Roma - Sembrano ormai una cosa sola. Almeno in apparenza. Matteo Renzi e Mario Oliverio. Reciproci attestati di stima. Strette di mano e pacche sulle spalle. Addirittura l'abbraccio romano nella giornata di ieri. Ingredienti di un intesa che non può mettere però a tacere i disguidi dei giorni scorsi. Eletto il capo dello stato il governatore dovrà rituffarsi nell'arena calabrese. Il sei febbraio è prevista l'asssemblea regionale del Pd. E non è detto affatto che il segretario Ernesto Magorno ne esca sano e salvo. Peraltro, da capire rimane come il presidente della regione verrà fuori dalla vicenda De Gaetano. L'assessore sul quale aleggia il pesante sospetto chiuso nelle carte dell'inchiesta contro il clan Tegano di Archi che ha portato a 25 arresti nello scorso mese di Dicembre. Maria Carmela Lanzetta che tra qualche ora dovrebbe dare le sue dimissioni da Ministro non entrerà nell'esecutivo. Delusa l'ex sindaco di Monasterace è pronta a ritornare alla professione di farmacista, perchè è difficile da mandar giù il metodo usato dal premier per scaricarla dall'esecutivo nazionale. Quanto a De Gaetano, le parole di Graziano del Rio non sono state ufficialmente smentite da Matteo Renzi. Anzi fonti di palazzo Chigi rassicurano che "il premier e il sottosegretario alla presidenza del consiglio viaggiano sulla stessa lunghezza d'onda". Con buona pace di entrambi, Oliverio non intende però tornare indietro. Dunque,  l'ex consigliere regionale di Rifondazione Comunista, rimarrà nell'esecutivo che per il momento dovrebbe restare a tre.  Il tutto mentre gli alleati di centrosinistra, dai socialisti, a centro democratico, fino a sel chiedono un allargamento del governo regionale.Insomma,conclusa la pausa romana, per l'elezione del capo dello stato il governatore dovrà rituffarsi suo malgrado nella bolgia infernale di palazzo Alemanni. 

 

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