Straface e Neri devono decidere se prendere una chiara posizione politica chiedendo un passo indietro ad Afflitto o essere complici di una distorsione delle regalie che una presidenza di una commissione offre in dote».
«Duole prendere atto, infine - conclude Bausone -, che se nel M5s nazionale si invoca da più parti confronti e chiarimenti rispetto a determinate condotte, nei confronti delle dinamiche territoriali si abbiano e si tengano le cispe negli occhi, subendo l’onda della scelleratezza e dell’improvvisazione».