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Le ultime operazioni giudiziarie che hanno squassato la città di Reggio continuano a influenzare anche la vita dei partiti. All’interno di Forza Italia, ad esempio, ci si trova davanti ad un altro momento di stallo che potrebbe far slittare ancora le operazioni di riorganizzazione del partito.
Dalla convention di Vibo di qualche settimana fa era stato lanciato un preciso segnale di ripartenza che aveva puntato, quantomeno per la provincia di Reggio, sul senatore Antonio Caridi e sul consigliere regionale Francesco Cannizzaro, unici presenti all’appuntamento organizzato dal consigliere regionale della Casa delle Libertà Giuseppe Mangialavori.
Addirittura Antonio Caridi, entrato in Fi in pompa magna e con il ruolo di vicecoordinatore regionale e provocando diversi malumori nella componente reggina degli azzurri, era stato dato tra i nomi possibili per un eventuale successione alla guida del partito.
Il mandato di Jole Santelli, infatti, sembrava essere arrivato a fine corsa con sollievo anche per la pasionaria che avrebbe potuto dedicarsi ad impegni di respiro nazionale lasciando il partito in salute soprattutto dopo la vittoria di Mario Occhiuto a Cosenza.
Ma, dopo le note vicende, il progetto sembra essere definitivamente stoppato. Ed, anzi, ci sarà da lavorare per fare in modo che il partito non scompaia a Reggio, federazione ancora commissariata, dove la bufera giudiziaria in corso sembra in grado di spazzare via l’intero centrodestra.
Tutta la classe dirigente che può considerarsi parte del cosiddetto “modello Reggio” e che comunque ha gestito il governo della città e della Regione insieme a Giuseppe Scopelliti è adesso pesantemente coinvolta in varie indagini che hanno catapultato la città in una realtà amara che rende ancora più inaccettabile la crisi economica che si vive in riva allo Stretto.
Anche il presidente della Provincia Giuseppe Raffa, a fine mandato, ha ormai preso le distanze del partito. E i superstiti si legano in buona sostanza al nome del capogruppo di Fi in Consiglio regionale Alessandro Nicolò che ha dovuto fare i salti mortali per arrivare a presentare una lista di centrodestra per competere alle elezioni del Consiglio Metropolitano, con elezione di secondo livello, che si svolgeranno il prossimo 7 agosto.
I guai giudiziari di Sarra e Caridi e il coinvolgimento di Scopelliti potrebbero poi gettare ombre anche sul governo regionale dell’ultima legislatura. Occorre dunque riflettere per individuare la strategia migliore per superare l’attuale fase e provare a ripartire. Il traino cosentino dei fratelli Occhiuto e l’opera di Mangialavori a Vibo potrebbero non essere sufficienti a tornare forza di governo in Calabria senza un recupero sul resto del territorio e con una provincia reggina in cui il centrodestra rischia di lasciare campo aperto al Pd di Irto, Falcomatà e Romeo.
Inoltre anche la fase nazionale suggerisce prudenza. Il progetto del candidato sindaco a Milano, Parisi che potrebbe portarlo ad assumere il ruolo di coordinatore unico del partito, si scontra con quello che forse piace di più a Berlusconi e che vorrebbe tre coordinatori nazionali: uno per il Nord Giovanni Toti, uno per il centro Antonio Tajani e uno per il Sud Fulvio Martusciello.
Infine ci sono da chiarire le strategie delle alleanze. Il rapporto con Ncd e con Ala, ad esempio, è al momento complicatissimo. Angelino Alfano ha annunciato che la rotta nuova del partito si avrà dopo il referendum costituzionale, ma ha specificato che un rapporto con Berlusconi lo riprenderebbe in caso di rottura di quest’ultimo con Salvini. Nel frattempo Verdini lavora per attrarre tutti gli scontenti Ncd e tutti i soggetti che si muovono nell’orbita del centro, molto grande, ma ancora senza un contenitore politico in grado di farla diventare influente sugli equilibri politici generali.
Una situazione caotica, dunque, che suggerisce prudenza e che non si risolverà nell’immediato.
Riccardo Tripepi