VIDEO | I gruppi contrari alla costituzione del comune unico hanno avviato la raccolta firme per modificare la legge sulla consultazione popolare: il Sì passa solo se si è espressa a favore la maggioranza di chi si reca alle urne nelle singole città interessate
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La proposta di legge di iniziativa popolare depositata in Consiglio regionale dal rappresentante del Comitato Città Policentrica di Cosenza Mario Bozzo e da quelli dei Comitati per Rende e Castrolibero, Fabio Liparoti e Massimo Scarpelli, interviene sulla norma disciplinante le modalità di svolgimento dei referendum consultivi, introducendo il principio che, nei casi in cui gli elettori siano chiamati ad esprimersi in merito ad una fusione tra due o più municipalità, la fusione è da intendersi approvata solo se si è espressa a favore la maggioranza di chi si reca alle urne nei singoli comuni interessati e non come recita l’attuale disposizione, prendendo in esame il voto nel suo complesso senza distinzioni territoriali.
Ogni comunità decide in proprio
«Se c’è un comune che non è d’accordo, allo stato attuale questo comune deve aderire per forza – spiega Mario Bozzo – Secondo noi questo principio è antidemocratico poiché consentirebbe, per assurdo, all’amministrazione di un territorio densamente abitato, di inglobare tutti i comuni limitrofi con popolazione più scarsa. Con la modifica proposta, e che si allinea all’approccio seguito nella maggior parte delle altre regioni italiane, nei casi di fusione ogni comune interessato indice il proprio referendum. Se la maggioranza dei votanti si esprime a favore, il processo di fusione può proseguire, in caso contrario quel Comune esce dal processo di fusione. Mi sembra un principio elementare di democrazia». L’iniziativa è stata illustrata nel corso di un incontro dibattito al quale tra gli altri, è intervenuto il sindaco di Cosenza Franz Caruso.
Avviata raccolta firme
Cinquemila le sottoscrizioni richieste per calendarizzare la proposta nell’ordine del giorno del consiglio regionale. Ma l’assemblea legislativa ha sei mesi di tempo per discuterne il testo, senza obbligo di approvazione. Per cui, paradossalmente, potrebbe approdare nell’aula di Palazzo Campanella dopo il referendum per la fusione tra Cosenza, Rende e Castrolibero, che probabilmente sarà indetto entro l'autunno e che si svolgerebbe quindi secondo le regole attualmente in vigore. Un percorso che proprio non va giù a chi si oppone alla costituzione della città unica: «Perché si tratta di una procedura autoritaria e mortificante per le amministrazioni locali - dice Fabio Liparoti - Non c’è uno studio di fattibilità serio che indichi prospettive e potenzialità della città unica e non ci convince l’idea della fusione tra un comune in dissesto come Cosenza, un comune sciolto per infiltrazioni mafiose come Rende ed un comune più piccolo come Castrolibero. La strada da imboccare è quella di sperimentare un altro istituto, quello dell’Unione dei Comuni e solo dopo, con piena consapevolezza, procedere eventualmente alla fusione».