Restano disattese le aspettative e gli impegni assunti da Lega e 5 Stelle sulla riapertura dei Tribunali soppressi dalla Riforma Cancellieri. Tra questi, in Calabria, c’è quello di Rossano (oggi Corigliano-Rossano), chiuso – senza che ancora oggi, a distanza di oltre un lustro, se ne conoscano le motivazioni – e accorpato al presidio di Castrovillari.

Il contratto di Governo, al punto 12 per l’esattezza, prevedeva la riapertura delle sedi soppresse. Quantomeno di quelle che con la loro chiusura hanno realmente sottratto ai territori l’accesso al diritto alla giustizia. E tra queste, al primo posto, continua ad esserci il Tribunale di Corigliano-Rossano e del suo comprensorio giudiziario. Dove i disagi dal 2013 ad oggi sono aumentati in modo esponenziale.

Il termine “riapertura dei tribunali” all’interno del contratto di governo, però, oggi assumerebbe un altro significato – illustrato ieri dallo stesso Guardasigilli Alfonso Bonafede nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani. Quello, cioè, di non ritornare allo status ante quo ma di insediare all’interno dei presidi degli “Uffici di Prossimità”. Una rivoluzione, secondo il Governo del cambiamento, che riporterebbe «la giustizia – così ha detto Bonafede – più vicina ai cittadini per migliorare la qualità della loro vita».


Secondo Bonafede
, infatti, con gli Uffici di prossimità sarà possibile «colmare il vuoto che si è creato con la chiusura dei piccoli tribunali, arrivando fisicamente più vicino ai cittadini. E magari proprio in quei luoghi dove ci sono persone che soffrono, per esempio negli ospedali». L’obiettivo, entro il 2019, è quello di istituire mille sportelli nei territori decentrati rispetto alle città dove tribunali, uffici regionali e comunali hanno la sede principale: «Tra un anno – spiega il ministro – faremo un elenco delle città e delle Regioni coinvolte non per pubblicizzare il Ministero ma per dare risalto ai rappresentanti delle Istituzioni che hanno creduto in questo progetto».

Ma gli uffici di prossimità non sono tribunali 

Ovvio che questa soluzione può star bene alle regioni del Settentrione (ieri a sostegno della proposta sono scesi Liguria, Piemonte e Toscana, chiamati dal ministro “Enti pilota”) dove esiste ed è forte una rete territoriale dei servizi, dagli uffici ai trasporti, più ramificata e consolidata dai tempi dell’Unità d’Italia. E dove – per fortuna loro – non esistono problemi storici ed endemici legati alla grande criminalità organizzata.

Per la Calabria e per Corigliano-Rossano, sede dell’unico tribunale soppresso nella nostra regione, è altrettanto ovvio che questa soluzione suona come una beffa, anzi, una presa in giro! Dal momento che i servizi che dovrebbero essere erogati attraverso gli “Uffici di prossimità” sono già largamente garantiti dagli studi legali presenti sul territorio. Siamo dunque al punto zero. E purtroppo, stando così le cose, delude anche l’atteggiamento dei parlamentari 5 stelle, espressione dell’Alto Jonio calabrese, che alle politiche del 4 marzo scorso sono stati delegati anche e soprattutto per redimere e risolvere la vertenza del Tribunale di Rossano.


La pensano così anche quanti da anni si stanno battendo per la riapertura del presidio sibarita
e che avevano posto fiducia nella responsabilità della delegazione parlamentare pentastellata. «Stigmatizziamo l’atteggiamento di Bonafede – dice Dora Mauro, componente del Coordinamento nazionale dei Tribunali di prossimità – per aver rifiutato ogni confronto sul tema, nonostante gliene avessimo fatto richiesta da tempo. Prendiamo atto di questo nuovo provvedimento e ribadiamo che gli uffici di prossimità saranno solo un ulteriore sperpero di denaro pubblico senza che si risolvano i gravissimi gap dell’amministrazione giudiziaria, come quelli che si continua a registrare  dopo l’accorpamento di due grandi Fori come Rossano e Castrovillari». C’è poi quell’operazione verità che la politica, di ogni colore ed estrazione, ha sempre sviato. «Nell’incontro di coordinamento tenutosi a Roma lo scorso 7 dicembre – ricorda Mauro – ho ribadito anche la forte necessità del territorio di Corigliano-Rossano e sostenuta dal Gav (gruppo di azione per la verità, ndr) di conoscere le motivazioni che portarono alla chiusura del tribunale rossanese. Perché ancora oggi, non ne abbiamo capito e recepito i motivi!»

Oliverio diserta l’incontro con Bonafede 

Ma a tirarci la zappa sui piedi spesso ci pensiamo anche noi calabresi. Perché mentre il ministro Bonafede ieri a Roma diceva che gli “Uffici di prossimità” sono belli, buoni e giusti e risolveranno i guai della giustizia, in rappresentanza del nostro esecutivo regionale – seppur invitato – non c’era nessuno. Oliverio, eccessivamente preso dalla questioni sanitarie degli ultimi giorni, probabilmente si sarà dimenticato che quella di ieri sarebbe stata un’opportunità ghiotta per battere i pugni sul tavolo del Governo per far capire che l’escamotage trovato dall’entourage gialloverde non è nemmeno lontanamente vicina alla peggiore soluzione che si sarebbe potuta trovare per restituire il maltolto all’alto Jonio calabrese.


Del resto, questa (triste) vicenda, quella del tribunale di Corigliano-Rossnao, a parte qualche sindaco e consigliere comunale, a parte i cittadini (che non ci sembra poco) e gli avvocati (nemmeno tutti), sembra essere diventata il tabù di quella politica che, oltrepassati i tornelli del governo e del potere, dimentica completamente di dare seguito agli impegni.


Restituire un Tribunale ad una città di 80mila persone, in un territorio dove gravitano oltre 200mila utenti, che ne ha estremamente bisogno, non è un “chiudito” ma una necessità ed un diritto sacrosanto. Di cui tutti – escluso nessuno – dovrebbero farne ammenda.