Il capogruppo dei consiglieri smorza i toni dopo l’uscita dei suoi dall’aula: «Nessun nodo politico da sciogliere, non ci convinceva la proposta». La candidatura di Mancuso alle Europee ha aperto una ferita tra gli alleati: il voto di giugno determinante per definire gli equilibri nella coalizione
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Ha lasciato tutti spiazzati la decisione del gruppo regionale della Lega di lasciare i lavori del Consiglio facendo venire meno il numero legale. Nessuno si aspettava una mossa del genere per almeno due motivi. A quel punto del Consiglio la conduzione dei lavori era passata al vicepresidente Pierluigi Caputo che aveva chiamato una sospensione dei lavori proprio per verificare se vi fosse o meno il numero legale. Sospensione lampo visto che i numeri c’erano e i lavori sono ripresi subito. Il secondo punto è che in discussione non c’era una nuova legge sui servizi funerari, ma semplicemente una proroga di quattro mesi che non modificava il quadro normativo di riferimento. Si trattava quindi di una pratica non certo politicamente dirimente e con le imprese funerarie che protestano sotto il palazzo ad ogni riunione del Consiglio. Erano state le stesse imprese a scrivere al presidente del Consiglio, il leghista Filippo Mancuso, per chiedere questa proroga.
Perché il gruppo della Lega si è alzato? «Non è successo nulla di che - ci dice al telefono il capogruppo regionale Giuseppe Gelardi - nessun nodo politico da sciogliere. Semplicemente non ci convinceva la proposta portata in aula dopo mesi che si sta parlando di una modifica complessiva della norma».
Minimizza Gelardi, come a dire che a Reggio Calabria non siamo mica in Veneto con i consiglieri regionali forzisti fuori dalla maggioranza e Tajani che ha creato una costola interna al partito chiamandola “Forza Nord”. Che ci sia però una guerra sotterranea è un dato di fatto. Così come è evidente il movente di questa guerra fredda ovvero il comportamento di Filippo Mancuso che ha fatto irritare non poco Roberto Occhiuto. Dato per sicuro il passaggio alla Lega, una volta incassata la riconferma all’ufficio di presidenza, Mancuso è rimasto nella Lega e si è candidato alle Europee. I retroscenisti raccontano di un incontro al calor bianco fra i due e in molti hanno notato il mancato saluto all’apertura del consiglio regionale. L’interpretazione che molti danno allora è che la Lega sia uscita su impulso di Mancuso, che però in quel momento era andato via per motivi personali, proprio per dimostrare ad Occhiuto di essere in grado di tenere le redini del gruppo regionale ed indurlo a miti consigli.
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Ma tutto si può rinfacciare al presidente della giunta regionale tranne che non abbia carattere e la mossa del cavallo di Mancuso proprio non gli è andata giù. Sa che anche il suo leader, Antonio Tajani, sopporta a malapena l’alleato Salvini. Sa anche che i consiglieri regionali della Lega difficilmente andranno oltre qualche schermaglia.
Gli effetti di questa vicenda allora si potrebbero vedere nel lungo periodo, diciamo fra circa tre anni. Occhiuto, nel corso della conferenza stampa di metà mandato, ha fatto capire la sua intenzione di ricandidarsi alla guida della Regione per ottenere un doppio mandato finora mai riuscito ad alcuno in Calabria. Occhiuto potrebbe essere tentato, per il suo secondo tempo, di tenere fuori dalla coalizione il Carroccio. Molto dipenderà dai risultati di queste Europee. Se la Lega dovesse indebolirsi ulteriormente, il presidente potrebbe “prendersi” qualche leghista e farlo candidare in una delle sue liste e tagliare fuori la Lega, magari sostituendola con un partito come Azione che verrebbe magari irrobustito dalle nuove “acquisizioni”. Uno schema insomma simile a quello che si è visto in Sardegna, ovviamente con la speranza di un esito diverso.
Fantapolitica? Forse, si vedrà, molto dipende da come andranno le cose dalle Europee in poi.