Tanto tuonò che piovve. Alla fine l’ordine del giorno sulla fusione dei Comuni del Vibonese è stato ufficialmente presentato. A sottoscrivere il documento, inoltrato all’ufficio di presidenza del consiglio comunale di Vibo Valentia, e che – dopo la riunione dei capigruppo consiliari – si dovrà discutere in occasione della prossima seduta consiliare, sono stati Domenico Santoro (Movimento 5 Stelle), Giuseppe Policaro e Marco Miceli (“Vibo Democratica”), Lorenza Scrugli (“Vibo Valentia da Vivere”), Laura Pugliese (Partito democratico) e Pietro Comito (“Concretezza”). 

Ma in calce al documento dovrebbero arrivare anche le firme dei consiglieri della maggioranza di centrodestra. L’ordine del giorno, dunque, che fa seguito alla mozione d’ordine presentata e già discussa in aula tempo addietro, fa sua la proposta lanciata dall’associazione “Progetto Valentia”: vale a dire – .come è oramai noto – unire tredici enti locali del Vibonese (Pizzo; Mileto; Maierato; Jonadi; San Gregorio d’Ippona; Sant’Onofrio; San Costantino Calabro; Filandari; Briatico; Filogaso; Stefanaconi; Cessaniti; Francica) con il Comune capoluogo di Vibo Valentia per realizzare un grande ente territoriale, per una popolazione complessiva residente di 79.500 abitanti, «al fine di mettere in atto – secondo i proponenti – un virtuoso processo di sviluppo socio-economico». 

Il nuovo ente locale che viene ipotizzato dovrà avere la denominazione (provvisoria) di “Valentia” o di “Grande Vibo Valentia”. L’idea di fusione tra enti ha, peraltro, nelle ultime settimane alimentato, e non poco, il dibattito nell’opinione pubblica locale. Adesso con l’ordine del giorno, i consiglieri firmatari del testo mirano a impegnare politicamente il sindaco Maria Limardo e la giunta ad adottare determinati provvedimenti che favoriscano il processo di fusione così come intese dal progetto proposto dall’associazione. 

Se, dunque, l’ordine del giorno dovesse passare, il prossimo passo sarebbe quello di invitare gli altri consigli comunali dei centri del Vibonese interessati all’unione tra enti a fare lo stesso.

«Il nostro territorio – si legge nel testo dell’ordine del giorno, che riprende la mozione a suo tempo presentata – è nella condizione di grave ritardo economico e di sottosviluppo e nemmeno il settore del turismo riesce a invertire questa condizione. La polverizzazione della trama urbana, inoltre, non consente il conseguimento della necessaria massa critica per avviare ed implementare l’offerta di servizi di qualità.

Ed inoltre la carenza di tali servizi disincentiva la localizzazione sul territorio vibonese di attività economiche dinamiche ed innovative nonché l’attrazione di capitale umano qualificato. La frammentazione del governo locale – prosegue il testo – ha poi costi molto alti. Il dato più evidente, ricavabile facilmente dai bilanci comunali, è l’incidenza molto elevata dei costi fissi di funzionamento delle strutture sul totale delle risorse disponibili».

Problemi, questi, che potrebbero essere superati, questo si spera, dalla creazione del nuovo ente. A giudizio dei consiglieri interessati ci potrebbero essere «vantaggi per tutti i Comuni: economico-finanziari in quanto «gli incentivi nazionali prevedono l’erogazione del 40% dei trasferimenti erariali ricevuti da ciascun ente nel 2010 per 10 anni, con un tetto a 2 milioni per ogni ente interessato. Deroghe nazionali ai limiti sulle assunzioni, e premialità nei bandi regionali, a partire da quelli che veicolano le risorse dell’Unione europea.

Incentivi di tipo burocratico-amministrativo, in particolare le assunzioni di personale. Si fa notare che la città che verrà sarà snodo nevralgico dell’entroterra, già insignito con il riconoscimento della Dop e della Igp, per la produzione e coltivazione di peculiarità del settore agroindustriale. Ed inoltre – è scritto ancora nel documento – che il futuro ente si colloca sulle direttrici viarie di grande comunicazione (A2, trasversale delle Serre, strada statale 18 Tirrena Inferiore). Ed inoltre i piccoli comuni diverrebbero anch’essi “capoluogo di provincia” traendo anche loro i benefici dell’ente maior».