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Carlo Guccione questa volta non usa il linguaggio astruso del politichese nei confronti sia del presidente Mario Oliverio che dei compagni del partito democratico. Nel corso della trasmissione 22° Piano, andata in onda su LaC, il consigliere regionale ha affermato che non si poteva vincere il Referendum in Calabria con i metodi della vecchia politica, come il baratto di qualche concessione governativa.
«Qualcuno ha pensato di vincere il Referendum con le fritture, qualcun altro ha pensato di barattare un Sì alla Riforma con un emendamento sulla Sanità. Ma queste cose la gente le capisce – ha proseguito Carlo Guccione – eccome l’ha capito, per questo è andata a votare più rispetto alle regionali, proprio perché ha voluto sindacare un modo di fare politica troppo vecchio». Parole pesanti come macigni quelle utilizzate dal consigliere regionale, parole che sembrano quelle di un dirigente in uscita, piuttosto che di uno pronto a trovare elementi di mediazione. E infatti subito dopo passa a completare l’attacco all’azione di governo di Mario Oliverio interrogandosi addirittura sullo stesso futuro del Pd così come è stato conosciuto fino ad oggi. E aggiunge: «In più c’è stata un’altra questione il Pd nasce perché in Italia Veltroni e Berlusconi si mettono d’accordo e di fatto istaurano un sistema bipolare».
Utilizza questa premessa Guccione per dire la sua nella discussione del momento, cioè che tipo di legge elettorale costruire dopo la bocciatura delle proposte di riforma costituzionale proposti dal Governo Renzi: «Il quadro della Riforma elettorale presuppone una riforma proporzionale – afferma Guccione - questo Pd non la regge», facendo intendere che una tale ipotesi potrebbe prefigurare la fine di un partito nato in un altro contesto e mai diventato comunità vera. Per tali motivi il consigliere regionale auspica «di accelerare una volta stabilito il tipo di legge elettorale anche il congresso del Pd, che deve diventare un luogo nel quale interrogarsi sul destino, sull’identità e sul percorso del Partito democratico affinché si decida se rifondarlo oppure percorrere strade diverse».
Una dichiarazione che lascia capire, più di ogni altra, quanto sia profonda e lacerante la discussione innescata dall’esito referendario. Il ragionamento di Guccione infatti non sembra affatto scollegato da dinamiche nazionali. In queste ore è stata convocata una grande assemblea nazionale da parte dei sostenitori del No al Referendum di area Pd, dal titolo “L’Italia prima di tutto: un nuovo Pd per ricostruire il centro-sinistra. Un’iniziativa che dovrebbe tenersi a Roma il 17 dicembre presso il Centro Congressi “Frentani”. E sono in tanti a chiedersi a questo punto se tutto ciò non siano le grandi manovre per una scissione.