VIDEO | Lo storico e saggista ospite nell’ultima puntata della trasmissione di Antonella Grippo ha rimarcato la sua avversione verso il conformismo politico. «A Soveria Mannelli volevo fare l’assessore al Dissolvimento dell’ovvio e il prefetto si allarmò»
Tutti gli articoli di Politica
«Il malinteso senso del decisionismo» - per dirla con Antonella Grippo - merita l’attenzione di un giornalismo che sembra essersi appiattito sulle posizioni ministeriali. L’autrice e conduttrice del talk politico più irriverente del piccolo schermo elenca quindi le «manganellate de La Sapienza», gli «sballati del rave» per dare l’idea di una impostazione per benpensanti condito di ordine e disciplina. E poi, i migranti, che «sono stati apostrofati in modo quantomeno rude, pesante, greve, e poi trattati alla stregua di merce». Il riferimento della giornalista di Sapri è ai sette giorni in mare patiti dai profughi poi sottoposti ad uno sbarco selettivo, finendo per rappresentare il «carico residuale» su cui – rimarca Grippo – si fonda «la semantica del celodurimo alla vaccinara» - da cui il titolo della puntata – che ha messo in secondo piano il «celodurismo primordiale» della Lega, sostituito ormai da questa versione “più ruvida”.
Antonella Grippo ne parla con i suoi ospiti in studio, Vittoria Baldino, deputata del Movimento 5 Stelle, e Francesco Toscano, leader di Ancora Italia. In collegamento anche il giornalista de Il Fatto quotidiano, Antonello Caporale. Per la parlamentare pentastellata, invitata a commentare il dolente sbarco di Catania, «il governo ha fatto un bagno di real politik» dopo gli slogan della campagna elettorale fondata su blocchi navali e respingimenti. L’incidente diplomatico con la Francia, che ha dato un porto alla “Ocean Viking”, ha per Baldino «dimensioni enormi» per «l’incontinenza verbale del governo».
Per Toscano il problema preliminare è «riconoscere che noi siamo una colonia rispetto al vero ordine dominante europeo. Quelli che pensavano di poter disarticolare questo mostro sovranazionale mandando Giorgia Meloni lì, hanno sbagliato i conti».
Giordano Bruno Guerri: «Oggi devi pensare tutto in blocco, non è civile»
«Il Governo subisce la perfidia della contingenza storica che stiamo vivendo, in modo drammatico. In più è un governo che si è annunciato dicendo “siamo pronti” e ci si aspetta che sia pronto. Devo dire che ha mostrato una certa decisione, poi dei risultati se ne può parlare». Entra così nella discussione, Giordano Bruno Guerri storico e direttore del Vittoriale degli italiani.
Grippo, che ne sa una più del diavolo, prova a capire cosa ha impedito a Guerri di diventare Ministro della Cultura. Lui ovviamente non si scompone e spiega: «Queste divisioni schematiche, rigide, che ricordano più il tifo che la politica per cui devi pensare tutto in blocco quello che dice la destra o la sinistra è brutto prima di tutto, e poi non civile. Io credo che ognuno prende le idee e i pareri giusti dove gli sembra di trovarli, quindi un po' a destra e un po' a sinistra. Qualcuno una volta disse che sono un uomo di destra che pensa da sinistra, una cosa generica ma la trovo simpatica».
Sull’impronta data da Meloni al suo governo lo storico non ha dubbi: «È normale che qualsiasi governo, non solo in Italia, nei primi cento giorni cerchi di dimostrare quello che vuol fare, e che può fare. In più un governo di destra è per natura, o vorrebbe esserlo, decisionista. Questi motivi concorrono a determinare questi primi passi che sono poi resi ancor più pesanti dalle contingenze – prima i rave, poi gli sbarchi – ed hanno portato a decisioni, nel caso dei rave probabilmente affrettate, con una legge malfatta, e poi con gli sbarchi una situazione che ha creato una crisi diplomatica con la Francia».
L’analisi di Giordano Bruno Guerri non boccia in toto la linea meloniana: «D’altra parte questo decisionismo annuncia una posizione secondo me giusta, per cui bisogna risolvere il problema degli sbarchi. Io sono del parere che bisogna accogliere però l’accoglienza va suddivisa tra i paesi Europei, non è pensabile che rimangano tutti in Italia. E’ sbagliato prima di tutto per chi arriva, perché non è detto che tutti vogliano rimanere in Italia che non è esattamente il paese dei sogni per chi arriva dall’Africa; e poi anche per chi li riceve».
Guerri e Grippo duettano anche sul concetto per cui “La storia è atto di pensiero”: «La storia è la ricostruzione della vita umana sulla terra – spiega lo storico - come una conseguenza di atti che sono sempre di pensiero. Poi naturalmente non possiamo mettere in questa categoria i cataclismi ma tutto il resto è una conseguenza di atti umani».
Ma c’è anche un aneddoto che riconduce il presidente del Vittoriale degli italiani in Calabria. A Guerri fu offerto dal sindaco Mario Caligiuri l’assessorato alla Cultura di Soveria Mannelli: «A me sembrò banale l’assessorato alla cultura e allora chiesi che si chiamasse assessorato al dissolvimento dell’ovvio, e allora il prefetto che doveva concedere il permesso mi interrogò perché era preoccupato, in realtà volevo semplicemente dissolvere l’ovvio della cultura».
L’ovvio della politica, invece, «lo dissolviamo non con schieramenti rigidi. Bisogna accettare il pensiero della controparte come possibilmente vero» dice congedandosi Giordano Bruno Guerri.
GUARDA L'INTERA PUNTATA SU LAC PLAY