Interrogazione di Anastasi, Billari, Notarangelo e Sculco al presidente Spirlì: «Migliaia di pazienti costretti a pagare cifre non dovute per prestazioni poste arbitrariamente fuori dai Lea». E sulla direzione dell’Uoc denunciano: «Sentenza del giudice del lavoro non eseguita»
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di Claudio Labate
Quali sono le ragioni delle resistenze sinora frapposte all’accertamento dei fatti che hanno sinora consentito di sottrarre alla copertura dei Lea alcune prestazioni di prevenzione oncologica previste nelle linee guida di settore? Perché il Commissario dell’Ao di Reggio Calabria non adotta i necessari provvedimenti di tutela dei pazienti e protegge gli autori di tali pratiche anche non ottemperando alla sentenza del giudice del Tribunale del lavoro, diversamente da quanto prevede la legge e da quanto disposto finora dall’Ao in situazioni analoghe?
Queste sono soltanto alcune delle domande che i consiglieri regionali Marcello Anastasi, Antonio Billari, Libero Notarangelo e Flora Sculco, hanno rivolto al presidente facente funzioni della Giunta regionale, Nino Spirlì, in una interrogazione (la n° 189 del 27 luglio) presentata per fare chiarezza su quanto sta succedendo all’Uoc Dermatologia del Grande Ospedale metropolitano di Reggio Calabria.
Violazioni gravissime
Il caso, che coinvolge il reparto di Dermatologia, è scoppiato sulla stampa locale già da tempo. I consiglieri regionali firmatari dell’interrogazione ricordano che sono state ricostruite «una serie di violazioni gravissime», alcune delle quali, secondo la denuncia della segreteria provinciale della Uil, integranti fattispecie di reato, ad opera del direttore della Uoc Dermatologia a danno del Servizio Sanitario e di migliaia di pazienti costretti a pagare cifre non dovute per prestazioni poste arbitrariamente fuori dalla copertura Lea o mutate con codici diversi appartenenti a prestazioni totalmente differenti.
Il fatto ha già varcato la soglia della Cittadella, visto che già a novembre del 2019 fu il consigliere Giuseppe Neri ad interrogare l’allora presidente della giunta, Mario Oliverio, in ordine ad alcuni di tali fatti e ai costi praticati nel Gom per la prestazione “Osservazione in Epiluminescenza”, segnalando le lamentele di numerosi pazienti che sostenevano come tale prestazione venisse praticata o con un costo esorbitante (56 euro di ticket invece che 6,90) denominandola impropriamente “Capillaroscopia” (denominazione appartenente ad altra prestazione di altro reparto), o in Extra_Lca (a totale carico del paziente, al costo di 50 euro) ed in palese violazione delle previsioni del nomenclatore Lea in vigore su tutto il territorio nazionale.
Ora, Anastasi, Billari, Notarangelo e Sculco fanno notare che le Regioni non hanno alcun potere di modificare le prestazioni ritenute essenziali dalla legge né di imporne surrettiziamente il costo a totale carico del paziente; ma anche che la Calabria figura, dai dati Airtum, tra le Regioni che hanno la maggiore mortalità per i tumori della pelle e ciò si ritiene sia dovuto alla scarsa prevenzione.
Gli stessi aggiungono che risulterebbero numerosi i pazienti che «non essendo garantiti dalle previsioni dei Lea abbiano rinunciato alle visite per l’illegittimo alto costo richiesto o abbiano avuto ritardi nei controlli».
Nulla è stato fatto
Al di là della «violazioni gravissime» denunciate, va considerato l’effetto delle stesse, anche in termini economici, visto che queste violazioni andrebbero avanti già da qualche anno e quindi avrebbero riguardato migliaia di pazienti cui è stato richiesto un costo illegittimo.
E se da una parte nessun provvedimento sembra essere stato adottato dal Dipartimento regionale Tutela della Salute (anche dopo l’interrogazione di Neri), che pure dovrebbe vigilare sulla corretta erogazione delle prestazioni sanitarie e nulla ancora è stato disposto dal Dipartimento per accertare tali gravi irregolarità a discapito dei pazienti e della loro salute; dall’altra la Commissaria dall’Azienda ospedaliera Gom, Iole Fantozzi, a fronte delle denunce pervenute «avrebbe adottato soltanto provvedimenti di facciata».
Ma nulla è stato fatto anche riguardo all’esito del procedimento disciplinare «disposto dalla Direzione Sanitaria nei confronti del direttore della Dermatologia, Giovanna Malara, né sulle gravi responsabilità di chi ha consentito che si instaurasse una prassi contra legem a danno dei pazienti con il perseverare di tali abusi».
Sentenza non applicata
In tal senso i consiglieri regionali interroganti sottolineano che «proprio i dirigenti medici che si sono opposti a tali illegittime pratiche e hanno denunciato tali abusi pare siano stati discriminati illecitamente nel calcolo delle ore di lavoro, nelle valutazioni e nell’attribuzione degli incarichi professionali».
Va d’altra parte ricordato che il Giudice del Lavoro di Reggio Calabria con sentenza del 9 giugno scorso ha annullato la procedura valutativa interna per il conferimento dell’incarico quinquennale del direttore di Uoc Dermatologia dell’Ao Gom di Reggio Calabria, «ma nulla sinora inspiegabilmente è stato disposto dalla Direzione strategica» per eseguire la sentenza nonostante l’ordine del giudice, pronunciatosi sul ricorso presentato dalla dottoressa Valeria Falcomatà, contro la nomina del direttore Giovanna Malara.
Per i consiglieri firmatari «sembra emergere una singolare tutela contro ogni norma codicistica, amministrativa e gestionale tesa a rendere immune dalle conseguenze dei comportamenti quantomeno illegittimi ed irregolari un dipendente pubblico che non avrebbe peraltro alcun titolo per rimanere tale in quanto reclutato irregolarmente e che avrebbe arrecato ai pazienti un danno economico e assistenziale evidente».
Cosa fare?
In conclusione i firmatari dell’interrogazione chiedono al presidente della giunta «se il Dipartimento abbia svolto la dovuta attività di vigilanza e quali siano i risultati alla luce delle continue lamentele dei pazienti e quali provvedimenti abbia adottato per verificare l’esistenza di tali gravi comportamenti che hanno arrecato un danno anche alla Regione stessa». Anastasi, Billari, Notarangelo e Sculco si domandano in sostanza quanti siano i pazienti sottratti alla garanzia del Lea per una prestazione di prevenzione oncologica fondamentale, e se non si ritiene che debbano essere urgentemente rimborsati.
Ma non basta, perché si invocano urgenti provvedimenti per tutelare i medici che hanno denunciato gli abusi e la necessità di una ispezione anche «per garantire la esecuzione delle sentenze dell’Autorità Giudiziaria in coerenza con i doveri gestionali sanzionati dal comma 7 dell’art. 3 bis del D.lgs. 502/1992 nell’AO GOM di Reggio Calabria».