Una seduta di Consiglio regionale da fine impero, più che da fine legislatura. Quando tutto è ormai perduto, le elezioni incombono e tutti tengono famiglia, possono diventare realtà i più improbabili giochi di prestigio e i più indicibili inciuci. Nonostante in ballo ci siano, o meglio ci dovrebbero essere, gli interessi e i diritti dei calabresi.

E così, dall’inizio alla fine della lunga giornata di Palazzo Campanella iniziata nella tarda mattinata e finita soltanto a tarda sere, un solo fil rouge: salviamo il salvabile e lanciamo la campagna elettorale.

Non a caso, al contrario di quanto avvenuto per prassi nell’ultimo anno e mezzo, mai è mancato il numero legale. Né in Commissione “Bilancio” dove si doveva approvare la legge di riforma del Corap dal punto di vista di finanziario, né in Consiglio dove la riforma è stata strategicamente messa in cosa all’ordine del giorno.

L'accordo tra Oliverio e Tallini

Stavolta il governatore non ha avuto patemi d’animo: aveva blindato la seduta con il consigliere regionale di Forza Italia Mimmo Tallini garantendogli l’approvazione della modifica alla legge istitutiva della Riserva delle Valli Cupe, in cambio del numero legale fino alla fine della seduta per licenziare l’intero ordine del giorno, con numerosi provvedimenti in attesa da tempo dell’approvazione, compresa la riforma del Corap e la sua liquidazione coatta.

Ma che la giornata sarebbe stata scoppiettante lo si era capito fin dall’inizio della Conferenza dei Capigruppo. Il presidente Nicola Irto, proprio in apertura dei lavori, ha dovuto rendere edotti i presidenti dei gruppi che la giunta aveva deliberato l’esercizio provvisorio di bilancio. In buona sostanza il presidente Mario Oliverio e i suoi assessori hanno rinunciato ad approvare il bilancio per il 2020, nonostante fino ad oggi si era sempre valutato di rinviare la data delle elezioni regionali al 2020 per consentire l’approvazione della manovra finanziaria. Motivazione che ha convinto l’Emilia Romagna a votare nella stessa giornata del prossimo anno, con la differenza che il governatore Stefano Bonaccini il bilancio lo ha già approvato in giunta e presto lo farà in Consiglio.

Paradosso dei paradossi: la decisione di lavarsi le mani davanti al bilancio avviene proprio nella giornata in cui Oliverio comunica ufficialmente la data del 26 gennaio per le prossime elezioni.

Esercizio provvisorio

Hanno, dunque, del grottesco le giustificazioni date in Aula dal governatore in ordine a tale decisione. «Ci dovrebbero ringraziare per il nostro senso di responsabilità» ha detto Oliverio spiegando che non si poteva ingessare il bilancio della futura maggioranza e che, così, spesso si è fatto in passato.

L’opposizione ha gridato allo scandalo e i malevoli dicono che i 266 milioni da recuperare dai Comuni (praticamente impossibile), stando almeno alle ultime indicazioni della Corte dei Conti, sarebbero stati tra i problemi principali. Approvare un bilancio di lacrime e sangue non sarebbe stato il miglior viatico per la prossima campagna elettorale.

Del resto Oliverio ha fatto espresso riferimento proprio ai 266 milioni, nel corso del suo intervento, confermando che si tratta di debiti che vanno dagli anni ’80 fino al 2004. Ed allora perché assumersi la responsabilità di tagli per debiti di altri prima di una campagna elettorale già complicata?

Lo scontro nella "maggioranza"

Nello scontro tra Guccione e Oliverio durante il dibattito l’ulteriore e definitiva evaporazione della maggioranza. «Chiudere la legislatura con questa richiesta di esercizio provvisorio è un altro segnale di fallimento. Dobbiamo dircelo francamente – ha detto Guccione - ed è evidente che si è agito in modo tale da chiudere questa legislatura senza l’approvazione del Bilancio. Mi sarei aspettato una riunione di maggioranza, invece su una scelta così grave e importante si è deciso di andare in Consiglio a cose già fatte senza alcun confronto. Ritengo sia stato un errore non provare ad approvare il Bilancio e politicamente ciò suona come una ritirata dalle responsabilità. L’attuale governatore dell’Emilia-Romagna ha deciso di votare il 26 gennaio permettendo così di approvare il Bilancio ed evitare l’esercizio provvisorio; in Calabria, invece, dopo cinque anni si rinvia l’approvazione del Bilancio alla prossima legislatura con tutte le conseguenze economiche che comporta questa decisione».

Approvati anche una serie di rendiconti di Enti sub-regionali e le nuove disposizioni in materia funeraria e di polizia mortuaria che tanto hanno fatto discutere durante le scorse settimane.



Riccardo Tripepi