Azione riformista Calabria denuncia le contraddizioni del partito che formalmente sostiene la proposta ma nei fatti sembra remare contro per scongiurare la fine anticipata della legislatura
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Sta facendo molto parlare tra gli addetti ai lavori e non solo il ricorso al Tribunale amministrativo regionale della Calabria promosso dall’avvocata cosentina Rossella Barberio che verrà discusso il prossimo 23 settembre che chiede di annullare le elezioni regionali calabresi del 26 gennaio scorso per varie motivazioni tra cui la mancata introduzione della doppia preferenza di genere nella legge elettorale.
Ciò che ha colpito maggiormente, però, è che ad intervenire in giudizio a sostegno della vittoria di Jole Santelli è stata la minoranza di centrosinistra, tra cui due esponenti del Partito democratico: Luigi Tassone e Carlo Guccione.
È su quest’ultimo che si è scagliata l’associazione Azione Riformista Calabria, componente “eretica” del Pd non più zingarettiano.
In una nota, l’associazione ricorda come lo scorso 4 luglio Nicola Zingaretti avesse dichiarato il pieno sostegno del Pd alla richiesta del governo per la doppia preferenza di genere nelle elezioni regionali. «Non c’è molto tempo: ora bisogna fare presto e procedere nelle singole Regioni. Anche da presidente di una Regione che ha adeguato la legge elettorale nel 2018 dico che è tempo della coerenza e dell’impegno al fianco del protagonismo delle donne», scriveva effettivamente su Facebook il segretario nazionale.
Lo stesso Zingaretti, ricorda Azione Riformista Calabria: «In un incontro del 24 ottobre 2018 a Bologna con le attiviste di “TowandaDem” sulla mancata introduzione della doppia preferenza nelle regioni aveva esclamato “Ma è incostituzionale!”».
«Forse il segretario non sa», pungola l’associazione «che un membro della sua segreteria nazionale, il consigliere regionale calabrese Carlo Guccione, si è costituito presso il Tar Calabria nell’ambito di un procedimento che porterà i giudici amministrativi a dover decidere se la mancata introduzione della doppia preferenza di genere rende le elezioni regionali viziate a tal punto da essere annullate (anche alla luce del decreto legge 86/2020 che afferma espressamente che la mancata previsione della doppia preferenza “integra la fattispecie di mancato rispetto di norme di cui all’art. 120 della Costituzione “). Tralasciando ai tecnici e ai giuristi la questione giuridica, sul piano politico non può che destare imbarazzo il fatto che il responsabile ‘crisi industriali’ del Pd Nazionale metta nero su bianco che l’attuale legge elettorale calabrese, che non prevede nè quote nè doppia preferenza, “è pienamente conforme ai precetti costituzionali di uguaglianza e di elettorato passivo e salvaguarda in modo completo i criteri di democraticità e di partecipazione».
«Ci dica, pertanto, il segretario Zingaretti», conclude la nota, «se è questo rappresenta il tipico caso di chi “predica bene e razzola male” e inviti il suo componente di segreteria a non intervenire nei tribunali contro le donne calabresi».
Proprio oggi Zingaretti sarà a Reggio Calabria a sostegno di Giuseppe Falcomatà. Da lui nessun commento sulla mancata presentazione del Pd a Crotone, né sulle tempistiche per il congresso, tantomeno sulle dimissioni di Callipo. Chissà se un commento su questo argomento, tanto caso al centrosinistra promotore del recente decreto legge sulle elezioni in Puglia, potrà oggi fuoriuscire dalla bocca del segretario nazionale del Pd, anche solo per togliere dal profondo imbarazzo la ‘collega’ di Guccione nel Pd, la responsabile nazionale pari opportunità di origini catanzaresi Lucia Bongarzone.