Il capogruppo di Palazzo dei Bruzi, Alimena, e quello in consiglio provinciale, Ciacco, si dicono d'accordo con il M5s e contestano il metodo usato per arrivare al referendum. «Va restituita dignità ai consigli comunali»
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Nemmeno il tempo di dire che il Pd aveva trovato una sintesi sulla vicenda della fusione fra Cosenza, Rende e Castrolibero che il partito si è di nuovo spaccato. Dopo la contrarietà espressa dal sindaco di Cosenza, Franz Caruso, anche il capogruppo Pd in consiglio comunale, Francesco Alimena, e quello in consiglio provinciale, Giuseppe Ciacco, hanno in una nota ribadito il loro no all’accordo firmato dai dem in conferenza di capigruppo prima dell’inizio del consiglio regionale. Un accordo, fra l’altro, che ha trovato anche la contrarietà delle altre forze di opposizione in consiglio visto che il documento che slitta la fusione fra i tre Comuni al 2027 non ha avuto la firma di Davide Tavernise (M5s), Ferdinando Laghi (DeMa) e Antonio Lo Schiavo (Misto).
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«Condividiamo pienamente la posizione assunta dal Movimento 5 Stelle e condensata nella nota a firma, fra gli altri, della deputata Anna Laura Orrico e dell’assessora al Comune di Cosenza, Veronica Buffone. Infatti, hanno ragione gli esponenti del Movimento 5 Stelle: il tema in discussione non è “se” fare la città unica. La città unica c’è già e si identifica, appunto, in quel “continuum” sommamente unitario, che interseca, non solo i territori, quanto anche, la coscienza popolare delle comunità interessate alla fusione. E, allora, il tema in discussione è “come” farla la città unica. Questo è il tema in discussione». «Nel merito, è inconcepibile che i Consigli comunali, interessati dalla fusione - scrivono i due - siano letteralmente espropriati del loro sacrosanto diritto di tribuna. Un punto di domanda sorge spontaneo: ma perché per procedere alla fusione dei Comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero è stato necessario abrogare, con la massima urgenza e con un solo colpo di spugna, il comma 3 dell’art. 5 della legge regionale n. 15 del 2006? Sennonché, questa stessa abrogazione, per esempio, non è stata necessaria per procedere alla costituzione del Comune unico di Casali del Manco e di Corigliano-Rossano. Quali sono le ragioni che hanno imposto quell’abrogazione?».
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«Allora -proseguono i due esponenti dem – nessuno può agitare il tema della città unica a soli fini di propaganda politica. C’è, invece, bisogno di una impostazione seria e responsabile, dentro una cornice che valorizzi, da una parte, la concertazione istituzionale e, dall’altra parte, la partecipazione democratica. Ai tre Consigli comunali di Cosenza, Rende e Castrolibero, proprio, perché titolari della sovrana rappresentanza dei territori e delle comunità amministrate deve essere riconosciuta e restituita la loro dignità istituzionale, perché essi devono essere artefici del processo di fusione; promotori indiscussi dell’iniziativa referendaria. Soluzioni altre – concludono – sono scorciatoie pasticciate, che non affrontano il cuore del problema, finendo con il legittimare tentazioni illiberali e liberticide».
Una posizione questa che rischia di essere tardiva visto che il referendum sulla fusione sta per essere votato in consiglio regionale con il voto favorevole anche del gruppo regionale del Pd. Si asterranno invece Tavernise, Laghi e Lo Schiavo. Ma in fin dei conti la maggioranza aveva i numeri anche senza l’accordo che ha voluto perseguire per una sorta di galateo istituzionale, vista l’importanza della partita in gioco. Resta invece la balcanizzazione del Pd cosentino che proprio non riesce a trovare sintesi.