Il caso

Gioia Tauro, strascichi polemici dopo la presunta aggressione verbale subita dal sindaco Scarcella

Il presidente dell'assise civica e la Giunta accusano Luigina Pedullà di aver assistito all'episodio e «non aver dichiarato nulla ai carabinieri» chiedendone le dimissioni. Solidarietà dalla minoranza e dall'ex sindaco Alessio: «Tentativo di soffocare la voce del dissenso»

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di Giuseppe Mancini
24 ottobre 2024
13:29

A Gioia Tauro il clima rovente, innescatosi nella recente campagna elettorale, stenta a mitigarsi e rende l'aria incandescente. In seguito alla presunta aggressione verbale denunciata dal sindaco Simona Scarcella ad opera di un cittadino, il presidente del Consiglio, la giunta comunale e i consiglieri di maggioranza hanno stigmatizzato la vicenda avvenuta all’interno della casa comunale e hanno evidenziato che all’episodio avrebbe assistito un consigliere di opposizione, anch'ella donna, che «lungi dal condannare il gesto commesso da parte di un appartenente alla sua coalizione politica, sogghignava affermando poi, alla presenza dei militari dell'Arma dei carabinieri, di non avere nulla da dichiarare». Il gruppo solidale a Scarcella, pertanto, chiede con forza le dimissioni della consigliera.

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Oggi, gli esponenti di opposizione (Coalizione La Ginestra, Partecipazione e Democrazia, Città Vivibile, Insieme per Gioia, Progetto Gioiese, Movimento Social Popolare, Rinascita Gioiese, i quartieri) respingono le accuse e con una nota stampa sottolineano: «Apprendiamo con grande sgomento e stupore la notizia che, impropriamente e gratuitamente, chiama in causa il Consigliere Comunale del Movimento Social Popolare, professoressa Ginetta Pedullà, stimatissima professionista, recatasi semplicemente presso la Casa Comunale, nel pieno diritto dello svolgimento delle proprie prerogative Istituzionali e Costituzionali, le cui innate virtù morali, oltre che la sua specchiata storia umana rappresentano quel robusto contenitore di valori che le consente di restituire al mittente le odiose e strumentali illazioni con il solo scopo di alimentare lo scontro politico, ormai insanabile, con l’opposizione in Consiglio Comunale. Alla professoressa Luigina Pedullà, alla sua nobile famiglia, in passato tristemente colpita dalla protervia e dalla arroganza mafiosa, ribadiamo la nostra stima, solidarietà e il nostro sostegno».


Il comunicato della minoranza, poi, si concentra sulla figura del primo cittadino di Gioia Tauro Simona Scarcella: «Il sindaco ormai in preda alla sindrome da accerchiamento continua con la sua pratica preferita, quella della denuncia e della mistificazione della realtà, circondata da suoi adepti, pronti alla bisogna a sostenerla per cercare di tacciare la voce democratica del dissenso. La sua inclinazione alla denuncia è ormai notoria, un modo mieloso per tentare di catturare il consenso istituzionale. Non ha esitato a denunciare e gettare fango su funzionari irreprensibili dello Stato dell’ Agenzia di sistema Portuale, con accuse fumose ed evanescenti, bastonata prima dal Pubblico Ministero e successivamente dal Gip del Tribunale di Palmi che attestavano la correttezza dell’operato dei funzionari da lei denunciati per gravi reati. Non vi è chi non veda che il Sindaco scambia spesso le nuvole a bassa quota per masse di terraferma come le insulse accuse contro chi non è allineato ai “suoi desiderata”. Attorniata da fedeli scudieri all’interno del Palazzo Comunale in cui si vanta di essere padrona e Signora  “Qui comando io” esercita il suo potere tentando, in tutti i modi ed in ogni dove, di soffocare la voce del dissenso con pratiche disgustose ad Hoc costruite. Che non fosse adeguata al ruolo lo dicevamo da tempo, in questi mesi si è distinta per l’incapacità con cui ha gestito la cosa pubblica, basta dare una pur superficiale occhiata all’albo pretorio del Comune per comprendere le ragioni dei suoi progetti».

Il gruppo di opposizione ribadisce che «non ci faremo intimidire, eserciteremo le nostra funzione Istituzionale con rispetto verso i nostri elettori, le presenteremo il conto sulla gestione della cosa pubblica precisandole, ancora una volta, che a comandare certamente non è il sindaco, il cui ruolo è quello di amministrare. Ad essere oltraggiata, sin dal primo Consiglio Comunale, basti recuperare la pregnante produzione audio-video che circola sul web, è stata la preside Mariarosaria Russo, donna, moglie, madre e nonna, invitata dal Presidente del Consiglio a lasciare l’aula, che non solo, ha istigato il pubblico al tumulto piuttosto che sedare le urla vibranti e violente, che si sono ripetute al suono minaccioso di “Fuori, Fuori” di una claque artatamente e strumentalmente orientata, ma “con toni minacciosi”, per utilizzare un eufemismo, la stessa è stata ripetutamente invitata ad uscire fuori dall’aula consiliare, per non parlare del fatto che in tutti i consigli a cui ha presenziato le è stato negato spesso il diritto di replica. Il tutto accadeva nella totale indifferenza e nel colpevole silenzio del sindaco e della sua maggioranza».

Un comunicato, di piena solidarietà alla consigliera comunale Luigina Pedullà, è stato diramato anche dall’ex sindaco di Gioia Tauro Aldo Alessio: «Il palazzo comunale è di tutti i cittadini. Non ci sono padroni. Sono costretto a registrare l’ulteriore tentativo di distrazione di massa operato dal sindaco e dai suoi complici per imbavagliare l’opposizione consiliare e rendere, come già accaduto, sempre più difficile il libero esercizio dei diritti e dei doveri dei consiglieri comunali di opposizione. Ho motivo di ritenere che questa sceneggiata napoletana è stata abilmente manipolata al fine di distrarre la popolazione dai tanti abusi, illegittimità, inopportunità sistematicamente condotti dal sindaco e dalla Giunta contro gli interessi dell’Ente. Oramai siamo al punto che ragioni di difesa della legalità e della trasparenza amministrativa impongono un intervento sollecito del Prefetto, della Procura della Repubblica e della Autorità Anticorruzione».

 

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