«La loro assenza è tutt'altro che casuale». Nel Movimento 5 stelle calabrese, almeno su questa vicenda, i dubbi non trovano cittadinanza: i deputati Massimo Misiti, Paolo Parentela e Alessandro Melicchio non hanno votato la fiducia al Governo Draghi «di proposito».

I loro nomi figurano nella lista dei 28 parlamentari che ieri non si sono fatti vedere alla Camera, dove il Decreto Aiuti alla fine è passato grazie a 410 voti a favore, con 49 contrari e un astenuto.

Ci sono delle differenze, però: la reggina Federica Dieni è uno dei 13 deputati assenti ma “giustificati” (era in “missione”); Misiti, Parentela e Melicchio sono invece nell'altro elenco, quello dei “non giustificati”.

Diserzione motivata

Chi ne conosce l'attività parlamentare e il pensiero politico, giura che la loro sia stata una diserzione motivata. E che i tre grillini calabresi abbiano così deciso di iscriversi nella frangia dei duri e puri, l'area stellata convinta della necessità di mollare il Governo e di passare all'opposizione, unica mossa in grado di arginare l'emorragia di consensi del Movimento.

È l'ala in cui avrebbero già trovato posto pezzi grossi dei 5S come la vicepresidente del Senato Paola Taverna e il vice capogruppo a Palazzo Madama Gianluca Ferrara.

Il non voto di Misiti

Lo stato maggiore di Conte ha provato a minimizzare il valore politico delle assenze, considerato che il gruppo alla Camera ha comunque assicurato una presenza del 73%, a fronte del 74% della Lega. Il Pd ha tuttavia onorato maggiormente il patto di Governo, con l'83% dei deputati in aula per votare la fiducia.

Più che i numeri, contano però i profili dei presunti malpancisti. L'assenza di Misiti, in questo senso, pesa eccome.

Il medico calabrese, alla prima legislatura, è un membro a pieno titolo del cerchio magico di Conte, che infatti di recente lo ha riconfermato nel ruolo di referente regionale. Il deputato cosentino è considerato una sorta di «barometro» dalle cui mosse si potrebbero evincere le strategie future dell'ex premier. Il suo non-voto, dunque, anticiperebbe la volontà di Conte di rompere comunque con Draghi.

Settimana decisiva

La settimana prossima sarà decisiva. Il Decreto Aiuti arriverà in Senato giovedì per una nuova fiducia. Entro quel giorno i più riottosi del Movimento aspettano un segnale da Draghi, magari sul Superbonus. Altrimenti potrebbe succedere di tutto, dallo strappo definitivo all'uscita del gruppo al momento del voto. Il risultato sarebbe lo stesso: il Governo ne uscirebbe fortemente indebolito e in balìa delle richieste di tutte le altre forze politiche, la Lega su tutte.

Certo è che sarà difficile convincere un ambientalista convinto come Parentela a votare un Decreto che prevede il termovalorizzatore di Roma. Così come potrebbe risultare arduo far rientrare nei ranghi Melicchio, grillino della prima ora che, dicono i bene informati, non ha mai digerito l'entrata nel Governo Draghi.

Messaggi precisi

Misiti, Parentela e Melicchio, seppur per mera sottrazione, ieri hanno mandato un messaggio politico preciso. Se Conte dovesse strappare, loro sarebbero – con ogni probabilità – al suo fianco. Gli altri parlamentari calabresi, dopo aver resistito alle sirene di Di Maio ed essere rimasti nel Movimento, per ora stanno sotto coperta, in attesa che il quadro si schiarisca.

Al Governo o all'opposizione? Sì o no al terzo mandato? Campo largo con il Pd o Nuovo Ulivo allargato alle forze centriste? Maggioritario o proporzionale? Sono troppe le domande senza risposta per poter decidere cosa fare. Meglio acquattarsi, per ora.